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“(in)visIble cities” all’IIS “Capriotti”
Scritto da Giorgia Michieli 5 C Linguistico   
giovedì 20 novembre 2014

Viaggio alla ricerca delle comunità africane nel mondo

 Sabato 14 novembre l’IIS “Augusto Capriotti”, in collaborazione con Tandem Associazione Interculturale Onlus di Grottammare, ha presentato  (IN)VISIBLE CITIES, una serie documentaristica che entra nelle comunità di migranti africani dei cinque continenti.
(IN)VISIBLE CITIES, presentato in lingua inglese  in una versione della durata di 50 minuti circa, è la narrazione del viaggio di Beatrice Ngalula Kabutakapua, giornalista italo-congolese, e del regista Gianpaolo Bucci a Cardiff, Los Angeles e New York  alla ricerca dei quartieri dove i migranti africani risiedono in 13 città del mondo. Non sono migranti sbarcati sulle isole quelli di (IN)VISIBLE CITIES, ma “gli altri”: quelli che arrivano per via aerea, quelli che ricostruiscono una propria comunità a Los Angeles, Cardiff, New York, quelli che sfuggono ai media. Il fine è ritrarre le comunità africane allontanandosi da un’immagine stereotipata e privilegiando le storie di vita comune di persone che lavorano, vivono, amano. 
Il documentario ha avuto la sua anteprima nazionale presso il Cinema Trevi, durante Ottobre Africano 2014. Nella seconda metà di novembre i due autori raggiungeranno Sassari, Cagliari e Verona, per poi  proiettare il loro lavoro a Londra, Cardiff, Bruxelles e Praga nel 2015.

Numerosi i premi e i riconoscimenti, tra cui il premio Melograno per Progetti Interculturali, Fondazione Nilde Iotti  e il riconoscimento dell’Ufficio Antirazzismo e Discriminazione del Consiglio dei Ministri. Il documentario è risultato, inoltre, finalista al SESIFF, Seoul international Extreme-Short Image & Film Festival.
 La proiezione è stata seguita da un dibattito, sempre in lingua inglese, sulle tematiche dell’integrazione e dell’ inclusione sociale; hanno partecipato gli autori e il fotografo e reporter Ennio Brilli.
Le domande, che gli studenti delle classi quinte del Liceo linguistico dell’IIS “Capriotti” hanno rivolto agli ospiti della giornata, hanno avuto lo scopo di indagare sulle motivazioni che possono spingere due giovani a scandagliare un mondo così complesso e troppe volte stereotipato negativamente.
“Tutto è iniziato con le mie radici africane, volevo saperne di più dell’Africa sub-sahariana. Essendo nata in Italia, sono stata maggiormente esposta alla cultura occidentale e italiana”, dice Beatrice. “Dopo i miei studi di giornalismo ho pensato di continuare con un dottorato in studi africani. In verità volevo che la migrazione diventasse il mio focus. (IN)VISIBLE CITIES è anche un modo per realizzare i miei sogni”.
Impresa unica nel suo genere e nella sua attuazione, (IN)VISIBLE CITIES è un docu-film autofinanziato e supportato da amici e associazioni in tutto il mondo tramite donazioni in natura. A Londra, la HoxtonLab si occupa del missaggio del suono, da Roma l’associazione Tam Tam D’Afrique e il Movimento dei Focolari aiutano i produttori a connettersi con le comunità africane nel mondo.
“Quando abbiamo iniziato a lavorare a (IN)VISIBLE CITIES non avevamo ancora idea della sua importanza e dell’impatto che avrebbe avuto. Nonostante il progetto sia stato concepito per promuovere lo scambio culturale e l’integrazione, tutto ci è apparso più chiaro solo quando abbiamo imbracciato la telecamera e il microfono per riprendere la comunità dello Zimbabwe a Londra” dice Gianpaolo.  “Il contatto con ogni singola persona incontrata è il valore aggiunto del nostro lavoro”.
Gli alunni hanno subito mostrato interesse per il progetto che ha avuto un riscontro più che positivo.
Non a caso, i ragazzi frequentanti il quinto anno e pronti ad affrontare l’imminente futuro post-maturità, hanno apprezzato la forza, la sensibilità, la speranza, le idee di Beatrice e Gianpaolo, considerandoli due modelli da seguire.
Inoltre, è stata affrontata indirettamente la tematica del razzismo, a cui spesso viene dedicato tempo, soprattutto nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzi. Infatti sono ancora molti i fenomeni di bullismo o di emarginazione nei riguardi di chi viene considerato ‘’diverso’’.
Sono quindi ora aperte nuove discussioni tra gli studenti: è giusto non rispettare chi combatte per la propria libertà e chi si considera cittadino del mondo? Se fossimo noi a dover affrontare una vita poco agevolata? Ma soprattutto, proseguire negli studi con impegno e continuità potrà renderci un giorno capaci di trovare nuovi spunti ed avere successo internazionale come i due ideatori del documentario?

 
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