Esteri

"L'alcol e le bandiere, così siamo finiti in cella in Thailandia per ignoranza"

Ian Gerstgrasser e Tobias Gamper (ansa)
L'intervista. Parlano i due sudtirolesi arrestati per aver strappato vessilli nazionali nella località turistica di Krabi. "Non conoscevo niente di cose politiche e culturali e dell'importanza di quel simbolo". "Chiedo scusa, non sapevo che cosa stavo facendo"
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KRABI (Thailandia) - Tobias Gamper, biondo e spilungone, ha 20 anni. Ian Gerstgrasser ne ha appena 18 anni, anche se ne dimostra di più. Sono amici per la pelle: dalle colline del Sudtirolo di lingua tedesca sono sbarcati nella turistica Krabi, in Thailandia, senza sapere che il loro viaggio sarebbe finito in una cella, col pavimento per letto e una sollevazione sui social media contro di loro, da Roma a Bangkok. Non solo hanno staccato e gettato a terra cinque bandiere della Thailandia mentre le telecamere riprendevano tutto, ma per scusarsi hanno spiegato che "erano ubriachi" e comunque non sapevano quanto i thai ci tenessero al vessillo nazionale, perché in Italia non è così grave maltrattare il tricolore.

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Li incontriamo, impauriti e storditi dal clamore sollevato, di fronte alla grata della cella provvisoria nella principale caserma di polizia a Krabi, 800 chilometri da Bangkok. La pena inflitta dal giudice lunedì scorso è stata di 7 mesi di carcere, ma commutabili in una cauzione di 100 euro a testa già pagati. Nei prossimi giorni saranno consegnati alla polizia dell'Immigrazione e trasferiti nella capitale, dove rimaranno in cella fino al momento dell'espulsione dal Paese.

È soprattutto Tobias a rispondere perché parla un po' meglio di Ian l'italiano.

Krabi è stata la vostra prima destinazione?
"Dopo una notte a Bangkok siamo arrivati in bus, contavamo di starci 4-5 giorni prima di andare a Koh Pangan e Koh Samui".

Cosa è successo quella sera?
"Eravamo arrivati in un locale dopo una sbronza. Avevamo chiesto a un ragazzo col tuk tuk di portarci in un posto per danzare e farci qualche altra birra. Ci ha accompagnato in un posto dove c'erano solo tailandesi e nessun turista. Costava 20 baht e a noi ne hanno chiesti 100, tre euro. Ho provato a protestare ma poi abbiamo pagato e siamo entrati. Poco dopo senza motivo ci hanno detto di andarcene, hanno preso Ian e lo hanno spinto fuori in malo modo...".

Nessun motivo?
"Beh, loro dicevano che avevamo dato fastidio a una ragazza ma non è vero, avevamo scambiato sì e no una parola. A ogni modo eravamo alticci, non ci metta nei guai più di così". Ian interviene in inglese: "Eravamo ubriachi fradici...".

Sapevate che le regole già rigide di comportamento si sono accentuate in questo periodo di lutto per la morte del re?
"No, non sapevo niente di cose politiche o culturali - dice Tobia, che studia da insegnante di educazione fisica in Austria e dovrebbe dare presto il terzo esame dopo due bocciature - avevo letto su Internet qualcosa a proposito degli spray per le zanzare, di qualche malattia, ma poco altro. Non sapevo che era morto il re...".

Veniamo alle bandiere...
"Ian era rimasto male e si era innervosito perché era caduto a terra dopo lo spintone, ci sembrava un'ingiustizia. Tornando a piedi verso l'albergo abbiamo visto le bandiere appese una dopo l'altra. Sembrava un hotel, non so. Era tardi, non c'era nessuno.... Ne ho staccata una senza neanche pensarci troppo, avevo in testa una piccola vendetta". Interviene Ian, che ha emulato Tobias, staccandone altre quattro: "So che tanti thai sono arrabbiati, ma chiedo scusa: amo la Thailandia, non sapevo dell'importanza che ha per loro la bandiera".

Come vi hanno scoperto?
"Avevamo fatto un po' di strada quando ci hanno fermato delle persone e riportato in quel posto e mostrato il video. Abbiamo ammesso che eravamo stati noi, si sono molto arrabbiati ma ci hanno lasciato andare e sembrava tutto finito. Poi domenica sono venuti in albergo i poliziotti e hanno detto che avevamo commesso un reato. Da quel giorno siamo in cella. Abbiamo sete e fame, ma ce lo siamo meritato, e adesso vogliamo solo tornare a casa. La prego, scriva che ci scusiamo, che siamo pentiti. Bere fa fare delle cose stupide".

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