Milano, 15 luglio 2014 - 15:41

X-Files: l’accademia Usa
che studia il paranormale

Un dipartimento dell’Università della Virginia conduce ricerche sui fenomeni non spiegati dalla scienza

di Paolo Valentino

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CHARLOTTESVILLE (Virginia) - Nei suoi incubi notturni, James Leininger sognava aerei colpiti che precipitavano ed esplodevano ancora in aria, prima di inabissarsi nel mare. Di giorno ricordava di essere stato nella US Air Force, pilota di un caccia in forza alla portaerei Natoma Bay. Parlava della sincera amicizia con un altro aviatore, Jack Larsen. E raccontava in dettaglio la propria morte, dopo che il suo aereo era stato abbattuto dai giapponesi nel cielo di Iwo Jima. All’epoca in cui evocava graficamente queste memorie James aveva 2 anni.


I fatti cui si riferiva il bambino della Louisiana erano successi più di mezzo secolo prima. Nella battaglia di Iwo Jima, la portaerei Natoma Bay perse in effetti un solo pilota. Si chiamava James Huston, veniva dalla Pennsylvania (cioè quasi 2 mila chilometri lontano dalla casa dei Leininger) e le circostanze della morte combaciavano esattamente con i ricordi di James, compresa quella che il nome del pilota del caccia in volo dietro di lui al momento dell’incidente era Jack Larsen. Ma nessuno le aveva mai rese pubbliche. Furono necessari al padre del piccolo quasi tre anni di ricerche negli archivi della Marina, per mettere insieme questi elementi.
«È assolutamente impossibile che un bambino di 2 anni possa aver assorbito queste informazioni attraverso mezzi normali» dice il dottor Jim Tucker, professore di psichiatria e scienze neurocomportamentali alla University of Virginia.
Quello di James Leininger è solo uno delle migliaia di casi di cui Tucker si occupa. Nel prestigioso college di Charlottesville dirige la Division of Perceptual Studies, meglio nota con l’acronimo di Dops. Fondata nel 1967 da un altro accademico, Jan Stevenson, l’istituto ha per missione «l’investigazione scientifica ed empirica di fenomeni che suggeriscono che le attuali assunzioni della scienza e le teorie sulla natura della mente o della coscienza possano essere incomplete».


Di cosa stiamo parlando? Il lettore avrà già capito: percezioni extrasensoriali, poltergeist, esperienze di morte apparente o extracorporali, memorie di vite altrui o, detto altrimenti, reincarnazione. Diciamolo diversamente: nel 2014, in una delle più rispettate istituzioni accademiche degli Stati Uniti, si studia il paranormale.
Prima di scandalizzarsi è bene precisare che nessun professore della Dops sa leggere la mente degli studenti, né questi passano attraverso i muri come nella X Mansion del Professor Charles Xavier. No, il laboratorio della Virginia è un posto pieno di gente brillante e seria, dove si fa solida ricerca basata su dati e fatti, nonostante l’oggetto del suo interesse sia controverso e sollevi perplessità in buona parte della comunità scientifica.


È dagli anni Settanta che Tucker lavora al Dops, il cui nome d’origine era Division of Personality Studies, occupandosi soprattutto di bambini che, come James Leininger, hanno ricordi vividi ma non vissuti personalmente, spesso di gente realmente esistita nel passato e vissuta a grande distanza. Sono testimonianze che suggeriscono la possibilità di una «sopravvivenza della personalità oltre le morte». Il Dops ha analizzato e catalogato in un database più di 3 mila casi, non solo di bambini, nei quali i pazienti raccontano memorie altrui.
La scienza ufficiale ha sempre guardato al laboratorio di Charlottesville con scetticismo, quando non con sospetto. Stevenson, il fondatore, venne accusato di non rispettare standard d’analisi rigorosi, di voler per forza vedere evidenza scientifica dove altri vedevano superstizione e, non ultimo, di aver tenuto in vita l’istituto grazie alle donazioni di ricchi filantropi, ossessionati dalla reincarnazione: uno di questi fu Charles Carlson, l’inventore della xerografia, che lasciò 1 milione di dollari al Dops, probabilmente su richiesta della moglie, di cui era nota la passione per il paranormale.


Ma i suoi sostenitori non mancano. E senza dover risalire a Max Planck, padre della fisica quantistica e teorico della coscienza universale, o a Carl Sagan, per il quale la reincarnazione «era un’area di ricerca parapsicologica degna di seria indagine», studiosi contemporanei hanno valutato positivamente i metodi di Stevenson e Tucker.
Già nel 1977, scrivendo su una rivista specializzata, lo psichiatra americano Harold Lief aveva lodato l’approccio del Dops. E precisando di voler sospendere il giudizio su telepatia e reincarnazione, si era detto «vero credente nei metodi di Stevenson». Su Scientific American , lo psicologo Jesse Bering ha definito «per nulla scontato il fatto che il lavoro del Dops sia privo di senso» e si è chiesto perché i dati raccolti dall’equipe di Stevenson e Tucker non vengano presi più seriamente: «forse che il nostro rifiuto anche di guardare a questi risultati, men che meno discuterne, sia riconducibile alla paura di sbagliarci?». Certo siamo avanti a informazioni fuori del comune. Ma nulla toglie al fatto che alla Division of Perceptual Studies in Virginia si lavori con rigore, metodo e serietà pari a quelle di altre celebri istituzioni come la Nasa o il Mit. Che poi non vogliate credere a James Leininger e alle memorie di una vita non sua, è un’altra storia.

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