Laboratorio di Tecnologie Audiovisive

Università degli Studi Roma Tre

Diavolo d’un complotto

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“Signori e signore, Internet ha smascherato un complotto contro l’accento circonflesso. Un complotto che preparo pazientemente da quando avevo tredici anni. Non mi si potrà accusare di aver deciso precipitosamente. Era il 1990, frequentavo la quinta, e non faticai molto per convincere l’Accademia di Francia a portare a compimento questo vergognoso progetto”. Così si è espressa, qualche giorno fa, in un intervento pubblico, Najat Vallaud-Belkacem:  trentanove anni, da diciotto mesi ministro dell’educazione nazionale in Francia. Una alla quale, a ben vedere, la propensione all’ironia proprio non difetta: e che non si trattiene dal mettere in campo, coraggiosamente, una simile dote, anomala per quel ruolo e soprattutto quel contesto, considerato il plumbeo clima persecutorio che pesa su una parte rilevante della cultura anche educativa di quel paese, a seguito degli attentati di Charlie Hebdo e Bataclan.

Sarebbe pensabile una performance di questo tipo qui da noi? Ho fieri dubbi in proposito. Ma per andare avanti ed evitare che qualcuno accusi una simile uscita di leggerezza e ineleganza ritengo giusto aggiungere che l’intervento è stato fatto in apertura della giornata di studi “Reagire al complottismo”, tenuta al Museo nazionale di storia naturale, lo scorso 9 febbraio, a Parigi. L’obiettivo era ed è di fare affidamento sull’educazione civica e morale per un verso e per un altro sull’educazione all’uso consapevole dei media per formare e consolidare, nei giovani, quello spirito critico senza il quale la gran quantità di rumore e manipolazione che passa attraverso Internet (e non solo) avrebbe facile gioco.

“Certamente una delle ossessioni dei nostri tempi è quella dei complotti. Basterebbe una rapida navigazione su Internet per scoprire quanti complotti (ovviamente fasulli) vengono denunciati”. Così Umberto Eco in uno dei molti suoi interventi sul tema, dove propone qualche semplice accorgimento atto a smontare l’ideologia cospiratrice e farle così perdere di forza.

Non diversamente e, ritengo, meritoriamente opera il governo francese che il giorno successivo il convegno mette on line il sito On te manipule: una sorta di guida per smascherare i teorici del complotto, quelli cui piace pensare (e farti pensare) che gli stati e i media facciano sforzi immani per ingannare e manipolare la gente, gli stessi che ti invitano a non credere a nulla se non a loro. Incorniciati da due piacevolissimi video nel sito sono proposte le sette regole cui obbedisce il costruttore di teorie complottiste, e che ognuno dovrebbe conoscere bene per annullarne gli effetti, né manca il supporto logico/visivo di una ben congegnata infografica. Vedi qui sotto.

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Tutto bene, dunque? Saremo, saremmo, saranno sufficientemente attrezzati? Beh, qualche sospetto che azioni così sapientemente mirate, così positivamente razionali non bastino ammetto di avercelo. Ho il sospetto che manchi in tutto ciò la presa in considerazione della componente emotiva su cui poggia l’ideologia del complotto e il carico che le viene dall’appartenere ad una delle più ricche e dense zone dell’immaginario.

Due “frammenti di discorso amoroso” mi si parano davanti, a questo punto.

Il primo ha a che fare con l’annotazione che Alberto Abruzzese ha proposto, su Facebook, in margine al recente Cucuzzolo di Ornella Martini. La riporto qui (e non la commento): “questo testo …  mi ha suggerito una ipotesi di studio: radicalizzare ma insieme rovesciare di senso il discorso convenzionale, in positivo o negativo che sia, sulla differenza dialettica tra fiction e realtà, comprese anche le tradizionali questioni sulla natura nociva della violenza sui e dei media, sino a potere sostenere che l’essere umano dovrebbe temere le glaciazioni della razionalità sociale assai più degli inferni del desiderio (ai quali molte fiction fanno da porta di accesso per la coscienza della persona)”.

Il secondo è di Maurizio Maggiani, e lo trovo nell’Origami n. 15 dedicato al tema della passione. Anche qui niente commento, solo il frammento testuale. “Farsene una passione. C’è forse qualcosa di più estenuante che farsene una passione? Che è come farsene una malattia. Quello che bisognerebbe è farsene una ragione … Mentreché se ti prende che te ne fai una passione allora è come essersela andata a cercare. La consunzione, lo smarrimento, la diarrea emotiva, l’emotisi etica, la premorienza … Ma nel mentre mi dissipo, gioisco di un’inespugnabile seppur incauta euforia”.

Soltanto, mi chiedo: chi diavolo ha mai inventato il verbo complottista?

Informazioni su Roberto Maragliano

Il Piccolo dizionario delle tecnologie audiovisive, scritto assieme a Benedetto Vertecchi, è del 1974. Da allora non ho smesso di occuparmi di quelle cose. Da persona che sta dentro il rapporto tra formazione e media, non sono le tecnologie che mi preoccupano, ma gli atteggiamenti superficiali di tanti nei confronti delle tecnologie.

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Questa voce è stata pubblicata il 12 febbraio 2016 da in Incazzature con tag , , , , , , , , .

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