Milano, 18 aprile 2014 - 16:11

Dormire serve al cervello
per «fare le pulizie»

Durante il sonno vengono eliminate le tossine dal sistema nervoso. L’importanza dell’ozio cerebrale e i pericoli del web

di Elena Meli

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Perché tutti gli animali, nessuno escluso, dormono? Durante il sonno sono (siamo) del tutto inermi nei confronti dei pericoli esterni, eppure non è possibile sopravvivere senza il regolare «spegnimento» temporaneo del cervello. Gli studi sull’uomo hanno dimostrato che il riposo serve tra le altre cose a consolidare la memoria e a migliorare l’apprendimento, ma deve esserci qualcosa di ancora più importante per una funzione che nei fatti risulta primaria e indispensabile come nutrirsi o bere. Una ricerca pubblicata sulla rivista Science spiega che forse il principale scopo del sonno è consentire al cervello di «fare le pulizie» eliminando le scorie prodotte dalle cellule cerebrali; inoltre, alcune patologie neurologiche potrebbero dipendere proprio dal mancato «lavaggio» di proteine tossiche durante la notte.

Grandi pulizie

La ricerca è stata condotta visualizzando l’attività del cervello di topolini svegli e durante il sonno, soffermandosi soprattutto sul cosidetto sistema glinfatico: si tratta di vie, individuate dagli stessi autori, che sarebbero responsabili della pulizia del sistema nervoso smaltendo i «rifiuti metabolici» del cervello. Questo infatti, pur essendo uno degli organi più delicati dell’organismo, è privo dei vasi linfatici che ovunque, nel resto del corpo, servono per portar via le scorie. «Ci siamo accorti che il sistema glinfatico è dieci volte più attivo quando i topolini dormono - spiega Maiken Nedergaard, responsabile dello studio e direttrice del Laboratorio di studi sulle malattie gliali dell’università di Rochester -. Alcune cellule cerebrali, probabilmente quelle gliali che servono a mantenere vitali i neuroni, si rimpiccioliscono durante il sonno: lo spazio fra queste cellule aumenta del 60 per cento e ciò consente l’ingresso di una maggiore quantità di fluidi che aiutano a drenare sostanze tossiche e scorie».

Due possibilità

È una funzione vitale per i neuroni, ma pare non sia possibile svolgerla mentre il cervello è sveglio: «Sembra che sia necessaria molta energia per pompare fluidi nel cervello e pulirlo, e questo potrebbe essere incompatibile con le normali attività cognitive - dice l’esperta -. Del resto in una casa si può dare una festa e si possono fare le pulizie, ma queste due attività non possono essere eseguite contemporaneamente: è come se il cervello dovesse scegliere fra due possibilità, sveglio e allerta oppure addormentato e intento a sgombrare il campo dai rifiuti». La ricercatrice osserva che avere conferma di questi dati nell’uomo sarà relativamente semplice, si tratterà infatti di svolgere studi di risonanza magnetica in volontari svegli o addormentati; le implicazioni però potrebbero essere significative, perché una scarsa capacità di depurazione cerebrale dovuta a un sonno inadeguato potrebbe contribuire alla comparsa di patologie neurologiche caratterizzate dall’aumento incontrollato dei rifiuti metabolici. In alcune malattie come l’Alzheimer o il Parkinson, per esempio, vengono prodotte molte tossine e se i meccanismi di pulizia del cervello non funzionano bene la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Per il momento sono solo supposizioni, che però aprono nuove strade alla ricerca.

L’ozio del cervello

La conferma dell’utilità del riposo per il cervello arriva anche da uno studio dello svedese KTH Royal Institute of Technology: un cervello in ozio, secondo i ricercatori, sta svolgendo un lavoro importante perché sta immagazzinando i dati che ritiene necessari scartando ciò che non gli serve. Il problema è che oggi siamo continuamente bombardati da informazioni: succede navigando online e, secondo l’esperto Erik Fransén, questo sta avendo un effetto dannoso sulla nostra capacità di memoria. «Quando comunichiamo abbiamo bisogno della memoria di lavoro, quella a breve termine: è quella che ci aiuta a filtrare le informazioni e decidere quali usare per comunicare, ma è una risorsa limitata che può contenere solo pochi dati alla volta - spiega Fransén -. Quando navighiamo sul web però infarciamo di concetti la memoria a breve termine e la nostra capacità di processarli, scegliendo cosa trattenere, comincia a perdere colpi. Inoltre, quando cerchiamo di immagazzinare troppo nella memoria a breve termine stiamo anche rubando al cervello il tempo e le risorse di cui ha bisogno per fare le pulizie, trasferendo alla memoria a lungo termine ciò che conta realmente. Restare sconnessi dalla Rete per un po’ fa bene, in altre parole». Il tempo passato nell’ozio o a dormire, insomma, non è affatto tempo sprecato: il cervello lavora alacremente per noi anche in questi frangenti e dormire poco stando sempre connessi al web parrebbe proprio essere la via più veloce per andare in tilt.

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