Milano, 30 aprile 2015 - 14:00

La cocaina cambia il cervello, chi
la consuma vi ricade se sotto stress

Eventi traumatici favoriscono le probabilità di tornare a fare uso di questa droga. Gli scienziati cercano ora un meccanismo per proteggere il cervello dalla ricaduta

di Eva Perasso

Consumo di cocaina (Flickr)
Consumo di cocaina (Flickr)
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Un avvenimento doloroso, una situazione di forte stress, un'emozione difficile da gestire, e la ricaduta, per chi fa o ha fatto uso di cocaina, è molto più probabile: la causa va ricercata nelle profonde trasformazioni che porta al cervello umano anche il consumo di una singola dose di questa sostanza stupefacente. Lo hanno scoperto, grazie a un'analisi di laboratorio, i ricercatori medici dell'università della East Anglia a Norwich, Gran Bretagna. I loro risultati, appena pubblicati sulla rivista scientifica The Journal of Neuroscience, sono utili anche per studiare, da qui in poi, quali meccanismi sono funzionali per fermare il processo di ricaduta e aiutare così chi è dipendente da questo tipo di droga a poter dire addio al suo consumo.

Due neurotrasmettitori dalle comunicazioni interrotte

Lo studio si è svolto in laboratorio: i ricercatori hanno studiato da un lato le cellule in vitro del cervello dei topi, dall'altro hanno analizzato il comportamento e la ricerca di un supporto attraverso il consumo di cocaina di questi animali, vivi, posti davanti a situazioni per loro stressanti. La ricerca ha analizzato l'interazione tra due diverse tipologie di neuropeptidi, ovvero quei neurotrasmettitori che trasportano le informazioni tra i neuroni all'interno del cervello. L'area investigata è quella in cui si organizzano le informazioni su motivazioni, riconoscimenti, e anche dipendenza da stupefacenti. Gli studiosi hanno così scoperto una relazione diretta di controllo dei neurotrasmettitori tra lo stress e la ricaduta, che il consumo di cocaina interrompe. Ciò significa che anche con una sola dose queste molecole sottoposte alla droga si modificano radicalmente e viene loro impedito di comunicare, mettendo così il cervello a forte rischio di ricaduta se sottoposto a forti stress. 

Alla ricerca di un meccanismo antagonista

Un simile legame era già stato evidenziato in passato anche nel cervello di chi soffre per esempio di disturbo da stress post traumatico, che si trova maggiormente propenso e più a rischio di cadere nelle dipendenze: dall'alcol agli stupefacenti. Questa volta però è la stessa droga a mostrare una nuova e pericolosa caratteristica, quella di modificare a tal punto la struttura comunicativa tra i neuroni da indebolire la facoltà di «dire no». D'altro canto, raccontano gli stessi studiosi inglesi, questa scoperta aiuta ora a portare avanti nuovi studi, per cercare in quell'area precisa un meccanismo in grado di proteggere il cervello da questa dinamica. Al momento lo studio inglese resta applicato unicamente al cervello dei topi, dunque ancora non vi è nessun esperimento svolto sull'essere umano.

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