Diritto di famiglia: 40 anni fa
Una rivoluzione culturale
Quant’anni fa nasceva, diventava legge, finalmente, il nuovo diritto di famiglia. Martedì 19 maggio l’Associazione Donne Giuriste Italia festeggerà il compleanno con un mega-convegno nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano. Ègiusto che l’evento abbia una impronta femminile anche se ha coinvolto (coinvolge) anche noi mariti, compagni, fidanzati, figli. Quarant’anni di Calendario Gregoriano, in questo caso, sono lunghi come quarant’anni di Anni Luce. Quelli che ci separano da prima della Riforma.
Ma te li ricordi quegli anni “prima” (come cantava Ivano Fossati)? I giuristi e gli storici metteranno le date esatte. Il giornalista superficiale si limita a raspare negli angoli dell’ingiustizia: in un passato non tanto lontano le donne non potevano votare, le donne non potevano iscriversi all’università, le donne non potevano insegnare se non ai bambini piccoli. Le donne dovevano essere Mogli, magari forzate con una violenza inaudita come sarebbe accaduto a Franca Viola se non avesse avuto il coraggio di ribellarsi a una legge che comportava il macabro concetto di delitto d’onore.
E moglie voleva dire: grazie che mi hai sposato. Io cucino (devo cucinare) per te. Io tiro su i figli. Ma tu sei il “Pater familias” quindi sui figli comandi tu. Io non ho diritti. Ho soltanto doveri. Tu non hai doveri. Hai soltanto diritti. Poi quarant’anni fa qualche cosa è cambiato. Dopo una lunga e tormentata vicenda parlamentare, dopo un ping-pong tra Camera e Senato, la legge che sanciva la parità (o, almeno, la non-disparità) tra Marito e Moglie, tra Maschio e Femmina veniva approvata. Qualche smorfia del Vaticano (allora non c’era mica papa Francesco), qualche distinguo della Conferenza episcopale italiana e del suo giornale, qualche opposizione dei post-fascisti; ma la legge passa.
E cambia molto. Chi scrive – ed è per questo che gli chiedono di scrivere – quarant’anni fa si trovo’ alle prese con un problema: fai subito una pagina sul nuovo diritto di famiglia. Il giovanotto ebbe una idea geniale. Chiamo’ il compianto avvocato Corso Bovio e gli disse: “Facciamo un filo-diretto con i lettori: che ci telefonino al giornale per avere risposte ai loro quesiti sul tema”. (Allora non c’erano né Internet né i cellulari). E le telefonate arrivarono. La cosa non-sorprendente fu che il 90 per cento delle telefonate provenivano da donne. La cosa sorprendente fu: che mica ponevano problemi ideologici, sentimentali, affettivi. No dicevano: adesso mi spetta mezzo stipendio di mio marito? Adesso finalmente mi dovrà aumentare gli alimenti? Adesso dovrà finalmente rispettare gli impegni economici mai rispettati nei confronti miei e dei miei figli? Era la cartina di tornasole di una legge che donava, dopo secoli, dignità e parità alle donne. Prima si dava per scontato che le donne prendessero la “mancia” dal marito. Ora si riconosceva il loro lavoro, anche di madre.
E se pensate che questa interpretazione sia sminuente andate a rileggere la prima pagina del “Corriere della Sera” del martedi’ 15 settembre 1975. I tre titoli piu’ importanti. Sulla situazione economica mondiale: “Capitalismo, prezzi e salari”, firmato Alberto Ronchey. Sulla politica: “La Malfa ai sindacati: attenti all’inflazione”, firmato da Alberto Sensini. Sulla realtà di questo (quel) Paese: “Il nuovo diritto di famiglia. Lo stipendio del marito è per metà della moglie?”, firmato da Giulio Nascimbeni, il capo della Cultura. Forse vuol dire che quella era una vera Rivoluzione Culturale.
soltanto Il 5 agosto 1981 con la legge N. 442 vengono abrogate, dal parlamento italiano, le disposizioni sul delitto d’onore e sul matrimonio riparatore