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Continua l’odissea dei docenti siciliani, solo 1 su 5 potrà tornare a casa

giovedì 18 Maggio 2017
docenti scuola

C’è poco da sperare per la maggior parte dei docenti siciliani sparsi in giro per l’Italia che intendono rientrare a casa. Per la stragrande maggioranza continuerà anche per il prossimo anno scolastico l’odissea che li vedrà girovagare l’Italia.

Dopo l’entusiasmo iniziale scaturito dall’annuncio fatto dal ministro Fedeli, alcune settimane fa, sulle prossime 50 mila assunzioni, il Ministero ha comunicato nel dettaglio i numeri sulla ripartizione dei posti per Regione e le quote assegnate per le assunzioni, i trasferimenti e i passaggi. Le chance si riducono per tutti ed in particolare per i docenti di sostegno, mentre è buio totale per quelli della scuola dell’infanzia e per il personale Ata ed educativo.

 

“Così come abbiamo chiesto noi sindacati e come ha chiesto il Miur al Ministero dell’Economia e delle Finanze i posti da stabilizzare in organico di diritto dovevano e potevano essere molti di più, se si considera che i posti comuni stabilizzati sono stati appena il 40% di quelli disponibili. Per il sostegno a fronte di oltre 37 mila deroghe date ogni anno in tutta Italia ne sono stati stabilizzati solo 3.600, un numero che non arriva neanche al 10%”, spiega il segretario regionale della Flc Cgil Sicilia, Fabio Cirino.

Dei 5 mila insegnanti costretti a lasciare l’Isola in seguito all’entrata in vigore della legge sulla “Buona Scuola”, solo una piccola percentuale potrà sperare nel trasferimento. Alla Sicilia, infatti, sono stati assegnati circa 1.800 posti ai quali vanno sommati i 1.757 già liberi e che si libereranno entro la fine dell’anno scolastico per mezzo dei pensionamenti. Questi tuttavia sono destinati per il 60% (circa 2.100 posti) alle assunzioni, per il 30% (circa 1.060) ai trasferimenti, mentre il 10% (circa 350) per i passaggi di cattedra e di ruolo. In quest’ultima categoria rientrano anche chi già insegna di ruolo nell’Isola e intende cambiare materia di insegnamento o chi avendo l’abilitazione vuole insegnare in un grado diverso.

 

La fetta più consistente è riservata a coloro che attendono di essere assunti, poiché potranno contare su 1.594 posti comuni e 540 di sostegno. Quelli disponibili per gli insegnanti che hanno fatto domanda di trasferimento sono 1.060, di cui 790 comuni e 270 di sostegno. A conti fatti quindi resteranno fuori quasi 4.000 docenti, anche perché il ministro Fedeli, contrariamente a quanto avvenuto lo scorso anno, non ha intenzione di derogare al vincolo triennale di permanenza nella provincia di immissione in ruolo. Deroga irrinunciabile soprattutto per gli specializzati sul sostegno, che diversamente rischiano di essere nell’a.s 2017/2018 in numero inferiore rispetto al 2016/2017, quando grazie alle assegnazioni provvisorie 3.500 insegnanti di sostegno, su 4.600 posti in deroga assegnati alla Sicilia dai tribunali, hanno potuto fare rientro. Una situazione paradossale che già nell’anno in corso aveva visto occupare questi posti a circa 1.100 docenti senza titoli per il sostegno. Un numero, alla luce di quanto detto sopra, destinato ad aumentare.

 

Stessa situazione, ravvisano i sindacati, rispetto al personale Ata ed educativo per i quali le assunzioni compenseranno unicamente i pensionamenti. Non sono stati presi in considerazione i tanti precari che lavorano sui posti disponibili, presenti non solo nell’organico di fatto, ma anche sullo stesso organico diritto. “Ciò manifesta una grave e inaccettabile sottovalutazione dell’importanza che rivestono le funzioni svolte da questo personale – spiegano le organizzazioni sindacali – riguardo all’integrazione degli alunni con disabilità, all’assistenza alla didattica, alla gestione sempre più complessa in campo amministrativo”.

“Per questa ragione – concludono – continueremo a incalzare il Governo, anche alla luce dei riferimenti fatti dalla stessa ministra Fedeli a ulteriori verifiche in sede di predisposizione della prossima legge di bilancio, perché sia ripreso con più determinazione un percorso di contrasto alla precarietà attraverso la stabilizzazione dei posti di lavoro di cui la scuola ha assolutamente bisogno per svolgere efficacemente il suo servizio”.

 

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