Mi sono svegliato come ogni giorno ascoltando la radio. Il notiziario ha aperto con una notizia inusuale. La prima era dedicata all’ambiente, cosa di per sé assai rara. Non stavano riportando bollettini di stragi, però. Alluvioni, smottamenti vari. Danni e cadaveri puntuali come un rituale autunnale tipicamente italiano.

No, la notizia è di quelle importanti, per certi versi clamorosa. Matteo Renzi ha convocato la stampa a Palazzo Chigi per annunciare il decreto “Lentezza e sobrietà. La manutenzione del Paese per un futuro sostenibile”.

Pochi minuti dopo sono online, leggo voracemente gli articoli del decreto prodotti nel Consiglio dei Ministri appena terminato. E’ davvero una rivoluzione. Dopo un trentennio di grandi opere, inceneritori, cemento e incuria del patrimonio storico e artistico ecco un cambio di passo radicale.

Il primo obiettivo del decreto è una lotta senza quartiere al dissesto idrogeologico. Finalmente vengono dirottate risorse economiche e competenze su una partita che da sempre è stata risolta con annunci tardivi e lacrime di coccodrillo. Denaro pubblico per fare le opere necessarie, nessuna esclusa, e risolvere una volta per tutte una piaga che ogni anno miete vittime e disastri economici giganteschi.

Poi si passa alla gestione dei rifiuti. Si sceglie, guarda un po’ che rivoluzione, di seguire ciò che ci chiede l’Europa: stop alle discariche e incenerimento solo alla fine di un processo che vede nella raccolta differenziata, nella riduzione dei rifiuti e nel riuso le linee di azione da finanziare con norme e incentivi adeguati, partendo dai modelli vincenti che già oggi hanno dimostrato che i camini si possono spegnere, altro che finanziare.

Il patto di stabilità svanisce per quei comuni virtuosi che fanno scelte lungimiranti di efficientamento energetico e di autoproduzione da fonti rinnovabili. Si mette mano ad una gigantesca grande opera fatta di una miriade di piccole opere di manutenzione distribuite capillarmente negli edifici pubblici di mezza Italia. Le scuole dei nostri figli tornano ad essere sicure, stabili, all’avanguardia in fatto di sostenibilità (economica e ambientale).

Un articolo è dedicato interamente alla mobilità. Si abbandona l’alta velocità in Val Susa e si drenano risorse in una filiera della mobilità sostenibile che al centro mette il trasporto pubblico locale. Una specie di rivoluzione copernicana per l’Italia delle autostrade vuote…

Infine il territorio e la cultura. Si tutela il paesaggio, mettendo fuori legge speculatori e cementificatori vari. Arrivano soldi dalla Difesa per finanziare interventi di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico. Non per sostenere una fabbrica di eventi e grandi mostre a uso e consumo di ricconi annoiati. Ma per restituire il patrimonio ai suoi legittimi proprietari: i cittadini.

Dalla pagina Facebook del Premier guardo gli ultimi minuti della conferenza stampa di questa mattina in differita. Non posso credere ai miei occhi. Matteo Renzi cita l’articolo 9 della Costituzione: “Da oggi ci guiderà nelle scelte di ogni ordine e grado delle istituzioni repubblicane. Usciremo dalla crisi cambiando paradigma. Abbandoneremo il dogma della crescita infinita e metteremo al centro il benessere delle comunità locali e la tutela del paesaggio. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Poi sento suonare la sveglia, dalla radio arrivano strazianti le testimonianze dai campi di guerra di Genova, Parma, Piemonte e Toscana. Fango e macerie, morti e distruzione. Renzi usa tutto questo per dire che bisogna fare in fretta, e che lo Sblocca Italia è lo strumento adeguato per riuscirvi. Mi rendo conto che stavo solo sognando, e che sono rientrato nel consueto incubo ad occhi aperti.

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