Vaticano

Papa Francesco: "Messico ha bisogno di uomini onesti". E lancia la sfida ai narcos

(afp)
Il pontefice ammonisce il presidente delle Repubblica Enrique Pena Nieto e i rappresentanti della società civile: "Privilegi per pochi aprono la strada a corruzione, traffico di droga, violenza". E ai vescovi dice: "Non lasciatevi corrompere dai faraoni attuali". Folla lo acclama lungo la strada e al santuario di Guadalupe
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È un viaggio coraggioso verso le periferie, nei luoghi della violenza e dell'emarginazione. Ma prima, c'è il momento dell'incontro con le autorità. Papa Francesco è in Messico, dopo la tappa a Cuba per l'abbraccio con il patriarca russo Kirill all'aeroporto dell'Avana. È arrivato nella serata di ieri nella capitale e oggi, sin dalle prime ore del giorno, una folla - nella quale spiccavano molti giovani - si è radunata davanti alla nunziatura apostolica acclamando il suo nome in attesa della sua uscita.

Il programma della giornata è intenso e prevede come prima tappa la visita al Palazzo Nazionale - dove mai in passato era entrato un pontefice - per il colloquio riservato con il presidente Enrique Pena Nieto e poi l'incontro pubblico con le autorità e la società civile. Due ali di folla hanno accompagnato la papamobile lungo il percorso di 14 chilometri fino al palazzo presidenziale. Bergoglio ha fatto subito fermare l'auto ed è sceso per salutare da vicino i malati.
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L'APPELLO: PANE E LAVORO PER TUTTI. Ad accogliere il pontefice nella sede presidenziale, insieme a Pena Nieto c'era la "primera dama", l'attrice e cantante Angelica Rivera. "Vengo come missionario di misericordia e di pace", ha detto Bergoglio davanti alle autorità. Poi ha definito il Messico un "grande Paese" e ha ammonito: "Un futuro ricco di speranza si forgia in un presente fatto di uomini e donne giusti, onesti, capaci di impegnarsi per il bene comune, quel bene comune che in questo secolo ventunesimo non è molto apprezzato". Un concetto sottolineato ancora, ricordando ai politici che "ogni volta che cerchiamo la via del privilegio o dei benefici per pochi a scapito del bene di tutti, presto o tardi la vita sociale si trasforma in un terreno fertile per la corruzione, il narcotraffico, l’esclusione delle culture diverse, la violenza e persino per il traffico di persone, il sequestro e la morte, che causano sofferenza e che frenano lo sviluppo". Ai responsabili della vita sociale, culturale e politica, Bergoglio ha quindi raccomandato di "lavorare per offrire a tutti i cittadini l'opportunità di essere degni protagonisti del loro destino, nella famiglia e in tutti gli ambiti nei quali si sviluppa la socialità umana, aiutandoli a trovare un effettivo accesso ai beni materiali e spirituali indispensabili: abitazione adeguata, lavoro degno, alimentazione, giustizia reale, una sicurezza effettiva, un ambiente sano e pacifico".
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INDIGENI E NARCOTRAFFICO: PREMURE PER LA CHIESA. Forte è stato anche il richiamo rivolto ai vescovi, incontrati subito dopo nella cattedrale di Città del Messico: "Vigilate - ha detto il Papa - affinché i vostri sguardi non si coprano con le penombre della nebbia della mondanità; non lasciatevi corrompere dal volgare materialismo né dalle illusioni seduttrici degli accordi sottobanco; non riponete la vostra fiducia nei 'carri e cavalli' dei faraoni attuali". E ancora un invito a non perdere tempo "nelle chiacchiere e negli intrighi, nei vani progetti di carriera".

È lungo e appassionato il discorso rivolto ai pastori della Chiesa messicana. E si fa vibrante quando affronta meticciato ("uno sguardo di singolare delicatezza vhi chiedo per i popoli indigeni e le loro affascinanti culture non di rado massacrate: il Messico ha bisogno delle sue radici amerinde") e per "la sfida etica e anti-civica che il narcotraffico rappresenta per l'intera società messicana": "Le proporzioni del fenomeno - dice il Papa - la complessità delle sue cause, l’immensità della sua estensione come metastasi che divora, la gravità della violenza che disgrega e delle sue sconvolte connessioni, non permettono a noi, Pastori della Chiesa, di rifugiarci in condanne generiche, bensì esigono un coraggio profetico e un serio e qualificato progetto pastorale per contribuire, gradualmente, a tessere quella delicata rete umana, senza la quale tutti saremmo fin dall’inizio distrutti da tale insidiosa minaccia".
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LA PREGHIERA NEL SANTUARIO SIMBOLO. L'ultima tappa della giornata era l'avvenimento più atteso dalla gente e dallo stesso Bergoglio: la vista al santuario della Madonna di Guadalupe, dove Francesco ha celebrato la messa, la prima di questo viaggio, in un tripudio di fedeli. La sua omelia è un messaggio consolatorio per il popolo messicano. Citando il testo sulle apparizioni nel luogo che ora ospita la chiesa, il Papa ha detto: "Lei ci dice che ha 'l’onore' di essere nostra madre. Questo ci dà la certezza che le lacrime di coloro che soffrono non sono sterili. Sono una preghiera silenziosa che sale fino al cielo". E ancora: "Dio ha risvegliato e risveglia la speranza dei più piccoli, dei sofferenti, degli sfollati e degli emarginati, di tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre". Già in precedenza, in un tweet dal profilo ufficiale @Pontifex, Francesco aveva affidato la gente del Messico alla sua patrona.
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LA VISITA ALL'OSPEDALE PEDIATRICO.  Papa Francesco è arrivato in visita all'ospedale pediatrico "Federico Gomez" di Città del Messico, uno dei più importanti del Paese. Il Pontefice vi è stato accolto dalla "primera dama" Angelica Rivera, moglie del presidente messicano Enrique Pena Nieto, dal ministro della salute, dai dirigenti e dal personale della struttura. Dopo l'incontro nell'auditorium con i bambini, i genitori e il personale medico e paramedico, il Papa si è recato all'Unità di Emato-Oncologia (ludoteca e reparto di chemioterapia) al secondo piano e ha visitato in forma privata i bambini degenti, compresi due piccoli guariti dal cancro.

"Da un lato, attraversando quella porta e vedendo i vostri occhi, i vostri sorrisi, i vostri volti ha suscitato il desiderio di rendere grazie. Grazie per l'affetto che avete nell'accogliermi; grazie perché vedo l'affetto con cui siete curati e accompagnati". Così papa Francesco si è rivolto ai piccoli pazienti, alle famiglie e al personale medico e paramedico. "Grazie - ha proseguito - per lo sforzo di tanti che stanno facendo del loro meglio perché possiate riprendervi presto. E' così importante sentirsi curati e accompagnati, sentirsi amati e sapere che state cercando il modo migliore di curarci; per tutte queste persone dico: grazie". "E nello stesso tempo, desidero benedirvi - ha aggiunto -.
Voglio chiedere a Dio che vi benedica, accompagni voi e i vostri familiari, tutte le persone che lavorano in questa casa e fanno in modo che quei sorrisi continuino a crescere ogni giorno. A tutte le persone che non solo con medicinali bensì con la 'affettoterapia' aiutano perché questo tempo sia vissuto con più gioia". "Questa cosa è così importante - ha concluso - l'affettoterapia: qualche volta una carezza aiuta molto a riprendersi".

Più di 8 mila pediatri messicani hanno ricevuto la loro formazione nell'ospedale, che invia regolarmente decine di medici per specializzarsi all'estero. Esso dispone di 212 posti letto distribuiti fra 30 specialità mediche e chirurgiche. Papa Giovanni Paolo II visitò la struttura durante il suo primo viaggio in Messico, nel 1979.

NEI LUOGHI DI MIGRANTI  E DESAPARECIDOS. Bergoglio è il terzo pontefice a visitare il Paese dopo Giovanni Paolo II - che lì ha compiuto il suo primo viaggio da Papa e poi è tornato altre quattro volte volte - e Bendetto XVI, nel 2012. Il viaggio di Bergoglio raggiungerà le regioni più problematiche di un Paese nel quale, in dieci anni, ci sono stati oltre 200mila vittime di omicidi, 27mila desaparecidos, centinaia di migliaia di sfollati.

DOPO KIRILL, CAMBIA IL NUNZIO A MOSCA. Per il Messico, si tratta di un percorso denso di messaggi. Ma ricchissimo di significati è stato anche il preludio del viaggio, che ha vissuto a Cuba il momento storico di un incontro tra il pontefice e il primate della Chiesa russa, che non aveva precedenti dopo il grande scisma del 1054. E a meno di ventiquattro ore dalla firma della dichiarazione congiunta tra i due primati, è arrivata la notizia che cambierà il nunzio apostolico a Mosca: monsignor Ivan Jurkovic va a Ginevra come osservatore permanente della Santa Sede alla sede Onu, prendendo il posto di monsignor Silvano Maria Tomasi. Jurkovic era stato nominato rappresentante del Vaticano in Russia e Uzbekistan nel 2011 da Benedetto XVI. Di origini slovene, proveniva dalla nunziatura ucraina: due aspetti che venivano guardati con freddezza dal patriarcato di Mosca.
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