I TEMI IN AGENDA A TAORMINA

Al G7 «scontro» tra protezionismo di Trump e libero scambio

dall'inviato Alessandro Merli

San Diego, California: Tir provenienti dal Messico in coda alla dogana statunitense

3' di lettura

TAORMINA - Le divisioni sul commercio internazionale create dall’amministrazione Trump con la sua linea “America First” rimbalzano sul tavolo dei capi di Stato e di Governo del G-7 a Taormina, dopo che i ministri finanziari non sono riusciti a trovare un accordo due settimane fa a Bari. E anzi hanno esplicitamente passato la palla al vertice di questi due giorni.
«Siamo al lavoro per rafforzare il contributo del commercio alle nostre economie», avevano detto i ministri, ma dal comunicato, come il mese precedente al G20 di Baden-Baden, anche in questo caso dietro insistenza americana, era rimasto fuori il consueto impegno a evitare misure protezioniste. Anzi, il segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, a Bari aveva detto che «non vogliamo essere protezionisti, ma ci riserviamo il diritto di esserlo».

Una posizione che preoccupa i partner dell’America, proprio nel momento in cui la ripresa del commercio internazionale, dopo diversi anni sotto tono, sta spingendo quella dell’economia mondiale: un ritorno del protezionismo può fare deragliare una crescita che resta «modesta e sotto il potenziale in diversi Paesi», come hanno detto i ministri, con i rischi orientati al ribasso. Questo il quadro che verrà presentato ai leader dal direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, peraltro con segnali più incoraggianti nelle ultime settimane sia in Europa sia in America e in Giappone.

Loading...

La presidenza italiana, in questo sostenuta soprattutto dalla Germania di Angela Merkel, che quest’anno ha la guida del G20 e si muove su linee parallele, punta a sottolineare nella dichiarazione finale l’importanza di mercati aperti, ma anche gli sherpa del cancelliere tedesco ammettono che la quadratura del cerchio non sarà facile. La nuova linea degli Stati Uniti è più orientata al “commercio equo”, che consenta il rientro dell’enorme deficit commerciale americano (nel mese di aprile, secondo i dati appena diffusi, 67 miliardi di dollari), che al “libero commercio”. In questo, nonostante sia uno dei grandi esportatori mondiali, è il Giappone a essere meno distante dalle posizioni di Washington. Tokyo è preoccupata dalla conquista dei mercati da parte della Cina, anche con mezzi che distorcono la concorrenza, come imprese a capitale pubblico e sussidi statali. E il nuovo presidente francese, Emmanuel Macron, ha a sua volta messo l’accento sulla necessità di protezione da incursioni che aggirino le regole. È possibile che diversi leader insistano su un riferimento a misure anti-dumping. Il caso acciaio è sulla bocca di tutti, ma le possibili ritorsioni Usa rischiano di colpire anche i produttori europei.

Il G7 ha un senso perché è un gruppo con “valori condivisi” e più omogeneo rispetto al G20 (che oltre ai grandi Paesi industriali comprende le maggiori economie emergenti), dice un partecipante agli incontri di Taormina, ma la frattura sul commercio mostra che il consenso risulta oggi più difficile che in passato, anche su uno dei temi che è stato fra i pilastri dell’ordine economico internazionale negli ultimi settant’anni e uno dei grandi motori della crescita globale.

Anche sui cambiamenti climatici, la nuova amministrazione Usa ha portato una rottura rispetto alla precedente e rispetto al consenso faticosamente raggiunto a livello internazionale.

In un caso quasi senza precedenti, un massiccio cambio della guardia fra i leader presenti a Taormina rappresenta a sua volta una sfida agli equilibri esistenti. Ben quattro sono le facce nuove del vertice: oltre a Donald Trump e Macron, il primo ministro inglese Theresa May (che accorcerà la sua partecipazione, per poter rientrare in patria a seguire gli sviluppi dell’attentato di Manchester e la campagna elettorale per il voto di giugno, brevemente interrotta) e lo stesso padrone di casa, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il premier canadese, Justin Trudeau, è alla seconda esperienza. I veterani sono la signora Merkel e il primo ministro giapponese Shinzo Abe.

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti