La fine del roaming è rinviata, i colossi delle telecomunicazioni possono festeggiare, i consumatori un po’ meno. In linea con quanto suggerito dalla Commissione, l’Europarlamento aveva votato in aprile l’azzeramento entro dicembre dei costi extra per chi usa il telefonino o il tablet all’estero. Ieri i governi dell’Ue hanno approvato la loro proposta e indicato un cambio di rotta. Chiedono che l’applicazione del principio «un mercato, una tariffa» non avvenga prima del luglio 2018 e l’entrata in vigore dipenda da uno studio d’impatto sulle compagnie telefoniche. Nel mentre, da metà 2016, dicono che potrà esserci un pacchetto limitato di contatti gratuiti. Poca roba: non è la rivoluzione che l’Unione aveva promesso e che tutti si attendevano.

Negoziato in salita

Su queste basi si deve negoziare e non sarà facile. L’ultima parola va definita d’intesa tra il Consiglio e l’assemblea dei deputati, che è stata rapida a far sapere di non gradire il nuovo orientamento delle capitali. Dicono che così si rompe la promessa fatta ai cittadini. «Proposta inaccettabile, si costringe i consumatori europei a continuare a pagare un balzello anacronistico», assicura la vicepresidente della commissione Industria, Patrizia Toia (Pd). E non è l’unica. «È una mediazione davvero deludente», le fa eco Guy Verhofstadt, presidente dei liberali: «I soli vincitori in quest’affare sono gli operatori telefonici nazionali».

La soglia annuale

I consumatori avranno un contentino. Dall’entrata in vigore della norma europea - se tutto va bene dal primo luglio 2016 - potranno vantare un pacchetto di 5 minuti, 5 megabyte, 5 sms senza costi aggiuntivi per sette giorni anche non consecutivi l’anno. Sì, «l’anno». Superata questa soglia, dovranno pagare la tariffa domestica maggiorata nei limiti del tetto concordato dall’Europa: 5 centesimi al minuto per le chiamate e ogni megabyte, 2 per gli sms. Poco, in effetti. Ma era questione di principio.

La battaglia italiana

La battaglia nel comitato dei rappresentanti permanenti è stata dura. In favore dell’azzeramento, secondo le fonti, si sono schierati Germania, Italia e Regno Unito. Hanno trovato il fronte dei contrari compatto, con Francia, Olanda, Slovenia e molti piccoli Paesi preoccupati per la possibilità che le loro società Tlc potessero alla fine scomparire dal mercato. Di pari passo, il Consiglio ha proposto una versione più flessibile della neutralità della rete, consentendo agli operatori di prioritarizzare alcuni tipi di traffico per «servizi specializzati», come la connettività per le auto senza conduttore. Una tutela per lo status quo.

I progressi

Facile dire che i governi hanno pensato più ai loro operatori che agli utenti. Ci si può consolare ricordando quanto l’Ue è riuscita a ottenere sinora per i roaming. Dal 2007 del sovrapprezzo roaming è calato dell’80 per cento, ha stimato la Commissione. Il costo aggiuntivo per il traffico dati è sceso del 91 per cento mentre il mercato è cresciuto del 630 per cento.

Ci si è fermati un passo prima del traguardo, si è rinviata al 2018 la delibera finale, condizionata agli esiti di uno studio di impatto. Al quale, domani come oggi, chi vorrà potrà aggrapparsi per bloccare ancora una volta il cambiamento.

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