Milano, 29 luglio 2014 - 10:09

Ansia, la tecnica dei movimenti oculari riabilitata da un nuovo studio

Rivivere le immagini di ricordi negativi ne riduce l’intensità emotiva e la forza vivida e il movimento degli occhi impedisce che a queste vengano associati pensieri catastrofici

di Cesare Peccarisi

shadow

La tecnica EMDR
La tecnica EMDR

Dopo un decennio di discussioni sulla validità della tecnica anti-ansia chiamata EMDR, acronimo di eye movement desensitization and reprocessing, cioè desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, che ha visto detrattori e sostenitori in società scientifiche come l’APA, l’associazione degli psichiatri americani o il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che ne ha verificato gli effetti nei reduci colpiti da PTSD (la sindrome post-traumatica da stress), arriva ora dai ricercatori tedeschi dell’Università di Colonia diretti da Marco Rathschlag uno studio pubblicato su Brain Behaviour che spezza una lancia a suo favore.

Una scuola criticata

L’EMDR, messa a punto nell’89 dalla psicologa americana Francine Shapiro del Mental Research Institute di Palo Alto per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress, negli anni ha visto nascere negli Stati Uniti una vera scuola di pensiero con un centro di ricerca, chiamato EMDR Institute, per tutte le possibili applicazioni di questa forma di trattamento, dai disturbi d’ansia agli attacchi di panico, alle fobie, alla depressione da lutto. Ciò ha dato anche adito a polemiche sul possibile impatto d’immagine di questa iniziativa di cui si era fatto portavoce Richard McNally della Harvard University con un articolo molto critico pubblicato sul Journal of Anxiety Disorders.

Occhi avanti e indietro

La metodica è tutto sommato semplice: il paziente, mentre si concentra sul problema che gli procura ansia, deve muovere gli occhi avanti e indietro, qua e là. Poi il terapista muove una penna o una piccola fonte luminosa davanti ai suoi occhi e il paziente deve seguirla con lo sguardo, un po’ come fa il neurologo quando deve verificare se sono presenti scosse di nistagmo oculare in caso di vertigine, encefalopatia da alcolismo, sclerosi multipla. Ma mentre i meccanismi che determinano il nistagmo sono noti, nessuno è ancora riuscito a spiegare perché e come l’EDMR funzioni nell’ansia. Alcuni pensano che si comporti un po’ come l’agopuntura e, così come quest’ultima sblocca il cosiddetto Qi, la forza dell’energia che scorre attraverso il corpo, favorendone il flusso corretto, i movimenti oculari sbloccherebbero il sistema di elaborazione delle informazioni.

Effetto ping-pong tra emisferi

Per altri invece ha una sorta di effetto ping-pong fra emisfero destro e sinistro che ristruttura la memoria, ma forse la spiegazione migliore è che l’EDMR attivi un processo di guarigione simile a quello che si verifica nel sonno e i ricordi che procurano ansia vengono rimaneggiati ed eliminati per essere sostituiti da ricordi meno ansiogeni. Per l’Organizzazione mondiale della sanità non si tratta di una tecnica di eccezionale efficacia e secondo i suoi detrattori gli studi clinici controllati secondo i criteri dell’evidence based medicine non hanno fornito certezze sulla sua reale efficacia in disturbi diversi dal PTSD. Anche se alcune meta-analisi hanno evidenziato un’efficacia tutt’al più simile ad altre procedure, in alcuni Paesi europei è comunque considerato potenzialmente efficace nonostante i dubbi sui suoi reali meccanismi di funzionamento e sulla durata del suo effetto (3-5 mesi).

Semplice e pratica

La sua semplicità e praticità non la fanno comunque passare inosservata e i risultati positivi di quest’ultimo studio tedesco la mettono nuovamente in gioco: i ricercatori dell’Institute of Cognitive and Team/Racket Sport Research della German Sport University di Colonia hanno peraltro condotto uno studio controllato che difficilmente lascerà molto spazio alle critiche. Dopo aver selezionato una cinquantina di atleti di ambo i sessi con un’età media di 26 anni valutati all’inizio con apposite scale per stabilire il loro livello basale di ansia (Likert Scale e STAI), li hanno controllati in maniera obiettiva quando veniva chiesto loro di ripensare a un momento ansiogeno della loro vita sul quale verificare gli effetti della tecnica EDMR. Per farlo è stato usato un marchingegno che calcola il livello di contrazione muscolare delle dita, notoriamente correlato al livello d’ansia, quello che in termini tecnici è chiamato BDORT, acronimo di Bi-Digital-O-Ring-Test, cioè test ad anello bidigitale, perché calcola la forza con cui pollice e indice, giustapponendosi, disegnano una “O” facendo il segno di ok. È stato così possibile verificare se veramente i pazienti tornavano col pensiero a un brutto ricordo della loro vita con un aumento della contrazione inconscia delle dita, cosa che i precedenti studi non avevano potuto dimostrare e, soprattutto, se alla ridotta sensazione d’ansia dopo l’EDMR corrispondeva anche la decontrazione delle dita.

Ricordi negativi

Finora il calo dell’ansia era testimoniato solo dalle dichiarazioni dei pazienti e dai migliorati risultati delle scale di valutazione compilate dopo la prova, ma su entrambe gravava il dubbio della soggettività e quindi dell’“effetto placebo”. Visti i risultati statisticamente significativi (9 punti in meno alla Likert Scale), la conclusione degli autori è che rivivere le immagini di ricordi autobiografici negativi ne riduce l’intensità emotiva e la forza vivida e il movimento degli occhi impedisce che a queste vengano associati pensieri intrusivi di future catastrofi tipiche del pensiero ansioso, ciò che nel linguaggio comune viene chiamato “pensiero da menagramo”, e quindi l’EDMR ridurrebbe sia l’ansia di stato che quella di tratto. Ma attenzione, rivivere l’intensità emotiva e la forza vivida di un brutto ricordo può essere controproducente se non si sa come dominarlo: proprio perché l’EDMR sembra così facile bisogna ricordare che non va mai fatta da soli, ma sempre sotto il controllo di un terapeuta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ti potrebbero interessare anche articoli correlati
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT