Milano, 31 marzo 2015 - 12:41

Siria, bambina simbolo della guerra
Il fotografo: “Pensava che le sparassi”

Parla alla Bbc Osman Sagirli, l’uomo che ha conquistato il cuore della Rete con la foto della piccola di 4 anni condivisa su tutti i social e ritwittata oltre 11 mila volte

di Emanuela Di Pasqua

(Foto Osman Sagirli) (Foto Osman Sagirli)
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Un volto di bimba con lo sguardo angosciato e quasi adulto, la piega delle labbra all’ingiù e quelle manine alzate tipiche di chi si arrende: è lo scatto che sta facendo il giro del web, divenendo il simbolo di una guerra terribile. Tra scuole e orfanotrofi bombardati si stima che siano 5 milioni i bambini siriani coinvolti nella guerra tra le forze governative del regime di di Bashar Al Assad e le forze dell’opposizione. E quella piccola di appena 4 anni, condivisa su tutti i social, sta diventando il triste simbolo di questo ennesimo orrore.

I retroscena

Ma cosa c’è dietro quell’istantanea? Lo racconta alla Bbc il vero padre della foto, il fotografo turco Osman Sagirli, in un articolo intitolato «The photographer who broke the internet’s heart» (Il fotografo che ha spezzato il cuore di internet). «Avevo una macchina fotografica con un teleobiettivo ingombrante e la piccola, scambiandolo per un’arma, ha alzato le mani in segno di resa». «Pensava che le avrei sparato» racconta Sağırli, spiegando che solitamente alla vista della macchina fotografica i bambini ridono, scappano o si nascondono la faccia. La foto è stata postata dalla fotogiornalista di Gaza Nadia Abu Shaban ed è stata ritwittata 11 mila volte.

Le voci

Dietro questo scatto sono subito circolate indiscrezioni non veritiere: qualcuno sosteneva che risalisse al 2012 e che ritraesse un bambino, altri che fosse un fake e altri ancora ne addebitavano lo scatto alla persona sbagliata. L’immagine risale infatti all’anno scorso e la protagonista è una bambina di 4 anni che si chiama Hudea che è stata immortalata nel campo profughi siriano di Atmeh, vicino ai confini con la Turchia, dove la bambina si trovava con la mamma e i fratelli. L’immagine fu pubblicata per la prima volta nel giornale Türkiye, dove Sağırlı ha lavorato per 25 anni, raccontando storie di guerre e disastri naturali. Il fotografo turco racconta di ritrarre spesso i bambini, proprio nell’intento di vedere la sofferenza attraverso i loro occhi, molto più eloquenti di quelli adulti.

Simbolo

Hudea, la bimba con le manine alzate, è destinata a diventare un simbolo, unendosi ad altri scatti storici che resteranno per sempre. Si pensi al Miliziano colpito a morte di Capa o ancor più alla «napalm girl», la bimba immortalata dal fotografo Nick Ut nel momento in cui (nel 1972) un aereo militare sud-vietnamita che stava compiendo un raid a caccia di vietcong sganciò il suo mortale carico di bombe al napalm sulla popolazione del piccolo villaggio di Trang Brang. Oggi quella bambina diventaat adulta, Kim Phuc, racconta di aver passato tutta la vita cercando di scappare da quella foto. Ma Kim è ancora viva e la foto che la ritrae è diventata un emblema del pacifismo. E chissà tra cinquant’anni che ne sarà della bimba con le mani alzate che si arrende davanti al flash?

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