Renzi peggio di Berlusconi: una fiducia ogni undici giorni, un decreto ogni 13. In questo modo si stravolge la democrazia
Renzi peggio di Berlusconi: nei voti di fiducia e nella decretazione d’urgenza. Solo Monti lo supera ma in 529 giorni. Sinistra Ecologia Libertà contesta l’esecutivo e cita i numeri: una fiducia ogni undici giorni, un decreto ogni 13. Berlusconi, nel suo ultimo esecutivo, aveva posto la questione di fiducia una volta ogni 27,4 giorni. E aveva emanato un decreto ogni 16. In numeri assoluti: 47 fiducie per Berlusconi in 4 anni. 33 per Renzi in un solo anno. 80 decreti per Berlusconi, 28 per Renzi in un quarto del tempo.
«Il governo utilizza la fiducia in maniera inedita e sproporzionata. Siamo di fronte allo schiacciamento dell’esecutivo sul legislativo», dice il capogruppo alla Camera Arturo Scotto, in conferenza stampa con Nichi Vendola e Loredana De Petris. La presidente dei senatori ricorda «un altro dato, davvero pesante: in questa legislatura è stato approvato appena l’1 per cento di leggi di iniziativa parlamentare», spiega.
Vendola parla di uno «stravolgimento della natura del regime democratico. Per molto meno- aggiunge- ai tempi di Berlusconi ci si stracciava le vesti e si indicava il rischio di una deriva autoritaria. Siamo a un parlamento col guinzaglio e la museruola. Questa è la degenerazione in atto e lo abbiamo segnalato al capo dello Stato. La subordinazione servile del legislativo all’esecutivo è inaccettabile».
«Il premier al posto di preparare questioni di fiducia farebbe bene a dirci cosa vuole fare con Rai Way. Lanciamo un allarme: non vorremmo che quel patto del Nazareno uscito dalla porta rientrasse dalla finestra». chiede alla conclusione della conferenza stampa il capogruppo di Sel alla Camera a proposto dell’opa lanciata dal cda di Ei Towers, società di Mediaset, sulle azioni di Rai Way. «E poi, prima di dirci con quale strumento vuole fare la riforma, dovrebbe dirci quali saranno i contenuti», aggiunge Scotto a proposito di un eventuale decreto per riformare la tv di Stato.
Nell’immagine la protesta dei deputati del Sel durante la discussione del Jobs Act
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