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Consip, i carabinieri alla pm: “Noi vogliamo arrivare a Renzi”

Scafarto e Ultimo: “Abbiamo in mano due bombe”. I colloqui con la procuratrice di Modena Musti riferiti da lei stessa al Csm. Riguardavano i casi della società pubblica e della Cpl Concordia

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Roma -  "Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi". Così, in più di un incontro tra Modena e Roma, il capitano del Noe Scafarto e il colonnello Ultimo si rivolsero alla procuratrice di Modena Lucia Musti. Sono le frasi shock riferite dalla magistrata durante l'audizione tenuta il 17 luglio scorso al Csm.

I colloqui risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell'anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell'inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. In quelle carte c'era anche la conversazione tra l'ex premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi.

È la procuratrice a ricostruire i retroscena durante la seduta di oltre due ore e mezza davanti alla prima commissione del Csm, dove è aperto il procedimento per incompatibilità nei confronti del pm Henry John Woodcock, di cui sono relatori i togati Luca Palamara e Aldo Morgigni. Nel corso dell'audizione, la procuratrice Musti viene più volte incalzata dai consiglieri, che chiedono maggiori dettagli. E racconta di aver visto Scafarto e Ultimo particolarmente "spregiudicati" e come "presi da un delirio di onnipotenza".

Per tutto il mese di agosto, il contenuto dell'audizione, alla quale hanno preso parte non solo i componenti della prima commissione ma anche altri consiglieri del Csm, è rimasto coperto dal più stretto riserbo. Ieri mattina, Palazzo dei Marescialli ha deciso di mandare la documentazione alla Procura di Roma, che indaga nei confronti di Scafarto, di recente promosso maggiore, con le ipotesi di falso e rivelazione del segreto collegate al caso Consip. Queste nuove carte, dunque, aggiungono ulteriori tasselli sul comportamento dei Carabinieri rispetto alla complessa ricostruzione alla quale stanno lavorando il procuratore della capitale, Giuseppe Pignatone, con il suo aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi.

Al Csm, la procuratrice Musti ha raccontato di aver avuto un primo incontro a Modena con Scafarto e un secondo con lo stesso Scafarto e l'allora vicecomdandante del Noe, Sergio De Caprio, conosciuto come il colonnello Ultimo a Roma. Colloqui sempre finalizzati esclusivamente a discutere dell'indagine. Gli ufficiali dei Cc le avrebbero parlato di due "bombe": una era rappresentata proprio dall'inchiesta sulla Cpl Concordia, ritenuta dagli investigatori in grado di aprire squarci sul sistema delle cooperative; l'altra era indicata nel caso Consip.

Il capitano Scafarto, ha spiegato Musti al Csm, avrebbe insistito sulla necessità di andare avanti nelle indagini sulla Cpl, al punto che la magistrata si sarebbe sentita in alcuni momenti quasi messa sotto pressione, come se la sua libertà e le sue prerogative di capo della Procura potessero in qualche misura essere coartate.

A luglio del 2015, la telefonata Renzi-Adinolfi fu pubblicata sul Fatto Quotidiano dopo essere stata depositata in diverso procedimento della Procura di Napoli, quello sulle presunte collusioni fra ex dirigenti della Concordia e la camorra, e all'insaputa dei magistrati delegati. Per questa vicenda, furono indagati per rivelazione colposa del segreto d'ufficio quattro sottufficiali del Noe, la cui posizione è stata poi archiviata. Anche la circostanza della pubblicazione della telefonata è all'attenzione della prima commissione del Csm, che in questi mesi ha già sentito il procuratore aggiunto di Napoli, Nunzio Fragliasso. Lunedì prossimo sono in programma le audizioni di altri due procuratori aggiunti: Alfonso D'Avino e Giuseppe Borrelli.
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