Milano

Pedofilia, spretato don Inzoli: la decisione di papa Francesco dopo la condanna

Don Inzoli quando ancora vestiva la tonaca 
L'ex sacerdote coinvolto in un'inchiesta di abusi. La comunicazione del vescovo di Crema in una lettera ai fedeli
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Ridotto per sempre allo stato laicale. Dopo la condanna penale per pedofilia, arriva il provvedimento del papa per don Mauro Inzoli, sacerdote di Comunione e Liberazione, ex responsabile della Compagnia delle Opere di Cremona e Crema. Lo annuncia il vescovo di Crema, Daniele Gianotti, in una lettera ai fedeli.

"Nei giorni scorsi - scrive Gianotti - la congregazione per la dottrina della fede mi ha comunicato la decisione, presa da papa Francesco il 20 maggio scorso con sentenza definitiva, di dimettere don Mauro Inzoli dallo stato clericale". Coinvolto in un'inchiesta penale, oltre che in quella all'interno della comunità religiosa, il prete è stato condannato a quattro anni e nove mesi per pedofilia e al divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori. Nelle motivazioni della sentenza, si precisava che gli abusi avvenivano anche durante le confessioni. Il sacerdote era già stato sospeso dalla congregazione per la dottrina della fede.

"Non possiamo pensare - scrive ancora il vescovo - che il papa sia giunto a una decisione così grave senza aver vagliato attentamente davanti a Dio tutti gli elementi in gioco, per arrivare a una scelta che fosse per il bene della chiesa e al tempo stesso per il bene di don Mauro: perché nessuna pena, nella chiesa, può essere inflitta se non in vista della salvezza delle anime, che può passare anche attraverso una pena così grave, la più grave che possa essere inflitta a un sacerdote".

LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA PENALE - Gli abusi durante le confessioni

"Chiedo a me e a tutti voi - conclude il vescovo di Crema - di accompagnare questo momento in vero spirito di fede, portando nella nostra preghiera anzitutto i nostri fratelli che sono stati vittime dei comportamenti che hanno condotto il papa a questa decisione. A loro, e alle loro famiglie, va ancora una volta tutta la solidarietà mia e della nostra chiesa, che non può non provare un profondo dolore per il male compiuto da uno dei suoi preti".

La condanna riguardava gli abusi subìti da cinque ragazzi, il più piccolo aveva, all'epoca, 12 anni, il più grande 16. Alle vittime, il sacerdote aveva risarcito il danno: 25mila euro a testa. Il procuratore Roberto Di Martino del tribunale di Cremona aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione. Nella richiesta, il procuratore aveva tenuto conto dello sconto di un terzo di pena previsto per il rito abbreviato e dell'attenuante relativa ai risarcimenti.
 
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