Milano, 18 aprile 2014 - 09:53

Ecco quanto inquina la Rete: tutte le emissioni del web

Ogni click col mouse, ogni video visualizzato, ogni operazione via web, consuma energia e quindi genera emissioni

di Rudi Bressa

Il settore Ict produce ogni anno 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ovvero il 2% delle emissioni globali di CO2 Il settore Ict produce ogni anno 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ovvero il 2% delle emissioni globali di CO2
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Ogni click col mouse, ogni video visualizzato, ogni operazione via web, consuma energia e quindi genera emissioni. Tutte le nostre azioni quotidiane hanno un impatto, seppur minimo, sull’ambiente. Non fa eccezione l’uso della rete, del web. Tanto più che oggi, grazie ai dispositivi mobili come smartphone e tablet, possiamo essere connessi a internet in qualsiasi momento. Secondo quanto riporta Rete Clima (ente senza scopo di lucro che collabora con aziende e pubbliche amministrazioni per promuovere azioni di sostenibilità ambientale) tramite il sito CO2web, un utente medio che utilizza la rete 40 ore la settimana, guarda due video e spedisce circa una ventina di mail al giorno, produce quasi 280 chilogrammi di CO2 equivalente all’anno. Un albero adulto di media grandezza ne assorbe da 10 a 20, ogni anno. Emissioni causate dai notevoli consumi di energia elettrica dei data center che ospitano siti web e servizi cloud utilizzati quotidianamente.

Il 2% delle emissioni globali

Secondo una ricerca pubblicata nel 2013 e realizzata dal Centre for Energy Efficient Telecommunications dell’Università di Melbourne in collaborazione con i Bell Labs di Alcatel, la tecnologia che offre agli utenti internet, video, traffico voce e dati – la cosiddetta Ict (Information and Communication Technology) – produce ogni anno 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ovvero il 2 per cento delle emissioni globali di CO2. Sono proprio i consumi energetici ad avere il maggior impatto in termini di emissioni. Secondo quanto riporta l’analisi SMARTer 2020, redatta dalla GeSI (Global e-sustainability initiative), e citato da Greenpeace nel rapporto Clicking clean. How companies are creating the green internet, la richiesta di elettricità della «nuvola» nel 2011 è stata di 684 miliardi di kilowattora. Comparandola con la richiesta delle singole nazioni nello stesso periodo, il cloud si attesta al sesto posto come maggior consumatore di energia elettrica, dopo Cina, Stati Uniti, Giappone, India e Russia.

Data center

In Italia invece i consumi dei soli server della Ibm utilizzati per l’erogazione dei servizi di IT, noti come Ibm Campus, sono stati di circa 60 milioni di chilowattora, secondo i dati forniti dalla stessa azienda nel 2013. Un data center, in media, utilizza metà dell’energia per il calcolo all’interno della piattaforma IT, il 30% nel raffreddamento, mentre il restante per l’alimentazione elettrica. Dati quest’ultimi forniti dal documento di Enea e del ministero dello Sviluppo economico Uso razionale dell’energia nei centri di calcolo del 2010. Ma ci sono anche buone notizie, come si legge dal rapporto dell’organizzazione ambientalista.

I promossi

Sono molte le aziende che hanno scelto energia rinnovabile per alimentare le proprie piattaforme, rinunciando a utilizzare elettricità proveniente da carbone, gas naturale o centrali nucleari. Una su tutte è certamente Apple, che alimenta i data center in Nord Carolina e in Nevada con energia proveniente per il 100 per cento da fonti rinnovabili, in particolare dal solare. Apple infatti risulta essere proprietaria del più grande impianto fotovoltaico privato di tutti gli Usa. Cliccando su iTunes o iCloud si è sicuri di utilizzare energia verde. Per quanto riguarda l’altra big della rete, ovvero Google, è la stessa Greenpeace a promuoverla, grazie all’impegno dimostrato con l’acquisto di energia rinnovabile per alimentare le reti in Oklahoma, Iowa e Finlandia. Dalla Silicon Valley ha investito più di 1 miliardo di dollari in quindici progetti per la produzione di energia rinnovabile, compreso uno dei più grandi impianti fotovoltaici al mondo da 2 gigawatt di energia pulita. Tra le altre, Facebook e Ibm spiccano per l’efficienza energetica. Proprio quest’ultima lavora da decenni nella gestione dei data center, sviluppando una metodologia definita dall’azienda «ecostenibile per quanto riguarda la componente fisica». Tale metodologia è basata sulla modularità, che permette di far crescere la struttura IT in modo efficiente e nel rispetto dei consumi. In pratica si abbattono i tempi di realizzazione e si raggiunge una più alta efficienza energetica.

Energia e crescita

Mentre il web continua a crescere, cresce anche la domanda di energia elettrica. E questo potrebbe rivelarsi alla lunga un’arma a doppio taglio: o la rete come formidabile esempio di green economy, o internet come uno dei più grandi sistemi energivori mai creati dall’uomo.

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