Milano, 23 settembre 2014 - 20:23

Pedofilia, arrestato l’ex nunzio di Santo Domingo in Vaticano

Si tratta del polacco Jozef Wesolowski: era sotto inchiesta per pedofilia. L’arresto con l’ok di Papa Francesco. Il prelato si trova ai domiciliari

di Redazione Online

(Epa) (Epa)
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Un arcivescovo polacco è stato arrestato in Vaticano per pedofilia. Si tratta dell’ex nunzio e diplomatico di ungo corso Jozef Wesolowski. L’arresto è stato realizzato secondo le indicazioni di Papa Francesco. Wesolowski era stato ridotto nei mesi scorsi allo stato laicale dopo la condanna nel primo grado di giudizio.

L’inchiesta in breve

L’inchiesta per presunti casi di pedofilia a carico dell’ex arcivescovo polacco era partita dalla Repubblica dominicana dove era stato a lungo nunzio apostolico. Il prelato avrebbe adescato alcuni ragazzini su una spiaggia di Santo Domingo pagandoli per fare sesso: le accuse sono emerse dopo l’uscita di un’inchiesta della giornalista dominicana Nuria Piera, uscita nel settembre 2013, che sosteneva che il sacerdote pagava per fare sesso con minori e frequentava una zona di Santo Domingo famosa per la prostituzione minorile. Un diacono, suo ex collaboratore, avrebbe anche riferito di avergli procurato giovani per rapporti sessuali.
La documentazione era quindi stata trasmessa alla magistratura polacca. Da qui, le richieste della procura di Varsavia al Vaticano sullo status legale dell’arcivescovo, che allora godeva di immunità diplomatica (in ogni caso, la Santa Sede non autorizza l’estradizione dei suoi cittadini).
Mons. Wesolowski, 66 anni, nominato da Giovanni Paolo II, era in carica nell’isola dal gennaio 2008. Papa Francesco lo aveva richiamato a Roma nell’agosto 2013 in seguito proprio alle accuse di abusi su minori. In Vaticano è stato quindi sottoposto prima al giudizio canonico, il cui primo grado si è concluso a giugno di quest’anno con la riduzione allo stato laicale, poi a un processo penale, seguito dalle autorità di polizia e dalla magistratura vaticana. Contro questa decisione il prelato aveva fatto appello. La vicenda di Wesolowski è il secondo caso processo penale interno alla Santa Sede dopo quello dell’ex maggiordomo di Ratzinger Paolo Gabriele, che aveva rubato delle carte dall’appartamento del papa, che poi lo graziò.

Risiedeva in un convento

L’alto prelato polacco, privo dell’immunità diplomatica, era rimasto a Roma e risiedeva in un convento. Nella mattina di martedì 23 settembre è stato convocato negli uffici del tribunale vaticano dove è giunto verso le 15: quindi la notifica, le formalità di rito e l’ingresso in una cella dello Stato Città del Vaticano.

Ai domiciliari per ragioni di salute

Cella dove non si è fermato per molto tempo, per ragioni di salute, come specifica il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. In particolare Lombardi, in una nota, spiega che «oggi il promotore di giustizia del tribunale di prima istanza della Città del Vaticano ha convocato l’ex nunzio, a carico del quale aveva avviato un’indagine penale. Al prelato sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso ai danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana». È stata proprio «la gravità degli addebiti -spiega ancora Lombardi- che ha indotto l’ufficio inquirente a disporre un provvedimento restrittivo che alla luce della situazione sanitaria dell’imputato consiste nei domiciliari».

Il Pontefice: «Affrontare la situazione con rigore»

Lombardi ha poi spiega poi che «l’iniziativa assunta dagli organi giudiziari dello Stato è conseguente alla volontà espressa dal Papa affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede».

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