01 luglio 2015 12:48

Il 26 giugno, in Francia, un islamista di nome Yassin Salhi ha ucciso il suo datore di lavoro, Hervé Cornara. Ha appeso la testa tagliata della vittima alla recinzione che circonda una fabbrica chimica coprendola con un telo con la scritta “No c’è dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”, per poi schiantarsi con la sua auto su un deposito pieno di sostanze chimiche nella speranza (fallita) di provocare un’enorme esplosione.

Due ore dopo in Kuwait, Fahd Suleiman Abdulmohsen al Qaba’a, un cittadino saudita, è entrato in una moschea sciita facendo esplodere una bomba che ha ucciso almeno 25 persone. Era probabilmente un fanatico sunnita inviato dal gruppo Stato islamico per uccidere degli sciiti, ritenuti eretici meritevoli di essere uccisi.

Un’ora dopo, in Tunisia, 38 turisti europei, la maggioranza dei quali britannici, sono stati massacrati da un uomo di 23 anni armato di kalashnikov su una spiaggia di Sousse. L’esecutore, Seifeddine Rezgui, era uno studente d’ingegneria all’università di Kairouan, una città a un’ora d’automobile a ovest di Sousse.

Il gruppo Stato islamico, che controlla un territorio in Iraq e in Siria che ha più abitanti e un esercito più numeroso della metà degli stati membri delle Nazioni Unite, ha immediatamente rivendicato tutti e tre gli attentati. Forse Salhi era un lupo solitario squilibrato, ma negli altri due casi la rivendicazione era quasi sicuramente autentica.

Ogni settimana in Siria gli estremisti islamici uccidono centinaia di persone innocenti e quindi la cosa non fa più notizia

C’è stato tuttavia anche un attentato del quale probabilmente non avete sentito parlare. Kobane, la città curda nel nord della Siria che lo scorso anno ha resistito per quattro mesi a un assedio delle truppe dello Stato islamico, si è trovata nuovamente sotto attacco giovedì scorso. Un centinaio di giovani islamisti sono entrati in città a bordo di automezzi blindati, aprendo il fuoco e uccidendo 220 persone nelle strade e nelle case.

Ci sono quindi 64 omicidi di cui si sente molto parlare e altri 220 di cui si parla poco o non si parla affatto. Ogni settimana in Siria gli estremisti islamici uccidono centinaia di persone innocenti e quindi la cosa non fa più notizia. Si tende inoltre a pensare che il motivo in questo caso sia evidente: è solo il gruppo Stato islamico che cerca di espandere i suoi confini in Siria. Mentre per quanto riguarda gli altri…

Il primo ministro britannico David Cameron ha risposto alla morte di trenta cittadini britannici in Tunisia tirando in ballo le solite trite banalità che i leader occidentali continuano a propagandare da 14 anni. La lotta contro lo Stato islamico è “la lotta della nostra generazione”, ha dichiarato Cameron. Lo Stato islamico rappresenta chiaramente una “minaccia all’esistenza” dell’occidente.

Forse Cameron non conosce il significato della parola “esistenza”. Qualcuno potrebbe spiegargli che sta dicendo che lo Stato islamico rappresenta una minaccia alla sopravvivenza dell’occidente? Davvero pensa che sia così?

Le priorità sbagliate

Perdonatemi se faccio un calcolo a sangue freddo, ma talvolta è necessario. La popolazione occidentale (senza considerare i paesi dell’America Latina, che giocano in un altro campionato) è di circa novecento milioni di persone. Trentanove occidentali sono stati uccisi in attentati terroristici islamisti questo mese. A questo ritmo, l’occidente smetterà di esistere tra 1,9 milioni di anni. Se questa è una minaccia alla sua sopravvivenza, non è poi così urgente.

La verità è che la questione non riguarda affatto l’occidente. Le vittime europee nelle spiagge di Sousse sono state uccise con l’obiettivo di distruggere il turismo (che fornisce circa il 15 per cento del reddito nazionale della Tunisia) e quindi di destabilizzare l’unico paese pienamente democratico del mondo arabo. Il vero obiettivo degli estremisti è di prendere il potere in Tunisia. Le vittime occidentali sono state solo un mezzo per raggiungere tale scopo.

L’attacco alla moschea sciita in Kuwait aveva come scopo quello di far salire la tensione tra la maggioranza sunnita e la numerosa minoranza sciita del paese. L’obiettivo finale è scatenare una guerra civile tra sciiti e sunniti nella quale gli estremisti possano prendere il comando del campo sunnita, come hanno già fatto in Siria e in Iraq.

È vero che i fanatici musulmani ‘odiano i valori occidentali’ ma hanno problemi più grandi di cui occuparsi a casa loro.

Solo nel caso dell’attentato del lupo solitario in Francia si può parlare di un’azione contro l‘“occidente”, anche se potrebbe trattarsi solo di una ritorsione personale travestita da rivendicazione islamica.

Gli altri omicidi riguardavano il controllo dei paesi musulmani, soprattutto nel Medio Oriente. Così è stato fin dall’inizio, anche nel caso degli attentati dell’11 settembre, concepiti non per “mettere l’America in ginocchio” ma per spingerla a invadere l’Afghanistan scatenando così, nei piani di Osama Bin Laden, delle rivoluzioni estremistiche nei paesi musulmani. È vero che i fanatici musulmani “odiano i valori occidentali” ma hanno problemi più grandi di cui occuparsi a casa loro.

Lo Stato islamico e le varie incarnazioni di Al Qaeda (il Fronte al nusra in Siria, Al Qaeda nelle penisola araba eccetera) rappresentano una minaccia per l’esistenza delle minoranze musulmane non sunnite del Medio Oriente e anche per quei musulmani sunniti i cui valori differiscono in maniera significativa da quelli degli estremisti. L’occidente dovrebbe aiutare i governi che in quella regione proteggono le loro minoranze, oltre ovviamente a tentare di proteggere la sua stessa popolazione.

Ma non si tratta della “lotta della nostra generazione” per salvaguardare l’occidente. E non dovrebbe assolutamente essere in cima alla lista delle sue priorità.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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