Nel corso della trasmissione “Otto e mezzo” su La7 del 12 aprile in più occasioni l’ex premier Matteo Renzi ha sollecitato i telespettatori a fare un fact-checking sulle sue affermazioni. Abbiamo individuato alcuni punti controversi dell’ampia intervista condotta da Lilli Gruber.

IL DEFICIT

Renzi: «Io sono stato più rigoroso di Monti sui numeri. Il deficit di Monti era al 3 per cento. Il mio al 2,3 e ora al 2,1 con la manovrina».

VERO, MA Il governo Monti ha ereditato una situazione pesante dei conti economici, con uno spread molto elevato e un rapporto deficit-Pil al 5,3% nel 2009 e al 4,2 nel 2010. Il passaggio al 3% è anche effetto della dura manovra economica dell’autunno 2011, con il decreto Salva Italia e la riforma Fornero sulle pensioni, che hanno garantito risparmi pluriennali. Il governo Renzi inoltre ha potuto beneficiare, grazie al Quantitative Easing della Bce, di un costo del debito molto più basso rispetto a quello del governo Monti. Altro dato che contraddice le affermazioni di Renzi sono le cifre del debito pubblico: 2.070.013 milioni di euro nel 2013 e 2.217.695 a dicembre 2016.

IL REDDITO DI CITTADINANZA

Renzi: «I Cinque Stelle vorrebbero finanziare il reddito di cittadinanza con 100 milioni l’anno presi da vitalizi e pensioni d’oro ma costerebbe dai 20 ai 96 miliardi».

VERO, MA Le stime sui costi del cosiddetto reddito di cittadinanza sono molto variabili perché dipendono dalla platea dei beneficiari e dall’ammontare delle somme corrisposte. La proposta del M5S prevede un costo annuo di 16,9 miliardi, e un assegno che porti tutti i cittadini a prendere 780 euro al mese, con un assegno ridotto per chi percepisce altri redditi fino ad arrivare ad un ammontare complessivo di 780 per un single, 1014 per un genitore con minore a carico e 1638 per una coppia con due figli minorenni. La voce più forte delle coperture prevede 5 miliardi mediante la centralizzazione degli acquisti della PA in capo a Consip. Altri 2,5 miliardi sono di tagli alle spese militari, mentre i costi della politica (indennità e altre voci della macchina istituzionale) sono così suddivisi: 62 milioni di riduzioni da spese degli organi costituzionali, 60 milioni con la riduzione delle indennità parlamentari a 5000 euro lordi al mese e 45 milioni annui da ciò che resta del finanziamento ai partiti. La proposta prevede inoltre 100 milioni dal taglio alle auto blu e 700 milioni da un prelievo sulle pensioni d’oro. La quota relativa ai cosiddetti costi della politica copre effettivamente solo una piccola parte del fabbisogno necessario a finanziare il reddito di cittadinanza.

IL TESORETTO

Renzi: «Io ho lasciato un tesoretto di 47 miliardi, non un buco. Basta verificare al comma 140 dell’articoli 1 della legge di Bilancio del 2017. Con la “manovrina” Non aumenta l‘Iva, non aumenta la benzina e nemmeno le tasse e bisogna dire bravi al premier Gentiloni e al ministro Padoan».

VERO, MA La manovrina da 3,4 miliardi per portare il deficit dal 2,3% al 2,1% è stata chiesta da Bruxelles. Secondo l’ex premier non c’era alcun obbligo, ma la Commissione ha spiegato che c’era il rischio di una procedura di infrazione sul deficit e l’attuale governo ha deciso di provvedere. Nella manovra 2017 si prevede un fondo con una dotazione pari a 1,9 miliardi per il 2017, 3,15 miliardi per il 2018, 3,5 per il 2019 e una somma pari a 3 miliardi per gli anni dal 2010 al 2032. Il fondo è finalizzato «ad assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale». In totale la cifra è di 47,5 miliardi per 16 anni. I capitoli principali riguardano trasporti, infrastrutture, difesa del suolo, prevenzione del rischio sismico, riqualificazione urbana. Si tratta di una programmazione pluriennale, dunque, e non di un tesoretto immediatamente disponibile. Quanto a Iva e accise il rischio è che potrebbero aumentare nella manovra per il 2018 se non si trovano altri rimedi per sterilizzare le “clausole di salvaguardia”.

I VACCINI ALLA CAMERA

Renzi: «Il 13 aprile alla Camera c’è un convegno organizzato dal movimento degli scissionisti di Bersani e D’Alema che dà spazio alla tesi dei negazionisti dei sui vaccini».

VERO, MA In realtà si tratta di una iniziativa di un singolo deputato, Adriano Zaccagnini (ex M5S poi passato in Sel e ora in Mdp), che ha organizzato una conferenza («Vaccini, l’altra verità») con alcuni esponenti (medici e non) del fronte No vaccini. Renzi però non ha ricordato che il capogruppo di Mdp alla Camera Francesco Laforgia ha subito preso le distanze dall’iniziativa del deputato che «è personale e non ha nulla a che fare con la posizione del Gruppo e di Articolo 1 su questo tema».

LA PARTECIPAZIONE E I PARTITI

Renzi: «Nessun partito in Europa ha numeri di partecipazione pari a quelli del Pd».

FALSO Nel settembre 2013 gli iscritti alla Spd furono chiamati a pronunciarsi sulla Grande coalizione con Angela Merkel. Su 474.820 mila iscritti si recarono ai seggi in 369.680, circa l’80%. Una percentuale dunque molto più alta del congresso del Pd del 2017, dove il dato finale parla di 266.726 votanti, pari al 59,29% dei 449.852 iscritti. In Francia nel gennaio scorso alle primarie per scegliere il candidato socialista alla presidenza hanno votato al primo turno 1.655.919 cittadini, al ballottaggio tra Manuel Valls e Benoit Hamon la partecipazione è salita fino a 2.045.343. Renzi non si è sbilanciato sulla partecipazione alle primarie del Pd del 30 aprile, ma le stime indicano che potrebbe essere sotto i 2 milioni. Alle primarie del dicembre 2013 vinte da Renzi votarono 2.814.881 cittadini.

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