Dai 4 anni ai 14, ecco cosa leggere al mare (o in montagna...)
lunedì 11 agosto 2014


Taddeo, con
le sue gambe marroni a stecchino è il più alto; Gaspare è quello a strisce e
con le corna che gli fischiano quando si arrabbia; Flikker è il pensatore e
Agostina l’artista; Kabù  basta guardarlo
per capire che gli piace fare il bulletto mentre Luigi lo si sente a distanza
perché profuma sempre di frittata… Simpatici e imprevedibili,  numerosi e pieni di sorprese, i Mostri di
Mostràz sanno come fare compagnia nei momenti di noia da tempo libero. Chiara e
Francesca Cavallaro arricchiscono la serie con due nuovi albi da colorare: Mostri di Mostràz e Giochi di Mostri (Camelozampa; 4,90
euro cadauno). Servono colori e
pennarelli, forbici e colla… e, se ci sono, un po’ di amici. Più si è, più ci
si diverte! Dai 4 anni.La casa di
mamma ha una porticina rossa e solo due piani, quella di papà è al quarto piano
e ha un portone marrone. Più diverse non potrebbero essere le abitazioni dei
genitori del protagonista di questo racconto – volutamente non si specifica se
bambino o bambina - che si sono separati e ora vivono per conto proprio. Con
questo non hanno certo smesso di voler bene al proprio figlio che però deve
dividersi un po’ qua e un po’ là. Due case, sebbene carine e accoglienti, sono
pur sempre una separazione non semplice da affrontare. Mamma e papà lo
capiscono ma sanno anche come far sentire che il loro affetto non è cambiato.
Come non sono cambiati i nonni, gli zii, i cugini… Con garbo e delicatezza, un
linguaggio semplice e piano accompagnato da illustrazioni colorate a tutta
pagina, Melanie Walsh affronta il tema spinoso della separazione visto dagli
occhi di un bambino. Le mie due case.
Dalla mamma e dal papà
è pubblicato da MottaJun>ior (12 euro). Dai 5 anni.Un giorno
davvero perfetto non può essere senza gentilezza. La cortesia, se è piena di
sostanza, cioè di slancio genuino e generoso, e non pura formalità, è un
ingrediente essenziale al buon vivere. Il saggio Papà Orso in proposito ha le
idee ben chiare: con Orsetto sulle spalle si avventura nel bosco per una
passeggiata serena e gentile. I due decidono di elargire abbracci a più non
posso, ad amici, vicini di casa, viandanti e persino ai cosiddetti nemici. Così,
gratuitamente, perché è bello e farlo rende felici. La gentilezza fa bene al
prossimo che spesso non se l’aspetta, la sottovaluta e magari non la comprende.
Ma più ancora, verificheranno papà e figlio, la gentilezza fa bene a se stessi.
Perché rallegra e allarga il cuore. Chi
vuole un abbraccio
è una favola deliziosa di Przemysław Wechterowicz a cui
aggiungono tenerezza le illustrazioni di Emilia Dziubak, entrambi polacchi. Per
primi lettori, dai 6 anni.Quando le
principesse delle favole improvvisamente intristiscono, diventano solitarie,
taciturne e chiuse in se stesse, c’è da scommettere che ci sono di mezzo fate
vendicative e terribili malefici. La tristezza della principessina Carlotta (
Lotty per gli amici) - figlia unica e amatissima dei sovrani del regno di
Volonia – ha però tutt’altro motivo. La ragazzina è infelice perché
improvvisamente il mondo le appare annebbiato, sfocato e senza colore, come se
lentamente stesse per svanire nel nulla. Insomma si direbbe che la principessa soffra
di miopia, disturbo per risolvere il quale, nel mondo delle favole entrano in
azione le buone fate e qualche magia… E così è.  Anche
le principesse portano gli occhiali
(Gallucci Editore; 13 euro) è dedicato
a tutti quelli che si sentono condannati a portare le lenti e pensano per
questo di essere sfortunati e orribili. Le principesse insegnano: basta con la
vergogna degli occhiali!  Dai 7 anni

Si chiama Manolo
come suo padre, il nonno, il bisnonno e tutti gli antenati di famiglia. Manolo
Garcia Moreno è per tutti  Manolito, come
il camion di papà, o meglio Manolito Quattrocchi, per via di quegli occhiali
dalle lenti spesse che porta da quando aveva cinque anni. Simpatico e allegro
marmocchio spagnolo, otto anni traboccanti di vivacità, Manolito vive a
Carabanchel Alto, quartiere popolare alla periferia di Madrid. E’ lui a
raccontare in prima persona di sé e della sua vita, delle sue giornate
avventurose e non sempre fortunate tra casa e scuola, il parco, le strade, le
botteghe e la gente del quartiere con un’arguzia e un’ingenuità così immediate
e genuine che non si può non adorarlo fin dalle prime battute. Anti eroe,
disposto a prenderle piuttosto che a darle, gran chiacchierone e facile ad
appioppare ironicamente soprannomi al “mondo mondiale”, come dice lui,  Manolito ha un fratellino più piccolo,
benevolmente soprannominato L’Imbecille, un papà camionista che a casa si vede
pochissimo, una mamma  facile agli
scappellotti ma che la Cia arruolerebbe volentieri per la sua capacità di
sventare le bugie dei figli e un nonno spassoso e birichino quanto il nipote.
Completano il quadro l’amico del cuore Lopez-orecchie-a-sventola, il bellicoso bulletto
di quartiere Yihad e Susanna-panni-sporchi che un po’ il cuore glielo fa
battere. Comiche ed esilaranti, scritte vent’anni fa per la radio spagnola dalla
giornalista Elvira Lindo, con un linguaggio che ha l’immediatezza e la
spontaneità del parlato, quelle di Manolito sono ormai un classico in Spagna. Manolito Quattrocchi è il primo di una
serie pubblicata in Italia dall’editore Lapis, con le illustrazioni originali
di Emilio Uberuaga. Da non perdere! Dai 9 anni.Nessuno l’ha
mai visto anche se antiche leggende ne attestano l’esistenza. Pochissimi però ci
hanno davvero creduto. Un gattopardo tra le montagne del Parco d’Abruzzo?
Bisogna essere un po’ fuori di testa come l’anziano professor Manocchio per
immaginare che un misterioso felino si aggiri sul serio tra quei boschi - un
gattone selvatico di cui conserva documenti settecenteschi – o caparbi come
Sandro Di Ianni, giovane guardaparco, che sui disastri attribuiti al felino vuole
vederci chiaro. Quando nel Parco cominciano ad accadere fatti strani e carcasse
di capre e pecore sbranate vengono ritrovate a brandelli e senza testa, una
sola cosa è certa: volpi, lupi e persino gli orsi non  c’entrano. L’esistenza del leggendario
gattopardo, agile ma possente e spietato con le sue prede torna di attualità.
Con l’aiuto di cinque sedicenni che trascorrono alcuni giorni di vacanza al Parco,
affiancando i guardaparco nella difesa della natura, Sandro Di Ianni inizia la
sua indagine sulle misteriose tracce del felino che lo porterà in trasferta
fino agli estremi confini della tundra finlandese e alla ricomposizione
dell’enigma. Dopo Il passaggio dell’orso
un’altra avventura mozzafiato di Giuseppe Festa, personaggio assai versatile,
scrittore, musicista, attivista nell’educazione ambientale e più volte volontario
al parco Nazionale d’Abruzzo:  L’ombra del gattopardo (Salani; 14,90
euro) ambientata tra quelle foreste millenarie e ispirata a una storia vera.
Dai 14 anni.

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