Parla con lei

La luce accesa sulle coppie invisibili

di MICHELA MARZANO
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#Romatrascrive. È stato uno degli hashtag più usati su twitter durante lo scorso week-end. Accompagnato talvolta da gioia, altre volte da rabbia; talvolta da speranza, altre volte da sconforto. Fatto sta che, in breve tempo, sono stati in tantissimi a reagire sui social network all'iniziativa voluta da Ignazio Marino, sindaco di Roma, che sabato scorso ha trascritto sui registri dell'anagrafe cittadina le nozze di 16 coppie omosessuali sposate all'estero.

Marino ha fatto le cose in grande: ha aperto agli sposi e alle spose la sala più bella del Campidoglio; ha sfidato il ministro Alfano e il prefetto di Roma; ha ignorato le proteste della diocesi di Roma e gli avvertimenti della Cei. Per il sindaco, d'altronde, non c'è più tempo. C'è gente che aspetta da troppo tempo. E l'Italia non può continuare a velarsi gli occhi. Non può far finta che vada tutto bene. Non può dimenticare che nel nostro Paese, a differenza della Francia, della Germania o dell'Inghilterra, per le coppie dello stesso sesso non è previsto niente. In compagnia dell'Italia, ormai, ci sono solo la Grecia, la Lituania, la Lettonia, la Polonia, la Bulgaria, la Romania e Cipro. Perché non adeguarsi alla civiltà del resto dell'Europa?

"Anche se la trascrizione non avrà effetto immediati sulle nostre vite", dice Marilena mentre festeggia l'evento insieme a Laura e ai suoi tre bambini, "è un fatto simbolico, un modo per rendere pubblico il nostro matrimonio". È questo, in fondo, il vero scopo dell'iniziativa di Marino: rendere pubblica l'esistenza di famiglie che già esistono; dare visibilità a un pezzo della realtà. È sempre da qui che si deve partire per cambiare le cose: la visibilità. Come sanno bene tutti coloro che, nel corso del XX secolo, hanno fatto della lotta per la visibilità una battaglia politica.

Se si analizza la grammatica del potere, ci si rende bene conto di come, per secoli, quest'ultimo si sia costruito e consolidato proprio grazie all'assenza di visibilità. Il segreto e l'opacità hanno permesso ai sovrani, ai despoti e poi anche agli apparati di partito di abusare del proprio potere. L'oscurità ha reso invisibile non solo la verità, ma anche le persone. È per questo che la lotta per farsi vedere e sentire è diventata un aspetto fondamentale dei movimenti politici e sociali contemporanei. E che si è progressivamente capito che uscire dall'afasia e battersi per ottenere la visibilità significava lottare non solo per il riconoscimento delle proprie idee e dei propri diritti, ma anche per facilitare l'accesso di tutti alla democrazia.

La richiesta di visibilità pubblica è una richiesta di accettazione. Della propria identità, delle proprie differenze, delle proprie specificità. Non si tratta di pretendere che le proprie idee e i propri valori siano approvati o condivisi da tutti. Si tratta solo di fare in modo che tutti abbiano il diritto di rivendicare i propri diritti. È per questo che il gesto di Ignazio Marino è tutt'altro che un "flop", come dichiara chi immagina che l'annullamento delle trascrizioni preteso dal prefetto Pecoraro possa cancellare la valenza simbolica dell'evento del Campidoglio. Non solo, infatti, c'è sempre la possibilità di fare ricorso alle Ue, come spiega il sindaco di Roma. C'è soprattutto l'evidenza del fatto che l'Italia, ormai, non può più esimersi dal legiferare sulle coppie omosessuali. 
Twitter: @MichelaMarzano