Il latte tossico delle caprette cresciute tra scorie di discariche e acciaierie

Il direttore dell’Arpa: «Non esistono limiti per cromo e nichel» - Amalia De Simone /corriere.it - CorriereTv

Le caprette di Federica Fioretti sono allevate e curate con amore. Il loro latte sarebbe un prodotto pregiato, peccato che sia tossico. Avvelenato, come alcuni formaggi e le uova di tanti altri allevatori di Terni e in particolare in quell’area che si trova in prossimità delle discariche delle acciaierie, del polo di incenerimento, del polo chimico e in generale del Sito d’interesse nazionale. Per l’Asl di Terni che ha condotto uno studio durato tre anni, ci sono una serie di prodotti contaminati da diossine e metalli pesanti. Le tabelle mostrano un superamento dei livelli consentiti in ben 5 punti. I prelievi fatti secondo un progetto interregionale voluto dal Ministero della Sanità e partito nel 2011, hanno dato come risultato che su 21 prelievi fatti a Terni, si è scoperto che 10 erano oltre i limiti di azione e appunto 5 oltre il limite di allarme.

Federica l’ha scoperto quasi per caso. Vive a Santa Maria la Rocca, un posto immerso nel verde e apparentemente incontaminato. Questo fazzoletto di terreno dove alleva i suoi animali è a cinque minuti di auto dal centro di Terni ed è circondato da potenziali punti di inquinamento: «Da un lato ci sono le acciaierie, da un altro il polo di incenerimento poi ci sono le industrie chimiche. Siamo accerchiati. - spiega con un amaro sorriso Federica - Un bel giorno vengono degli operatori dell’Asl per prelevare il latte delle mie capre per analizzarlo. Passano i mesi e nessuno mi comunica i dati su questi prelievi, così vado all’Asl dove mi mostrano i risultati e ce ne sono alcuni cerchiati in rosso. In sostanza il latte delle mie capre era contaminato. Il livello di contaminazione non superava il limite massimo per cui normalmente ti abbattono i capi e si puliscono la coscienza, ma era al di sopra della soglia d’azione, la soglia media. Il grosso interrogativo resta per tutti gli altri alimenti: non sappiamo se sono contaminati. Nel frattempo noi con l’associazione Mercato brado stiamo cercando di capire se la contaminazione possa riguardare anche verdure, ortaggi e frutta e quanto cambia l’incidenza degli inquinanti anche nelle uova e nel miele. Si tratta di analisi molto costose perché parliamo di 700 euro a campione».

La signora Marisa Laureti vive proprio nei pressi dell’ingresso di una delle discariche. Anche lei ha ricevuto la visita degli analisti dell’asl che però cercavano un suo vicino di casa, un allevatore al quale sono stati abbattuti tutti i capi. «Mi dissero: signora ma lei le ha le galline? Lo sa che le uova in questa zona sono tutte tossiche?» dice Marisa e aggiunge: «Mi chiedo se le uova delle galline sono tossiche, allora noi cosa abbiamo respirato per tanti anni? E cosa continuiamo a respirare? Ci stanno avvelenando?». Lorenzo Di Schino del Comitato No inceneritori e Andrea Liberati di Italia Nostra spiegano che nonostante numerosi rilevamenti fatti dall’Arpa abbiano evidenziato una presenza elevata di pcb e diossine nella zona limitrofa al polo di incenerimento, a quella vicina alle acciaierie e alle discariche di scorie, e nonostante lo studio condotto dall’asl sulle matrici alimentari come il latte e uova, nessun organo amministrativo o politico ha preso posizione o ha previsto interventi. «Il paradosso è che poi nelle comunicazioni dell’Asl agli allevatori viene indicato di non bruciare buste di plastica in prossimità degli animali, come se fosse questo il motivo dell’inquinamento, omettendo invece il grande e tabù di Terni e delle altre città che hanno lo stesso problema e cioè il contesto industriale. - Tuona Liberati - Bisognerebbe dire alla gente che qui viviamo in un Sin (sito di interesse nazionale) e quindi in un sito da bonificare».

L’ Arpa di Terni ha costantemente monitorato il fenomeno delle polveri che non solo sono presenti nell’aria ma si depositano anche sui suoli. «In queste polveri è presente una quantità di metalli particolarmente elevato - chiarisce Adriano Rossi, direttore di Arpa Terni - Ci sono soprattutto cromo e nichel. D’altronde qui a Terni c’è l’industria siderurgica che fa acciai speciali al cromo e al nichel. Su questo però va fatta una sottolineatura perché questi metalli non sono normati dalle leggi nazionali». «Ma il cromo e il nichel sono sostanze cancerogene?» chiedo. «Sì, posso condividere, - dice Rossi - ma questa è una battaglia che credo debba essere fatta a livello istituzionale per modificare le leggi. Noi non facciamo altro che controllare e applicare le norme esistenti e comunque monitoriamo questi dati che si trovano sul nostro portale a disposizione tutti». Questi valori sono poco significativi o rischiano invece di contaminare i prodotti alimentari? «Questa è materia di competenza della Asl sia per quanto riguarda gli alimenti umani che per quanto riguarda il foraggio perché anche gli alimenti animali se contaminati, rischiano di entrare nella catena alimentare».

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