Il centesimo che vale 2500 euro

23 Maggio 2013
Veronica Valli
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Le monete da 1 o 2 centesimi sono quasi per tutti più che altro un fastidio, tanto che la Commissione Europea starebbe pensando di ritirarle dalla circolazione. C’è però una moneta da 1 centesimo molto particolare che al contrario delle altre, considerate di scarsissimo valore, di euro ne vale ben 2.500. Si tratta di uno dei sei esemplari del “centesimo della Mole”, soprannominata dai collezionisti il “Gronchi rosa dell’euro”, comunemente considerata una delle coniazioni più rare dell’euro. Il prezioso centesimo sarà battuto all’asta il 23 maggio da Bolaffi, storica azienda torinese filatelica e numismatica, con una base di partenza di 2.500 euro.

LA STORIA – La particolarità di queste sei monete si deve a un errore durante la realizzazione. Il montaggio del conio di rovescio delle monete da un centesimo venne infatti posizionato sulla macchina destinata alla coniazione di quelle da 2 centesimi. Così si ottennero delle monete con le caratteristiche tecniche e l’immagine di quelle da 2 centesimi, con la Mole Antonelliana ma col rovescio di quelle da 1 centesimo. Purtroppo ci si accorse dell’errore solo poco prima dell’entrata in vigore dell’euro, quando le monete erano già in circolazione. La Zecca dello Stato ne ordinò l’immediato ritiro ma la Bolaffi dichiarò di esserne entrata in possesso soltanto di sei esemplari. Nel 2002, Pietro Giordano, all’epoca sostituto procuratore di Roma, mise sotto inchiesta sette operai e sette dirigenti della Zecca, indagando sull’ipotesi che le monete fossero state realizzate appositamente per guadagnare sul mercato numismatico. In seguito si riuscirono a recuperare altri trenta esemplari ma pare in giro ce ne siano ancora circa un centinaio.

IL CASO DELLA BOLAFFI – Le monete della Bolaffi furono poste sotto sequestro e da lì iniziò una lunga querelle giudiziaria tra l’azienda e la Zecca di Stato, risoltasi soltanto il gennaio scorso. Una sentenza del tribunale di Roma ha dato ragione alla Bolaffi, sancendo che i sei esemplari sono di legittima proprietà dell’azienda e possono essere liberamente commercializzati e che devono essere considerati non dei falsi ma degli errori di conio.

 

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