Milano, 19 ottobre 2016 - 18:37

Catania, incinta al quinto mese muore in ospedale con i due gemelli
«Medico obiettore non l’ha aiutata»

La donna, 32 anni, Valentina Milluzzo, è morta due settimane dopo il ricovero nell’ospedale Cannizzaro. La Procura apre un fascicolo. «Il medico si è rifiutato di intervenire». Indagati «come atto dovuto» per omicidio colposo 12 medici

Valentina Milluzzo con il marito Valentina Milluzzo con il marito
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Una partoriente di 32 anni deceduta in ospedale dopo ore di dolori e dopo che i corpi dei due gemelli che portava in grembo erano venuti alla luce senza vita. È avvenuto all’ospedale «Cannizzaro» di Catania e la Procura sarà chiamata a fare chiarezza sull’accaduto anche per un elemento in più. Secondo la denuncia già presentata dai familiari della vittima il medico che stava assistendo la donna si sarebbe rifiutato di intervenire e porre fine alla sofferenza della puerpera e dei figli in quanto si sarebbe dichiarato obiettore di coscienza. Un’accusa che i vertici del «Cannizzaro» hanno già respinto escludendo negligenze nel comportamento del medico. Ma la magistratura intanto si è già mossa: nel pomeriggio di giovedì sono stati iscritti al registro degli indagati 12 medici del «Canizzaro»: Il reato ipotizzato è omicidio colposo plurimo. L’iniziativa, si sottolinea dalla Procura, è un atto dovuto dopo la denuncia dei familiari della donna per eseguire l’autopsia come atto irripetibile. Gli indagati sono tutti i medici in servizio nel reparto ad eccezione del primario, Paolo Scollo, e dell’assistente Emilio Lomeo, che erano assenti.

Valentina Milluzzo, al quinto mese di gravidanza dopo una fecondazione assistita, viene ricoverata all’ospedale di Catania il 29 settembre per una sospetta dilatazione dell’utero; la situazione rimane sotto controllo fino alla mattina del 15 ottobre, quando la paziente viene colta da febbre a 38 e mezzo; viene curata con della tachipirina ma insorgono vomito e forti dolori.

«Secondo il racconto che mi hanno fatto il marito e la madre di Valentina — riferisce il legale che sta assistendo la famiglia, Salvatore Milluzzo — la donna rimane in queste condizioni fino alle tre del pomeriggio, quando viene sottoposta a una ecografia».

Secondo quanto riportato nell’esposto consegnato in Procura dal legale, la situazione resta invariata per altre quattro ore quando un nuovo esame mette in evidenza uno stato di sofferenza di uno dei due feti. E qui si arriva al punto cruciale. «I parenti riferiscono che nonostante Valentina urlasse per i dolori — spiega ancora l’avvocato Milluzzo — il ginecologo non interviene in quanto si dichiara obiettore di coscienza. Secondo i familiari presenti avrebbe detto: “Fino a che è vivo io non intervengo”. Dunque non si fa nulla finché il cuore batte. E in effetti il primo bimbo viene fatto vedere alla madre ormai privo di vita. Il secondo esce dal grembo spontaneamente alcune ore dopo, anch’esso morto ma non viene mostrato alla signora».

Siamo ormai nel cuore della notte tra il 15 e il 16 ottobre, vengono asportate anche le placente, Valentina è in condizioni gravissime, le viene diagnosticata una forte sepsi (un’infezione) ed è trasferita in rianimazione dove muore alle 14. «Noi non siamo dei medici — conclude il legale — ma adesso chiediamo alla magistratura di stabilire se esiste un nesso di causa tra il comportamento del medico obiettore che non interviene e l’infezione che ha ucciso la partoriente».

La replica dell’ospedale Cannizzaro è affidata al primario del reparto, professor Paolo Scollo, che è anche presidente della Società italiana di ostetricia e ginecologia. «Nel mio reparto i medici sono tutti obiettori — conferma Scollo — e quando è il caso vengono fatti intervenire specialisti esterni. Ma qui siamo di fronte a un aborto spontaneo, non era necessario alcun aiuto esterno; dunque riteniamo che non ci sia stata negligenza da parte del dottore che anzi molto tempestivamente ha fatto eseguire un esame con il quale è stata rivelata la presenza della sepsi. Tutti i parametri sono stati rispettati e si tratta di un fatto del tutto analogo a quelli avvenuti a distanza ravvicinata alcuni mesi fa a Torino, Bassano del Grappa e Brescia: anche in quel caso vennero sospettati casi di malasanità ma le indagini hanno fugato ogni sospetto».

Interviene anche l’assessore regionale alla sanità Baldo Gucciardi: «Il professor Scollo è un’autorità in materia, ma davanti a un caso del genere occorre sia fatta la massima chiarezza: invieremo gli ispettori regionali a Catania ma faccio presente che pochi giorni fa, su un episodio simile avvenuto a Trapani, è stato escluso che ci sia stata negligenza da parte dei medici».

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