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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 06:37.

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Antonello Cherchi
Nove mesi per trasferire dalla carta alla realtà la riforma delle province. Il conto alla rovescia è scattato martedì scorso, data di entrata in vigore della legge 56 che riordina le amministrazioni provinciali, trasformandone dieci in città metropolitane e le altre 97 in enti territoriali di area vasta, con a capo un presidente e un consiglio scelti fra i sindaci e i consiglieri comunali dei municipi che fanno parte delle attuali province.
Dopo che del problema se ne è parlato tanto, l'accelerata impressa dal Governo all'approvazione della riforma si ripercuote anche sulla sua messa in pratica. Al massimo entro la fine di quest'anno la nuova governance delle province dovrà essere cosa fatta, almeno in 19 amministrazioni ora rette da un commissario e nei 45 consigli che termineranno il mandato tra l'8 e il 21 giugno prossimi.
La prima scadenza è fissata per gli inizi di luglio, quando dovrà vedere la luce un decreto del presidente del Consiglio con cui Stato e Regioni individueranno le ulteriori funzioni delle province oltre quelle già indicate dalla legge. Un passaggio importante, perché da esso dipende non solo il raggio d'azione dei futuri enti di area vasta, ma anche la mobilità del personale. Secondo il conto annuale del Tesoro, nel 2012 nelle province lavoravano oltre 51mila persone, più di 46mila a tempo pieno e quasi 4.500 part-time. Quanti di questi addetti rimarranno in provincia, quanti transiteranno alla Regione o alle unioni di Comuni (regolamentate anch'esse dalla legge 56), dipenderà dalle funzioni attribuite alle nuove amministrazioni.
Il vero snodo della riforma, però, si concentrerà tra settembre e dicembre. Entro la fine di settembre, infatti, dovrà essere eletto il consiglio provinciale, mentre sul versante delle città metropolitane dovrà essere pronta la bozza di statuto da sottoporre al consiglio metropolitano, che dovrà essere votata sempre entro il 30 di tale mese.
L'altro pezzo della riforma dovrà giungere al traguardo per fine anno, quando dovranno essere votati i presidenti delle province. Entro tale termine dovranno, inoltre, essere approvati i nuovi statuti sia delle province sia delle città metropolitane (esclusa la città metropolitana di Reggio Calabria, che verrà istituita a fine 2016). Insomma, il 1° gennaio 2015 ci dovranno essere 73 province che avranno cambiato fisionomia: 64 perché commissariate o in scadenza a giugno prossimo e nove perché si trasformeranno in città metropolitane. A queste si aggiungeranno nel tempo altre 12 province, quattro delle quali termineranno la legislatura nel 2015 e otto nel 2016 (anno in cui, come detto, arriverà anche la città metropolitana di Reggio Calabria).

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