“Si tende ad escludere quel che non si conosce e noi, invece, vogliamo diffondere lo sport paralimpico”. Lo dice, con la saggezza dei podi, classe 1963, Oscar De Pellegrin, arciere plurimedagliato che vivrà questa missione di promozione dello sport per persone con disabilità come fosse la sua settima Paralimpiade. De Pellegrin fa parte di un team di ambasciatori, capitanato da Alex Zanardi, composto da 50 atleti che nei prossimi mesi intraprenderà un viaggio nelle scuole, nei presidi medici, nelle unità spinali. Obiettivo: diffondere il verbo dello sport paralimpico, reclutare atleti, quelli del futuro, e finalmente “normalizzare” – come direbbe il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli – questa nicchia sportiva.
metafora del viaggio — Un viaggio per niente ideale, più che altro fisico, concreto. Atletico, sicuramente. Certo, per chi ama le metafore, questa mattina, nell’atrio della Stazione Centrale di Milano, da dove giornalmente partono migliaia di treni e persone, il Comitato Italiano Paralimpico ha dato il via al progetto che forse sarebbe meglio descrivere come un vero e proprio viaggio: “Team Ambasciatori”. Gli atleti, da oggi in poi, non dovranno solo dare il meglio di sé in pista o in campo, bensì riscoprirsi comunicatori, in maniera strutturata, per spiegare a chiunque, senza esclusione, quanto lo sport sia uno strumento, un’occasione. Quanto lo sport – per dirla alla Bebe Vio – sia una figata. Proprio per dare un senso maggiore alla metafora, alcuni atleti paralimpici sono arrivati all’ evento presentato dal giornalista Mediaset Pierluigi Pardo, con un treno: Beatrice Vio – medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016 nel fioretto singolo e bronzo a squadre – è giunta da Venezia; Martina Caironi – oro nei 100 metri a Rio 2016, a Londra 2012, nonché fresca di doppio oro mondiale a Londra 2017 nei 100 metri e nel salto in lungo – ha preso il treno da Bologna e, infine, Giulio Maria Papi, cestista della nazionale di basket in carrozzina che parteciperà ai Mondiali di Amburgo nel 2018 e campione d’Italia con la Unipol Sai Briantea84 – è invece arrivato da Roma.
treni e sport — Il progetto di comunicazione e promozione è stato pensato insieme alle Ferrovie dello Stato e alle Reti Ferroviarie Italiane: “Vogliamo dare un supporto al Comitato – spiegano dalla società di trasporti - che si colloca all’interno del percorso di responsabilità sociale d’impresa pensato anche per i passeggeri a ridotta mobilità. Comunicare e dare concretezza, quindi, con le “Sale Blu” – aggiungono - il servizio di assistenza dedicato alle persone con disabilità e ridotta mobilità gestito dalle RFI dal 2011, che ha raddoppiato gli interventi negli ultimi 7 anni con un indice di soddisfazione del 98% di quelli che ne hanno usufruito: 300mila persone nel 2016, che vedono un +5% nel 2017. Inoltre, RFI – aggiungono - ha avviato un programma di interventi di miglioramento dell’accessibilità (ascensori, rampe di accesso e percorsi per persone a ridotta mobilità, adeguamento di illuminazione e segnaletica, marciapiedi alti, ecc.) per 620 stazioni nell’arco di piano 2016-2026. Nell’anno in corso stiamo intervenendo in 50 stazioni per un investimento di 220 milioni di euro. I nostri treni hanno posti riservati e attrezzati e rispondono a tutti i criteri di accessibilità”.
nelle scuole — Gli ambasciatori-atleti andranno anche nelle scuole, dove si impara, dove si educa: anche alla diversità. “Ma come fai ad impugnare la pagaia se hai un problema alle mani?”: lo chiedo i bambini a Veronica Plebani, pararowing e paratriathlon. “Ma dormi seduta?”: lo chiedono a Francesca Porcellato, handbiker plurimedagliata. “Ma è vero che non hai le gambe?”: lo chiedono a Bebe Vio che si deve staccare le protesi per mostrare che, sì, è vero. “Ma guidi? Com’è la tua macchina?”: lo chiedono a Francesco Bettella, argento a Rio nel nuoto. “Come si fa a diventare un campione?”: lo chiedono a Oney Tapia, discobolo d’argento a Rio, naturalizzato da Cuba e vincitore di “Ballando con le stelle”. “Ma tu che cos’hai?” è quello che si sente chiedere Oxana Corso, centometrista con cerebrolesione. Mentre “Ma con la carrozzina puoi volare?” lo hanno chiesto a Giulio Maria Papi: “Quel che mi piacerebbe – commenta il cestista romano - è che i ragazzi con i quali parleremo non venissero distratti dalle carrozzine ma si focalizzassero sul nostro impegno, sul gioco, sui risultati: siamo atleti”. Le domande dei bambini sono sempre una porta sulla conoscenza umana di un popolo, quella che può migliorare, cambiare in meglio una società. A queste domande dovranno rispondere gli atleti, dovranno incoraggiare, far esplodere l’energia e il mood positivo che li ha portato a vincere, perdere, provarci. I vagoni sono già in moto con l’impegno e la passione che servono per un viaggio che attraversa l’Italia e punta… a Tokyo 2020. E oltre ancora.