La morte di Jess e il potere reale delle cure alternative

È importante parlare della morte di Jessica Ainscough, la 30enne che curava il cancro con i frullati e che è morta qualche giorno fa. Era diventata un'icona e io spero che lo resti

Quando aveva 22 anni e si preparava a entrare nel mondo della moda, Jess scoprì di avere un raro sarcoma al braccio sinistro. Qualcosa che – se operato – poteva darle una speranza di sopravvivenza molto più che concreta: circa il 72%. Ma il braccio andava tagliato. Jess non voleva saperne, e optò per una tecnica alternativa, ma fondata scientificamente: la perfusione di medicinali chemioterapici nella circolazione, temporaneamente isolata, dell'arto. Funzionò, ma un anno dopo la malattia si presentò di nuovo.

Di nuovo Jess rifiutò di amputare l'arto, questa volta rifiutò in toto anche la medicina convenzionale e si rifugiò nel protocollo di Gerson, che prevede un frullato l'ora e 5 clisteri di caffè al giorno. Il protocollo Gerson non è una serie gratuita di consigli, ma una “terapia” molto costosa. Per avere un'idea della sua espansione nel mondo, e in Italia, date un'occhiata qui. Di lì a poco, Jess fece della sua esperienza una professione, una causa, e divenne famosa come The Wellness Warrior. Qualche giorno fa è morta.

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Nel mezzo c'è anche la triste vicenda della madre, che la sostenne e come lei curò un tumore al seno con la terapia Gerson. Anche lei è morta. Nel mezzo ci sono anche gli anni di dolore e la consapevolezza – arrivata poco dopo la morte della madre – che non ce l'avrebbe fatta, che stava peggiorando, che l'associazione a cui aveva affidato la sua vita e per la quale si era spesa in prima persona, per convincere altri a seguire il suo esempio, era un'associazione di ciarlatani.

Per anni, ha creduto che bere frullati avrebbe “purificato” il suo corpo rendendolo capace di curarsi da solo. Tutto parte di un copione già letto, tutto senza senso come una religione che vede un corpo malato come un corpo peccaminoso, che deve pulirsi. Scriveva Jess: “Quando siamo aperti e in uno stato di fiducia, allora appaiono davanti a noi le persone, le situazioni e gli strumenti più giusti”. Qual è il dogma segreto della medicina alternativa quando si propone quasi come una fede? Non combattere, rilassati, credici: l'universo verrà da te e ti porterà quello di cui hai bisogno. Ma non lo farà, e non l'ha fatto neppure per la bella Jess.

Eppure, resta pratica molto comune per i malati di tumore affidarsi a cure alternative, spesso senza negare le cure tradizionali, ma comunque senza farne parola ai loro medici. Secondo un'indagine, si tratta all'incirca del 70% di tutti i malati di cancro. Ma, come molti malati ignorano, questi trattamenti seguiti “in parallelo” non solo sono inutili, ma possono ostacolare la guarigione, perché erbe e integratori possono interagire con la chemioterapia, ad esempio. Lo spiega bene questa oncologa al Guardian. Tra l'altro, un'indagine canadese dell'Università di Guelph, seguita da un'inchiesta dello Stato di New York, ha scoperto che circa un terzo degli integratori non contiene traccia di quanto promesso.

Altre vittime delle terapie alternative muoiono lasciando le loro famiglie sul lastrico, per le spese sostenute: migliaia di euro per infondere vitamine, per farsi manipolare la schiena anche con esiti fatali, per pagare estratti di piante rare e costosissime. Per questo è importante parlare di Jess, della sua battaglia e della sua sconfitta: perché nessuna giovane vita sia di nuovo manipolata in modo così criminale, sfruttando la disperazione per soldi.