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« Dal blocco della produzi...Sunset Boulevard: una pr... »

Renzi manca di rispetto alla liturgia e, dunque addirittura, alla costituzione materiale della Repubblica..?l

Post n°59 pubblicato il 25 Aprile 2015 da claudionegro50
 


Nella sceneggiata della sinistra PD nei confronti di Renzi su legge elettorale e riforma del Senato il merito è del tutto assente, o meglio è materiale plasmabile in funzione della vera posta in gioco: il controllo del PD e del sistema politico.

Non c'è un solo argomento tra quelli che la sinistra contesta al progetto di legge italicum, che non sia strumentale e incostitente. La questione dei capilista bloccati è ridicola: Bersani e soci hanno fatto ben due elezioni con il Porcellum, che bloccava tutta la lista e non solo i capilista; ma non mi ricordo di fiere battaglie parlamentari per modificare quella legge liberticida; evidentemente il fatto che fossero loro a decidere le liste garantiva la democrazia. Adesso invece i capilista li deciderà Renzi e questo, si vede, è un vulnus alla democrazia.

Incomprensibile la scoperta che nel voto di preferenza stia un rapporto trasparente tra cittadino ed eletto e dunque una buona politica. La stragrande maggioranza della brigata che oggi lo invoca stava, vent'anni fa, con la gioiosa carovana referendaria che ne chiedeva la soppressione, avendo scoperto che appunto dal voto di preferenza, passava la corruzione ed il degrado della politica.

L'opposizione al premio di maggioranza potrebbe essere un riflesso nostalgico per il sistema proporzionale; però viene considerato accettabile se dato alla coalizione anziché al partito: è un escamotage per garantire il potere d'interdizione alle piccole formazioni politiche. Guardacaso, proprio così funzionava il sistema istituito dall'esecrabile legge truffa, la resistenza alla quale viene evocata da combattenti che non hanno dimestichezza con la storia, o non afferrano le dure repliche della storia stessa.

Anche sulla riforma del Senato il merito è evanescente; a meno che la sinistra senta il turbamento per la perdita del bicameralismo perfetto, che tanto potere dava al PCI. Non sono ancora entrati nell'ordine di idee che la sinistra non è più all'opposizione e non ha più bisogno di un sostanziale diritto di veto. Che un Senato non eletto in primo grado, e con funzioni diverse e minori da quelle della Camera, sia una minaccia per la democrazia è un argomento specioso e inconsistente: basta guardarsi attorno in Europa e smetterla di raccontarci che la nostra Costituzione è la più bella del mondo.

In realtà il contenuto di questa guerra che ex comunisti e cattocomunisti hanno dichiarato a Renzi non è il merito delle riforme, ma chi decide e come. Appare evidentemente intollerabile che venga abbandonato il metodo della ricerca forzata del maggior consenso possibile, e quindi dei negoziati interminabili, delle mediazioni all'interno delle quali ognuno poteva piantare la propria bandierina, del mare di emendamenti che costringeva a percorsi estenuanti, al termine dei quali il brodo risultava abbastanza allungato da garantire che nessun cambiamento reale potesse avvenire, e potesse in compenso lasciare nessuno troppo contento ma neanche nessuno troppo triste.

E' la cultura per cui ben più importante dell'obiettivo di un provvedimento è la procedura, nella quale trovano agevolmente posto pause di riflessione, sospensive per risolvere dubbi procedurali, modifiche, limature e rimandi alla casella precedente per opportuna approvazione e perchè no per altri “miglioramenti” (che sempre di miglioramenti si tratta!). Ha ragione Renzi a dire che è un gioco dell'oca.

Cambiare l'Italia significa cambiare questa finta, tartufesca imitazione della democrazia: è l'occasione per chiudere con la sedicente “via italiana” (a qualunque cosa sia) e a mettere i piedi nella normale democrazia occidentale. Il momento è più storicamente importante di quel che può sembrare...

 

 

 
 
 
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