Incrementare e semplificare la concessione di visti umanitari, favorire i ricongiungimenti familiari, concedere la cittadinanza e percorsi di regolarizzazione straordinaria per chi già da tempo vive nel Paese ospitante. Sono alcune delle richieste contenute nel messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018, che si celebrerà il prossimo 14 gennaio. Il tema scelto è significativo, “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, e dice quali siano i sentimenti e le preoccupazioni del Pontefice, che inizia il suo messaggio con una citazione biblica tratta dal Libro del Levitico: «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio».

«Nel forestiero incontri Gesù»

Dopo aver ricordato il suo viaggio a Lampedusa nel 2013 il Papa scrive: «Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca» e parla dell’atteggiamento della Chiesa di fronte alle migrazioni, invitando «tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà» a rispondere «con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità». Bergoglio spiega quindi uno ad uno i quattro verbi «fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare». 

«Servono corridoi umanitari»

Accogliere significa «innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare. Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili». Il Papa suggerisce l’istituzione di «visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti». E afferma: «Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali».

«Prima sistemazione decorosa»

Francesco sottolinea l’importanza di «offrire a migranti e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa», con «programmi di accoglienza diffusa» che permettono «una migliore qualità dei servizi». Citando il principio della centralità della persona umana, «fermamente affermato» da Benedetto XVI, Francesco ricorda l’obbligo di «anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale», formando «adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera» per garantire «la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base» per chi arriva. «In nome della dignità fondamentale di ogni persona – si legge nel messaggio - occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati». 

«Proteggerli anche nella loro patria»

Declinando il secondo verbo, il Papa ricorda che la «protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza» e nella salvaguardia dei migranti «dalle pratiche di reclutamento illegale». «Essa andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale». Francesco afferma che «le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono» e per questo auspica che «nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza, la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi di telecomunicazione. Per coloro che decidono di tornare in patria, sottolineo l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale».

Tutelare i minori e garantirgli la cittadinanza

Bergoglio chiede di «evitare ogni forma di detenzione» dei minori, assicurando invece «l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria». È «necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento». «Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita» afferma Francesco che chiede di evitare «la apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati» attraverso «una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale». Al contempo il Papa auspica che lo status migratorio non limiti «l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio».

 

Garantire la dimensione religiosa

Il Papa ricorda che per permettere ai migranti e rifugiati di realizzarsi «va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa». Inoltre invita a valorizzare le competenze lavorative di chi arriva, promuovendo «l’inserimento socio-lavorativo» e «garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali. Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita».

Promuovere la famiglia

Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come nel contesto migratorio la famiglia sia «luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori». Francesco ribadisce che la sua integrità «va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti –, senza mai farlo dipendere da requisiti economici». Maggiori «attenzioni e supporti» vanno garantiti ai migranti con disabilità. «Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui profusi da molti paesi in termini di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria – scrive Bergoglio - auspico che nella distribuzione di tali aiuti si considerino i bisogni (ad esempio l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità».

Integrazione e cittadinanza

Infine, Francesco spiega che l’integrazione non è un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca». Questo processo «può essere accelerato attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese». Il Papa insiste «sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi». E sottolinea il «caso speciale» degli stranieri costretti ad abbandonare i propri Paesi a causa di crisi umanitarie: «Queste persone richiedono che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria».

I «Global Compacts»

Francesco conclude il messaggio assicurando che la Chiesa è «disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie». E ricorda che durante il vertice ONU dello scorso novembre gli Stati si sono impegnati a redigere e approvare entro la fine del 2018 due patti globali (Global Compacts), uno dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti, auspicando che le indicazioni del messaggio papale contribuiscano a questo processo.

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