LE RUSSIE DI PUTIN

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Putin e i conti aperti dopo l'omicidio Nemcov

RUBRICA LE RUSSIE DI PUTIN Ucciso un valido e onesto servitore dello Stato, oppositore di un regime che prima o poi dovrà render conto dei suoi errori. Le piste alternative nelle indagini.

di Mauro De Bonis
Pubblicato il Aggiornato il
Boris Nemcov. Foto di Dmitry Korotayev/Epsilon/Getty Images
Boris Nemcov. Foto di Dmitry Korotayev/Epsilon/Getty Images 

Boris Nemcov, politico oppositore di Vladimir Putin scientemente ucciso sotto le mura del Cremlino due giorni prima di una grande manifestazione contro il presidente russo che anche lui aveva organizzato, non era particolarmente conosciuto nel nostro paese e in Occidente in generale. Né era uno dei leader dell’opposizione russa più seguiti in patria.


Nemcov non era un uomo considerato così pericoloso per il clan che governa la Russia. Però è stato messo a tacere proprio il giorno prima di una manifestazione organizzata contro le politiche putiniane interne ed esterne alla Federazione. E proprio in un periodo in cui la stragrande maggioranza della popolazione si è stretta intorno al suo leader contro le pressioni e gli attacchi della comunità occidentale.


È probabile che Nemcov abbia pagato con la vita la sua contrarietà al regime, ma già dalle prime ore dopo il suo assassinio sulla stampa russa sono iniziate a circolare versioni alternative sulle cause dell’attentato: da questioni di soldi a quelle di donne legate, queste ultime, alla ragazza che era con lui nel momento in cui gli hanno sparato.


In ballo sono stati tirati anche gli estremisti islamici, che avrebbero fatto pagare al politico russo il suo sdegno per la carneficina parigina a Charlie Hebdo. Infine, la versione di un omicidio realizzato da chi ha bisogno che la Federazione Russa goda della massima destabilizzazione possibile. Per questo si sarebbe scelto Nemcov, non perché nemico numero uno del Cremlino.


Forze esterne, ma anche nemici interni al potere putiniano, avrebbero tutto da guadagnare se la situazione in Russia degenerasse. Lo spettro di una crisi economica di forte magnitudo e una lotta senza quartiere interna al paese potrebbero seriamente minare la leadership che oggi occupa il Cremlino.


Putin però gode ancora di una percentuale altissima di consensi; secondo un recentissimo sondaggio del Levada Center solo il 15% della popolazione si definisce simpatizzante delle figure chiave dell’opposizione (che sono invise al 68% degli intervistati).


Se il blogger Navalnij può dar fastidio per la sua immagine di freschezza, novità e distanza dalle stanze del potere, la stessa cosa non si può dire di Boris Nemcov, che quelle stanze le ha ben conosciute. Nonostante la sua giovane età, il leader liberale aveva già servito il paese come vice primo ministro e governatore della regione di Nizhnij Novgorod, qui con ottimi risultati.


Di Nemcov, a inizio anni Novanta, si parlava come di un astro nascente della politica russa. Una figura destinata a far carriera molto velocemente e chissà, magari a fornire una valida alternativa all’allora presidente Eltsin, il "Corvo Bianco" che di lì a qualche anno avrebbe abbandonato con disonore il trono presidenziale, dopo una catastrofica gestione della cosa pubblica e una spaventosa crisi economica che aveva quasi fatto fallire il paese.


L'immagine di Eltsin sul carro armato che incoraggia la folla a dire basta al potere dei soviet e zittisce il mito tutto occidentale di Gorbacev viene cancellata anche dai russi, insieme a quella di molti dei suoi collaboratori. Boris Nemcov, fedele paladino delle scelte iniziali del primo presidente post-sovietico, subisce le conseguenze politiche del tracollo eltsiniano ma riesce comunque a rimanere a galla. Perché abile, giovane e, fino a prova contraria, onesto. Oggi la Russia lo piange. E soprattutto si rammarica di aver perso inutilmente un valido servitore dello Stato.


Un politico di razza che avrebbe potuto dire la sua nella gestione di un potere che, passata la buriana ucraina e allentato il timore d’accerchiamento occidentale, dovrà rendere conto alla sua gente degli errori commessi, e della poca libertà di cui gode senza più neanche un valido ritorno in termini di benessere.


Per approfondire: La Russia in guerra