Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Archivio

Donne e Viagra rosa. Tra calo del desiderio e sex addiction

Shutterstock / mast3r
Shutterstock / mast3r 

Il Viagra ha diciassette anni di vita: da quando la pillola blu è comparsa sul mercato, i ricercatori delle case farmaceutiche si sono impegnati a cercare una sostanza capace di migliorare anche l'esperienza sessuale femminile, una sorta di "Viagra rosa". Tanti sono stati i tentativi, fra cui il farmaco Osphena, che si proponeva di ridurre il dolore sessuale in menopausa. Tutti questi prodotti sono stati più o meno dei flop, tanto che qualcuno ha cominciato ironicamente a parlarne come di "Viagra grigi".

Un altro farmaco, annunciato come la pillola dell'amore per le donne, è il Flibanserin, il quale è stato sottoposto al severo giudizio dell'FDA americana (Food and Drug Administration) per la sua possibile commercializzazione una prima volta nel 2010, e poi ancora nel 2013. Il composto chimico è stato entrambe le volte respinto in quanto considerato un prodotto poco sicuro e poco efficace; i dati mostrano infatti che questa "pillola rosa" è capace di determinare un solo "evento sessualmente soddisfacente" al mese in più rispetto a quanto si possa ottenere con la somministrazione di un semplice placebo. Gli effetti collaterali del farmaco invece sono apparsi subito chiari: senso di nausea, insonnia e vertigini.

La prossima settimana la Sprout Pharmaceuticals, che ha i suoi maggiori insediamenti nello stato americano della North Carolina, ci proverà ancora e presenterà all'FDA nuovi dati riguardo alla sicurezza nell'uso del Flibanserin. Tra questi, uno studio pilota condotto a Montreal, il quale ha scoperto che se le donne assumono il farmaco prima di andare a dormire, il giorno dopo stanno benissimo e sono, ad esempio, perfettamente in grado di guidare, così come le donne che alla stessa ora della sera precedente avevano assunto un placebo.

Continua a leggere dopo la gallery:

Quanto all'efficacia, il prodotto si propone l'obiettivo di ripristinare un "normale" desiderio sessuale nella donna bilanciando le sostanze chimiche presenti a livello cerebrale, capaci di determinare sia l'eccitazione sessuale sia la sua inibizione. Il Flibanserin infatti, che fu inizialmente sviluppato come farmaco antidepressivo (non approvato), secondo la casa farmaceutica agisce su tre neurotrasmettitori che regolano il desiderio sessuale: dopamina, noradrenalina e serotonina.

In verità molti studi hanno dimostrato che le donne con scarso desiderio sessuale non hanno affatto problemi di chimica cerebrale, anche se la CEO della Sprout, Cindy Whitehead, sostiene l'esistenza di "differenze a livello biologico" femminili, riscontrate nelle scansioni cerebrali di donne sessualmente poco attive. La messa in commercio del Flibanserin potrebbe causare problemi di salute a milioni di donne, vista anche la necessità di assumere questo farmaco quotidianamente (a differenza del Viagra, che si prende al bisogno), ma vi sono anche altre perplessità. Infatti, l'approvazione di questo farmaco potrebbe veicolare fra i consumatori un messaggio errato e cioè che la "norma" di riferimento scientifico per quanto riguarda il desiderio sessuale sia il comportamento maschile. È risaputo infatti che uomini e donne provino il desiderio sessuale con modalità molto diverse, per quanto riguarda la frequenza e la tipologia degli stimoli. Ad esempio, un recente studio di Emily Nagoski suggerisce l'idea che le donne non avrebbero un desiderio sessuale spontaneo, come quello degli uomini, ma un desiderio reattivo, scaturente dal desiderio sessuale del partner.

Nel nuovo manuale diagnostico dell'Associazione Americana degli Psichiatri, il DSM5, il disturbo sessuale ipoattivo è stato cancellato e contemporaneamente incluso nella nuova definizione di "disturbo dell'interesse e dell'eccitazione", rendendo praticamente indistinti il desiderio sessuale e l'eccitazione. Non è stato sempre così: in precedenza infatti era stata accolta la visione della sessuologa Helen Kaplan, la quale aveva aggiunto al ciclo della risposta sessuale di Masters e Johnson anche la fase iniziale del desiderio, sia per gli uomini, sia per le donne. In realtà molti studi hanno dimostrato che, almeno per quanto riguarda le donne, le cose non stanno esattamente così, dal momento che non è infrequente che l'eccitazione preceda il desiderio.

Qualcuno in America sostiene che le continue bocciature del farmaco tradiscano un atteggiamento "sessista", in quanto agli uomini sarebbe stata concessa la pillola del piacere, mentre alle donne verrebbe impedito l'accesso ad una sessualità più gratificante. In realtà molti gruppi femminili ritengono che la casa farmaceutica si sia appropriata di argomenti tipicamente femministi, come quelli citati, per orchestrare una campagna di pressione pubblica sul governo al fine di consentire la commercializzazione del farmaco, spacciandolo come un segno di pari opportunità.

Sinceramente, aldilà dei dati scientifici collezionati da una parte e dall'altra, non mi sembra ragionevole poter pensare che il desiderio sessuale possa essere prodotto farmacologicamente, prescindendo completamente dagli stimoli esterni (del resto, neanche il Viagra produce l'erezione in assenza di stimoli sessuali). La stanchezza per il doppio lavoro, i pensieri causati dalla gestione familiare e dall'allevamento dei figli, le preoccupazioni della vita, possono magicamente sparire per effetto di questo farmaco che induce il desiderio? Avrebbe quasi l'effetto di una droga. In realtà non è così, visto che gli stessi produttori ammettono che l'efficacia è abbastanza relativa, quantificabile in un solo episodio sessuale in più, rispetto alle abitudini della coppia.

È interessante notare che nel DSM non esiste un parallelo disturbo da ipersessualità (dal momento che, nonostante varie evidenze scientifiche, non è stato ancora introdotto nel DSM-5) e non esistano farmaci per sedare il desiderio sessuale "iperattivo". Nel 2010 Martin Kafka aveva proposto di inserire il "disturbo da ipersessualità" nel nuovo manuale psichiatrico, sulla base di studi che lo avevano portato a definirlo come una sorta di dipendenza, la dipendenza da sesso, appunto. L'anno successivo, però, questa sua proposta fu criticata, fino ad escluderla dal nuovo manuale in quanto, così è stato detto, non è facile distinguere tra livelli di desiderio sessuale normali e livelli patologici. Non si voleva correre il rischio di creare dei falsi positivi, oltre che di trasformare in "disturbi" fantasie, impulsi o comportamenti che andavano contro la morale, ma che nulla avevano a che fare con la patologia.

Se la sex addiction fosse stata inserita fra i disturbi psichici indicati nel DSM-5, oggi milioni di uomini nel mondo (perché il disturbo di ipersessualità, anche per motivi che non sempre hanno a che fare con la biologia, riguarda soprattutto gli uomini) sarebbero passati dalla condizione di "sani" alla condizione di "malati" e molte donne considerate "malate" perché "sessualmente ipoattive" sarebbero oggi tornate di colpo sane, anche se probabilmente alle prese con problemi relazionali, causati da un marito "dipendente da sesso".

• Segui gli aggiornamenti sulla nostra pagina Facebook


• Per essere aggiornato sulle notizie de L'HuffPost, clicca sulla nostra Homepage

• Iscriviti alla newsletter de L'HuffPost

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione