Milano, 14 maggio 2015 - 00:20

Afghanistan, attacco a residence di stranieri: 14 morti, anche un italiano

La Farnesina conferma che c’è anche un connazionale tra le vittime: Sandro Abati, bergamasco. Anche degli americani hanno perso la vita. I talebani rivendicano l’attacco

di Redazione Online

Forze armate afghane presidiano la zona del residence (Reuters) Forze armate afghane presidiano la zona del residence (Reuters)
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C’è anche un italiano, un consulente bergamasco, Sandro Abati, di 47 anni, tra le quattordici persone rimaste uccise nell’assalto terroristico contro un residence per stranieri a Kabul avvenuto mercoledì sera. Sarebbero morti anche un americano e quattro indiani. I media indiani riferiscono anche di un secondo italiano rimasto ucciso, ma la notizia non ha ancora trovato conferma. Almeno sei i feriti. Abati si trovava nella guesthouse insieme alla sua compagna, di origini kazake, anche lei rimasta uccisa nell’attacco. I due si sarebbero dovuti sposare questa estate. Il ministro degli Esteri Gentiloni ha così commentato: « Esprimo le condoglianze del Governo ai familiari di Sandro Abati, il connazionale di Alzano Lombardo, rimasto ucciso ieri in un attacco terroristico alla guesthouse di Kabul. Questo attentato dimostra che la situazione in Afghanistan e a Kabul è ancora molto complicata».

Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, in una email inviata ai media afghani ha detto che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri. Secondo la rivendicazione a condurre l’attacco è stato un solo uomo, non tre come precedentemente affermato dal governo afgano, ma la notizia non ha ancora trovato conferme.
Al termine dell’assedio, durato sette ore, la polizia è riuscita a mettere in salvo le oltre 50 persone prese come ostaggio: era quasi l’alba di giovedì. Secondo testimoni, l’uomo del commando, ucciso dalla polizia prima che si facesse esplodere, andava stanza per stanza in cerca degli stranieri.

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Kabul, attacco talebano a residence per stranieri: l?assedio

Residence

Altaf Hussain, tratta in salvo (Afp)
Altaf Hussain, tratta in salvo (Afp)

Al Park Hotel, molto frequentato da stranieri per la sua vicinanza ai vari compound delle Nazioni Unite e a un ospedale internazionale, verso le 21 era in corso un party con musica, doveva esibirsi la cantante Altaf Hussain, in onore di un ospite canadese, quando c’è stata l’irruzione. La polizia in assetto antiterrorismo ha pattugliato l’edificio della guesthouse, che contiene stanze e locali per gli ospiti temporanei e un’area riservata agli “expat”, cioè agli stranieri residenti, per molte ore. Nella stessa giornata di mercoledì i miliziani integralisti islamici hanno anche attaccato un edificio governativo a Lashkar Gah, capoluogo della provincia di Helmand, uccidendo almeno 12 persone.

Kamikaze

Nella rivendicazione in lingua pashto il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha precisato che «un attentatore suicida della provincia di Logar ha attaccato la guesthouse». Si è trattato, ha aggiunto, di «Muhammad Idrees, armato di una pistola, un fucile e materiale esplosivo» che «ha attaccato il luogo dove si trovavano oltre 100 persone». Secondo gli insorti nel residence «c’erano cittadini americani» e «si stava svolgendo un importante incontro».

Offensiva di primavera

I Talebani afghani - che hanno rivendicato l’attacco alla guesthouse Park Palace di Kabul- hanno annunciato il 24 aprile l’avvio della loro annuale «offensiva di primavera» minacciando attacchi contro gli «occupanti stranieri», le loro basi militari e il governo «fantoccio» di Kabul. Il nome scelto quest’anno per l’offensiva è «Azm», ovvero «perseveranza, determinazione». Le forze Nato hanno concluso a dicembre la missione di combattimento in Afghanistan ed è la prima volta che le forze di sicurezza afghane si trovano a fronteggiare i Talebani senza il pieno appoggio dei militari dell’Alleanza. Con la decisione degli Usa di rallentare il ritiro, nel Paese martoriato da decenni di guerre restano comunque 12.500 soldati stranieri, la gran parte statunitensi, con compiti di addestramento delle forze di sicurezza. Per i Talebani, il ritiro significa che «il nemico, con tutta la sua potenza militare, è stato schiacciato e alla fine è stato costretto a fuggire dalle sue basi militari». I seguaci del mullah Omar combattono contro il governo di Kabul e i suoi alleati dal 2001, dalla caduta del loro regime instaurato nel 1996. Già prima dell’annuncio dell’avvio dell’annuale «offensiva di primavera» si era registrata un’escalation di attacchi degli insorti. A inizio maggio si sono tenuti in Qatar colloqui informali tra una delegazione del governo di unità nazionale afghano e rappresentanti dei Talebani.

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