Milano, 23 luglio 2014 - 10:01

Amore e sifilide ai tempi delle app

Nell’era dei social network e della geolocalizzazione, con possibilità esponenziali di incontri improvvisati, le malattie a trasmissione sessuale hanno una nuova crescita

di Emanuela Di Pasqua

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Mi voti? Che voto mi dai? Chi sei? Ti conosco? Vivi qui vicino…Ci vediamo? Basta andare su Ask, regno dei ragazzini che fanno le prove generali di corteggiamento (spesso nascondendosi dietro l’anonimato) per capire che gli incontri al buio sono sempre più frequenti. Ma Ask non è nulla se paragonato all’ormai folta schiera di siti e applicazioni per smartphone dedicati agli incontri hard, che propongono appuntamenti sessuali, saltando quella che un tempo poteva essere una festa o la discoteca e favorendo un approccio sempre più disinibito al sesso. Le malattie sessuali si stanno diffondendo sempre più, non tanto e non solo per colpa di queste soluzioni 2.0, quanto per l’atteggiamento che si nasconde dietro a questo tipo di approccio.

Omo, etero, tutti

«Ideata per coloro che non vogliono perdere troppo tempo in chiacchiere e preliminari, andando direttamente al sodo»: così si presenta Pure, app per eterosessuali. E lo stesso approccio facile, sbrigativo e virtualmente anonimo vale per l’ancor più famoso Tinder, app per iPhone talmente diffuso tra gli studenti americani che i giovani si dichiarano affetti da “tinderite”. E poi c’è Blendr, «veloce, conveniente e discreto» e dedicato alle donne. Tinder & Co. sfatano il mito secondo cui la ricerca d’incontri di sesso facile e immediato appartenga solo al mondo gay. Certo, le app per omo e bisessuali - come Grindr, Scruff e Recon - sono più popolari che mai e solo gli utenti di Grindr sono ben 6 milioni distribuiti in 192 Paesi in tutto il mondo.

Geolocalizzazione

La vera rivoluzione di queste applicazioni per telefonino sta nella possibilità di geolocalizzare. Basta cliccare l’opzione “qui vicino” per avere una lista di profili per potenziali incontri con persone che si trovano in quel momento vicine a dove ti trovi tu. Da un recente studio condotto su un campione di 7.184 frequentatori del Gay and Lesbian Center di Los Angeles sottoposti a test per malattie sessualmente trasmissibili (Mst), è risultato che gli omosessuali frequentanti night club o altri luoghi d’incontro “calce e mattoni” sono meno inclini al contagio rispetto a chi delega il primo approccio alle app ed è probabile che i risultati siano identici se riferiti agli incontri eterosessuali. Anche se l’equivalenza “app uguale Mst” non ha un fondamento scientifico, è stato notato dunque che i loro fruitori hanno mediamente una maggior propensione ad adottare comportamenti improntati alla scarsa protezione. Insomma il sesso nell’era del Gps è ancora più a rischio, i flirt sono sempre più geolocalizzati ed è inutile specificare che una sessualità vissuta senza le opportune precauzioni può portare all’insorgenza di malattie come l’Aids, la sifilide, la clamidia e la gonorrea.

Trecento milioni di casi

Le malattie sessualmente trasmissibili sono un’emergenza crescente, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno una incidenza annua di 333 milioni di casi escludendo l’Aids e 448 milioni di nuovi casi includendo l’Aids. Soprattutto va rilevato come il numero di nuove infezioni nell’Hiv sia rimasto stabile nel tempo, come rimarca il professor Massimo Andreoni, professore di malattie infettive all’Università di Tor Vergata e presidente della Società Italiana di malattie infettive. «Ora che l’Hiv fa meno notizia e si è diffusa la consapevolezza che esiste una cura si è abbassato il livello di guardia, influenzando non solo la trasmissibilità dell’Aids, ma in generale tutto il comparto delle malattie sessualmente trasmissibili», avverte Andreoni, spiegando che i dati parlano di una ripresa dell’infezione soprattutto tra gli omosessuali, che inizialmente sono stati invece particolarmente attenti e impegnati nella sensibilizzazione e nella prevenzione. «Oggi gli esperti parlano di una possibilità media di sopravvivenza per un malato di Aids di dieci anni in meno rispetto a una persona non malata - insiste Andreoni -, il che è un traguardo importantissimo, ma non deve trasformarsi in un atteggiamento negativo di chi vede nella cura una ragione per smettere di essere attenti». Le patologie sessualmente trasmesse, Aids in primis, sono ormai curabili, ma è utile richiamare l’attenzione sul fatto che un’esistenza scandita da farmaci altamente tossici non è auspicabile. In Gran Bretagna con l’epatite C o negli Stati Uniti con la somministrazione di farmaci retrovirali per la prevenzione dell’Hiv si sta assistendo talvolta a politiche governative che rischiano di essere paradossalmente controproducenti. «A cosa serve stare attenti se esiste una cura o talvolta addirittura una medicina che previene?» pensano in molti erroneamente.

Siti, app e strumenti 2.0

Il trend di continua crescita è influenzato anche dalla tecnologia che chiaramente non causa, ma si limita a favorire, l’incontro tra sconosciuti. «Strumenti che facilitano gli incontri occasionali e creati a questi fini», li definisce Massimo Andreoni, sottolineando che la Rete è sicuramente una delle tante componenti che stanno favorendo una ripresa delle infezioni sessuali. I dati dell’ultimo rapporto dell’European center for disease prevention and control suggeriscono che clamidia, gonorrea e sifilide (esattamente in questo ordine) sono le tre malattie sessualmente trasmesse che in Europa sono in maggiore ascesa. Ma in realtà ci sono anche l’epatite e l’herpes simplex, malattie entrambe sottostimate. Nella trasmissione ha infatti il suo peso anche il concetto di fastidio trasmesso, inversamente proporzionale alla trasmissibilità. E i più a rischio sono proprio i giovani tra i quindici e i ventiquattro anni, etero o omosessuali poco importa, mentre la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’80,7 per cento di tutte le segnalazioni. L’Oms registra un ritorno preoccupante di malattie che si pensava addirittura fossero scomparse e una precocizzazione dei rapporti che non è accompagnata da un’adeguata informazione e sensibilizzazione. Dei 448 milioni di nuovi casi di Mst che si manifestano ogni anno in tutto il mondo, 111 milioni interessano ragazzi sotto i 25 anni che evidentemente, al di là delle tecnologie, non hanno un livello accettabile di consapevolezza e cautela.

Prevenzione

L’aumento delle malattie veneree è registrato dagli esperti, che addebitano la diffusione di queste malattie a un cambiamento culturale (app comprese) e a una grave lacuna informativa, oltre a un abbassamento del livello di guardia riguardo all’Hiv che ha influenzato in generale questo tipo di patologie. La chiave di tutto rimane sempre e solo la prevenzione. La società tecnologica fornisce strumenti sempre più facili e sofisticati per chi sceglie il sesso veloce e con gli sconosciuti, ma non investe né insiste sulla prevenzione e sulla comunicazione del fatto che, almeno dal punto di vista della salute del corpo, proteggersi è l’unica applicazione cruciale. Come ribadisce Massimo Andreoni il messaggio deve essere chiaro, semplice e svuotato da qualsiasi moralismo: «Serve la consapevolezza che le malattie sessualmente trasmissibili sono tante e spesso gravi, anche se curabili, e che l’unica scelta è l’uso del profilattico».

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