16 settembre 2014 12:24

Ecco una breve carrellata internazionale sulle ultime notizie di natura omofoba di questa settimana.

Autunno caldo per i simpatici ragazzi di Lotta Studentesca. Già inventori dell’eccellente slogan “più maschi selvatici e meno checche isteriche”, i militanti di estrema destra sono tornati sul luogo del delitto, cioè l’entrata del liceo romano Giulio Cesare, per inaugurare il nuovo anno scolastico con una bella manifestazione omofoba.

La lotta a favore della famiglia tradizionale s’inserisce quindi in modo sempre più stabile accanto alle altre grandi battaglie dei nostri maschi selvatici preferiti, tra cui figura da tempo anche la drammatica opposizione alle zucche e i dolcetti di Halloween, per cui si preannunciano proteste e disordini il mese prossimo:

(Foggiaweb.it)

In Francia, la chroniqueuse érotique Camille Emmanuelle si è infiltrata alla convention dell movimento omofobo Manif-pour-tous, e ha scoperto le seguenti cose:

  • La lotta all’omofobia nelle scuole trasformerà tutti i nostri figli in piccole Conchita Wurst.

  • Se si permette l’accesso alla fecondazione artificiale alle lesbiche, il passo successivo sarà concepire figli con un morto.

  • Il riconoscimento delle unioni gay sta minando le basi della società. E anche se non c’è nessuno studio, nessuna fonte, nessuna cifra al riguardo, la prova più lampante è che gli adolescenti di oggi sono sempre più violenti e drogati.

Inoltre, per chi di voi volesse esibire il proprio attaccamento alla rigida distinzione tra uomo e donna, il movimento offre una simpatica gamma di gadget rigorosamente rosa e blu, da tenere presenti anche come idea regalo per il prossimo natale.

Infine ci spostiamo negli Stati Uniti, dove Facebook ha cominciato a cancellare i profili delle drag queen che non accettano di mettere il loro vero nome sul proprio profilo, in ottemperanza con le norme sulla sicurezza del social network.

Ora, il problema è che le drag queen sono conosciute con il loro nome d’arte, se mettessero quello vero nessuno le troverebbe mai. Di questo passo si potrebbe finire per impedire anche l’uso di parrucche e trucco pesante nelle foto profilo, sempre per ragioni di sicurezza ovviamente. “Non riesco a mettermi in contatto con altre amiche perché non ho idea del loro vero nome”, ha dichiarato la drag queen Heckelina. “È come negli anni cinquanta, quando ci si esibiva nei locali ma poi bisognava immediatamente rimettersi i vestiti da uomo per evitare di essere picchiate”.

Un gruppo di drag queen agguerrite (e, se c’è qualcuno che non vorrei trovarmi di fronte, è proprio un gruppo di drag queen agguerrite) ha lanciato una campagna online sotto l’hashtag #mynameis. A questo punto il problema è: per rispettare la norma di Facebook sul nome, la povera Lady GaGa sarà costretta a tornare Stephanie Germanotta?

E con questa chiudiamo, arrivederci alla prossima edizione di Omofobia oggi.

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