unnamed-4.jpgRENZO FRANCABANDERA | Debutta ad MTM in questi giorni Opera Antigone, il nuovo lavoro di Teatro del Simposio, compagnia milanese da anni attiva nel cercare nuove strade per i classici della scena. Attraverso riscritture, ripensamenti, riflessioni sull’essenzialità dei personaggi nel loro rapporti con gli attori che li interpretano, Simposio ha avuto anche alcuni esiti interessanti e felici, come Beyond Vanja (ospitato sempre a Manifatture nel recente passato), che rileggeva appunto il classico russo dentro una macchina scenica in cui i personaggi erano prigionieri di se stessi: la parola cambia, ritorna al presente, nel tentativo di rinvigorire un sentimento immortale, con un piccolo tradimento drammaturgico che però si fa qui tipicamente atto di devozione.

Il rapporto fra pubblico e visione è da sempre elemento di particolare interesse e cura, per Francesco Leschiera e il suo gruppo, tanto da portare a studiare sempre l’elemento della visione, l’ambientazione, come schema di riflessione più ampio. Parliamo con il regista della nuova rilettura del classico sofocleo, per ragionare anche di spettatori, rapporti con il letterario e lavoro sull’attore.

Francesco in che modo è evoluto il rapporto di Teatro del Simposio con la riscrittura dei classici?
La volontà di rapportarsi con i testi classici si è espressa in una sua “contemporaneizzazione” mediante la sottrazione dei personaggi e l’elaborazione drammaturgica, anche questa effettuata attraverso un’operazione di sottrazione.
In quest’ultima produzione, “Opera Antigone”, il lavoro è evoluto nella rielaborazione del testo, attraverso integrazioni, rimanendo fedeli al linguaggio e alle atmosfere, proprio per esaltare il tipo di relazioni e le fragilità dei personaggi suggerite dal testo stesso

Dove trae origine questo vostro interesse e quali pensate siano gli stimoli per gli spettatori?
A noi come compagnia interessa sempre il discorso sull’uomo, i grandi temi, il modo in cui vive le sue contraddizioni. Indagando sui classici riusciamo a mettere sotto la lente di ingrandimento non solo la portata della tematica, ma anche la fragilità dell’uomo che la vive.

Questa riscrittura non avviene solo attraverso la parola ma anche attraverso il gesto scenico. Quali scelte estetiche e perché?
Per sottolineare questa volontà di “contemporaneizzazione”, tutto si svolge all’interno di un luogo sospeso, che amplifica l’universalità della drammaturgia e dove anche gli stessi costumi e gli elementi scenici accentuano la decontestualizzazione.

unnamed-3.jpgQuali sono le caratteristiche di questo prossimo allestimento che sarà ospitato da MTM?
La rielaborazione della drammaturgia riveste un ruolo importante, come si diceva, così come gli inserti che amplificano l’anima dei personaggi. Tale risultato è stato oltretutto raggiunto con un percorso di costruzione dello spettacolo incentrato sulla fragilità personale degli attori.

Quale è stata la sfida più grande nel confrontarsi con questo classico e su quale trasferimento emotivo e di conoscenza vuole giocare l’allestimento?
Abbiamo evitato che risultasse uno spettacolo di natura esclusivamente politica. Non è rappresentata la classica Antigone che da sola lotta contro il sistema e le sue regole, ma vengono appunto evidenziate in modo forte le fragilità di tutti i personaggi, non solo quella di Antigone ma anche quella di Creonte, Ismene, Tiresia, Emone.

Nei vostri spettacoli, sempre musica, costumi e scene risultano in qualche modo determinanti per l’esito complessivo. In che modo vengono affrontati questi elementi qui?
Anche questa volta, come di consueto, abbiamo cercato di far dialogare come un unico linguaggio tutti gli elementi: dalle scenografie, ai costumi, alle musiche. Non ultimo, la presenza del profumo contribuisce a rendere omogenea tale atmosfera cercando di far entrare lo spettatore in quel mondo attraverso la messa in funzione di tutti i sensi (visivo uditivo e olfattivo)

Che contributo vuole dare il vostro linguaggio all’evoluzione di quello più ampio del Teatro?
Noi cerchiamo sempre di tener presente che lo spettacolo è fatto innanzitutto per il pubblico. Ci sforziamo di trovare una strada per rendere il linguaggio fruibile ma non banale, per arrivare a comunicare a qualsiasi livello toccando i grandi temi che sono comuni a tutti, indipendentemente dall’età dello spettatore.

 

OPERA ANTIGONE

da Sofocle
Elaborazione drammaturgica Antonello Antinolfi, Francesco Leschiera, Giulia Lombezzi
regia Francesco Leschiera
con Ettore Distasio, Ermanno Rovella, Giulia Pes, Andrea Magnelli, Veronica Franzosi
musicista Walter Bagnato
scene e costumi Paola Ghiano e Francesco Leschiera
luci Luca Lombardi
elaborazioni e scelte musicali di Walter Bagnato e Antonello Antinolfi
assistente alla regia Alessandro Macchi
grafica Valter Minelli
produzione Teatro del Simposio