Genova

Gino Paoli indagato per evasione fiscale: avrebbe trasferito due milioni in Svizzera

Indagata anche la moglie Paola Penzo. Perquisizioni della Finanza nella casa del cantautore genovese e attuale presidente della Siae. Nel mirino soldi tenuti nascosti nella dichiarazione del 2009

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Il trasferimento in Svizzera di due milioni di euro di 'nero' per un'evasione del fisco di circa 800 mila euro costa al cantautore genovese Gino Paoli l'iscrizione nel registro degli indagati per evasione fiscale. Con lui è indagata anche sua moglie Paola Penzo e altri due soci di Paoli nelle tre società genovesi che fanno capo al cantautore, la 'Edizioni musicali senza fine', la 'Sansa' e la 'Grande Lontra'.
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La procura di Genova aveva già trovato tempo fa le tracce di questa evasione mentre indagava sulla maxitruffa ai danni di Banca Carige che portò alle custodie cautelari per l'ex presidente Giovanni Berneschi, l'ad del ramo assicurativo della banca Ferdinando Menconi e altre cinque persone. Tra questi anche il commercialista di fiducia dell'ex patron della banca, Andrea Vallebuona.

Durante un'intercettazione ambientale nello studio di Vallebuona, i militari del Nucleo di polizia tributaria che ascoltavano la registrazione si sono trovati di fronte a un colloquio tra il commercialista e il cantautore, conversazione che secondo gli inquirenti era assai esplicita. Si discuteva infatti di quei due milioni da portare in Svizzera e dell'ipotesi di farli rientrare 'scudati'.

Due milioni che sarebbero provento di una delle società di Paoli e che, secondo i primi confronti incrociati, non comparirebbero mai nelle dichiarazioni dei redditi del cantautore. Due milioni che pure da qualche parte devono aver lasciato una traccia: per questo, la Finanza stamani si è recata sia nella villa di Paoli nel quartiere azzurro tra Quarto e Nervi che negli uffici delle tre società che hanno tutte sede sociale nello stesso palazzo in centro a Genova dove si trova lo studio di Andrea Vallebuona. L'avvocato di Vallebuona, Romano Raimondo, tiene però a precisare che il suo assistito "non è indagato, non ha ricevuto un avviso di garanzia né è stato perquisito in casa o nel suo ufficio. Anche perché non ha mai aiutato Paoli o altri a portare soldi da nessuna parte".

L'indagine che coinvolge Paoli nulla ha a che vedere con quella, che ormai si avvia a conclusione con la decisione del gup sulle richieste di rinvio a giudizio, per la cosiddetta 'banda Berneschi'. Ma potrebbe avere, e qui gli inquirenti non confermano né smentiscono, qualche punto di contatto con l'indagine sul Centro fiduciario che, secondo la Guardia di finanza, costituiva "un crocevia strategico" per la gestione da parte dell'ex dirigenza Carige, di pratiche finanziarie 'opache' riguardanti capitali di provenienza illecita. Le fiamme gialle infatti durante le indagini accertarono che gli allora vertici del Centro Fiduciario tutelavano alcuni clienti titolari di depositi di rilevante importo manomettendo o nascondendo documenti di operazioni finanziarie particolari. Per quell'indagine uno dei reati ipotizzati è di riciclaggio.