Milano

Rimborsi gonfiati al Pirellone, il pm accusa 64 consiglieri: "Qui la politica si fa nei ristoranti"

Renzo Bossi davanti al Pirellone 
Al centro della richiesta di rinvio a giudizio 3 milioni ottenuti fra il 2008 e il 2011: nel mirino 31 consiglieri del Pdl, 23 della Lega, cinque del Pd, due dell'Udc e uno ciascuno di Sel, Idv e Partito dei pensionati
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Il pm milanese Antonio Filippini ha chiesto al gup Fabrizio D'Arcangelo di rinviare a giudizio 64 politici lombardi nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta 'Rimborsopoli' lombarda. Sono (all'epoca dei fatti) 31 consiglieri del Pdl, 23 della Lega, cinque del Pd, due dell'Udc e uno ciascuno di Sel, Idv e Partito dei pensionati. Al centro dell'indagine migliaia di rimborsi chiesti e ottenuti dai politici fra il 2008 e il 2011 che avrebbero fatto uscire illegalmente dalle casse del Pirellone 2.941.721,29 euro.

[[ge:rep-locali:rep-milano:48739184]]"Qui la politica si fa nei ristoranti, mentre l'attività istituzionale dovrebbe farsi nei luoghi istituzionali", è uno dei passaggi della requisitoria di Filippini. Il rappresentante dell'accusa ha definito "non inerenti" le spese sostenute dai politici in quanto non rientranti tra le 'spese di rappresentanza' permesse dalla normativa in materia. "Questo non è la Procura che lo afferma ma la giurisprudenza, che ritiene queste spese non giustificate e riconducibili alla persona". E ancora: "La Cassazione prevede che la spesa pubblica vada giustificata ex ante. E la mancanza di giustificazione implica che ogni tipo di spesa debba avere una propria autonoma giustificazione. Tutte le spese indicate nel capo di imputazione invece non hanno giustificazione: la mancanza di motivazione non può non essere vista come la volontà opaca di approfittamento".

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e condotte dai pm Filippini e Antonio D'Alessio hanno portato alla luce alcuni casi eclatanti. Come quello di Stefano Galli, ex capogruppo della Lega Nord, che si sarebbe fatto rimborsare 6mila euro spesi per il ricevimento di nozze della figlia e avrebbe fatto ottenere al genero una consulenza fittizia da 196mila euro. O come quello di Nicole Minetti, l'ex consigliere del Pdl già condannata nel processo 'Ruby bis' che avrebbe ottenuto il rimborso per l'acquisto del libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti.

Fra gli indagati figurano Renzo Bossi, figlio dell'ex leader leghista Umberto, che ha ottenuto rimborsi per 15mila 527,21 euro, per pagare anche una spremuta d'arancia e brioche farcite; l'ex capogruppo pdl Guido Boscagli, che risponde delle ricariche di caffè del distributore automatico dell'ufficio e del necrologio della mamma di Silvio Berlusconi; Carlo Porcari, ex capogruppo del Pd, che ha liquidato spese con centinaia di commensali, ma anche chili di salami e cotechini.