Milano, 27 agosto 2016 - 23:03

Il pressing del comitato per i Giochi
Ora il piano B è scavalcare Raggi

Il via libera potrebbe essere dato dal governo; le divisioni dentro i 5 Stelle. La convinzione però è che la giunta alla fine ceda. Probabile un incontro sindaca-Malagò

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Fare le Olimpiadi a Roma, senza il via libera di Roma. Sembra un paradosso, ma è quello che potrebbe succedere. Anzi, è il piano B studiato dal comitato promotore delle Olimpiadi nel caso in cui il consiglio comunale della Capitale revochi la delibera già approvata sotto la giunta Marino. Ma è solo un piano di emergenza, perché il Comitato è convinto che i 5 Stelle alla fine cedano. Difficile che accada e anzi i rumors danno sempre più imminente un “no” ufficiale. Ma è vero che nel Movimento si fronteggiano due punti di vista: quello del livello nazionale, fermamente contrario, e quello locale, che sembra più disposto al dialogo.

Le tappe decisive sono due. Quella finale, il 13 settembre 2017, quando verrà assegnata l’Olimpiade alla città prescelta. E, tra pochi giorni, il 7 ottobre, quando undici ministri italiani dovranno firmare per dare le garanzie per Roma e l’Italia su una serie di questioni tecniche (visti e sicurezza, tra gli altri). Ma entro questa data potranno succedere molte cose. Innanzitutto, potrebbe esserci un incontro tra il numero uno del Comitato, Giovanni Malagò, e il sindaco Virginia Raggi. Incontro atteso per la fine della prossima settimana e al quale il comitato si presenterà con quella che viene definita «un’offerta irrinunciabile». Nel senso che verrebbero mitigati molti degli aspetti più critici, in particolare la questione del villaggio a Tor Vergata. Resterebbero in piedi solo gli aspetti positivi, assicurano dal Comitato: a Olimpiadi assegnate a Roma, se così sarà, il Cio verserà 1 miliardo e 700 mila euro; il restante (la spesa prevista complessiva è di 5 miliardi) è già stato promesso dal governo e sarà versato in sette anni. Senza contare gli introiti da biglietti e sponsor. Come potrebbe il Comune di Roma, è il ragionamento del comitato, dire di no, di fronte a questi dati.

Per il no, tra l’altro, non servirebbe una semplice dichiarazione. Perché una delibera il Comune l’ha già approvata, sotto Marino. E per revocarla occorre un voto esplicito del Consiglio comunale. Ma se davvero i 5 Stelle trovassero la compattezza in Aula, questo potrebbe non essere sufficiente per fermare il carro delle Olimpiadi. Perché il Comitato ha pronto una contromossa: scavalcare la Raggi e ottenere il via libera dal governo. È possibile? Nella carta olimpica non si parla di sindaco ma di «host city». Il via libera della «città ospite», secondo un’interpretazione accreditata dal Comitato, potrebbe essere dato direttamente dal governo. Essenzialmente per due ragioni. La prima è che le Olimpiadi sono un evento di interesse nazionale. La seconda è che riguardano molte città, non soltanto Roma: oltre la Capitale, Torino, Milano, Verona, Udine, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Palermo, che ospiteranno le partite di calcio. E Cagliari, dove si terranno le regate veliche.

Scenario decisamente ardito, quello ipotizzato. E che prevederebbe un atto formale del governo che potrebbe portare a uno scontro frontale con la Raggi e Roma. Ma non è affatto detto che andrà così e questa sarebbe l’extrema ratio. Al Comitato puntano molto sui tentennamenti della Raggi e sottolineano come il sindaco abbia firmato l’altro giorno un decreto per finanziare la riqualificazione delle periferie, formulando «l’auspicio di ricevere dal governo una risposta altrettanto importante». Il sindaco, insieme al suo vice Daniele Frongia, riceverà domani gli atleti paralimpici in partenza per Rio. Anche il comitato paralimpico spinge perché si tengano a Roma le Olimpiadi del 2024. Non ci sarà Malagò, per ragioni di opportunità, ma anche perché il comitato paraolimpico è un ente pubblico autonomo. Resta sullo sfondo un’altra ipotesi: quella di un referendum cittadino. Per una consultazione a norma di Statuto non ci sarebbero i tempi tecnici. Ma potrebbe tenersi un referendum online di quelli ai quali ci hanno abituato i 5 Stelle. Se non fosse che la Raggi avrebbe già stoppato la richiesta della base di aderire alla proposta di una consultazione, già formulata dal radicale Riccardo Magi. Di fronte al precipitarsi degli eventi, però, non è detto che una consultazione dei cittadini non finisca per togliere le castagne dal fuoco a tutti.

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