Quanto è strana la storia dell'Italia in guerra

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-10-06

Il Corriere spara la notizia in prima pagina. Dimenticando, o meglio sottovalutando la questione del voto in Parlamento. E autorizzando nell’occasione a pensar male (notoriamente qualche volta ci si azzecca): c’entrano qualcosa gli annunciati tagli alla Difesa, per caso?

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La notizia e subito dopo la smentita. Il Corriere della Sera scrive in prima pagina che Gli aerei italiani in forza alla coalizione anti-Isis “nelle prossime ore” avranno l’incarico di bombardare in Iraq sulla base di accordi col comando Usa. Il ministero della Difesa smentisce con un comunicato scarno e ricorda che qualsiasi decisione del genere deve passare per il parlamento. Il Corriere della Sera però aveva detto che «non è detto che per attuare le nuove regole di ingaggio dei nostri Tornado si renda necessario un voto in Parlamento». E aveva anche detto che i velivoli italiani sono stati inviati in una base aerea in Kuwait. Ci sono a disposizione quattro Tornado, un aereo-cisterna e alcuni droni Predator non armati. “La portata della partecipazione italiana cambia ora radicalmente con il via ai bombardamenti. I Tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e l’illuminazione degli obbiettivi, assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpiranno direttamente i bersagli individuati in base alle nuove regole di ingaggio. Come fanno peraltro, in Iraq, gli aerei di Paesi ben più piccoli del nostro”. Insomma, una situazione quantomeno curiosa: il giornale più importante del Paese dà una notizia su un prossimo bombardamento e la condisce con un’infografica degli aerei che colpiranno; due ore dopo la notizia viene smentita dal ministero. Non è tanto strano, date le condizioni di partenza, cominciare a porsi domande sull’accaduto.
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Quanto è strana la storia dell’Italia in guerra contro l’ISIS

Le stesse che si pone la politica, infatti. “In un Paese che si consideri democratico non si può apprendere dalla stampa che l’Italia cambierà le regole di ingaggio in Iraq impiegando i suoi tornado non più come aerei da ricognizione, bensì come dei caccia pronti a svolgere missioni di bombardamento. In queste ore leggiamo che la Difesa ha precisato che si tratta “solo di ipotesi”, il che, tuttavia, non costituisce di certo un sollievo. Chiediamo che il ministro Pinotti venga a riferire in aula immediatamente. Quanto emerso in queste ore è di una gravità che purtroppo conosciamo assai bene, già perpetrata in passato, con il Parlamento tenuto sempre all’oscuro di tutto. Noi continueremo a ripeterlo ogni qualvolta si presenterà il rischio di un intervento militare per il nostro Paese: no alle bombe, no a un’altra logorante guerra”, dichiarano i deputati M5S della Commissione Difesa. “Già lo scorso anno – aggiungono – avevamo lanciato il nostro allarme, quando a novembre 2014 proprio la Pinotti diede il via libera all’invio di quattro cacciabombardieri Tornado e di un numero imprecisato di controcarri Folgore per partecipare alle operazioni della coalizione internazionale anti-Is, bypassando completamente l’opportuna autorizzazione delle Camere. Ed ora – proseguono i 5 Stelle – come avevamo previsto, quegli stessi aerei inizieranno a sganciare ordigni. In palese violazione, ancora una volta, dell’articolo 11 della nostra Costituzione”. “Sulla politica estera l’Italia brancola nel buio, senza alcun peso specifico a livello internazionale, senza alcuna strategia, senza alcuna idea di come affrontare e gestire le emergenze geopolitiche e quelle legate al terrorismo ed alle zone calde del pianeta”, dichiara in una nota Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. Una reazione assolutamente comprensibile vista l’enormità della notizia e la sicurezza della smentita.

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I tornado da usare per bombardare l’ISIS in Iraq (Corriere della Sera, 6 ottobre 2015)

C’è chi ad esempio osserva che bisogna guardare al lato nascosto della vicenda per capirci qualcosa. In effetti, pare piuttosto strano che la notizia del bombardamento arrivi mentre si cominciano a discutere nuovi tagli alla Difesa, tanto più che la fetta più significativa taglierebbe con l’accetta i finanziamenti per l’ammodernamento dei sistemi d’arma, facendo infuriare i generali.

In tale inizio di braccio di ferro, con posizionamenti preventivi che avvengono nei giorni di discussione del DEF e all’immediata vigilia della preparazione della bozza di Bilancio dello Stato che sarà portata alla discussione del Parlamento, quale carta migliore di una “necessità operativa” per difendere i fondi destinati alla spesa militare? Quale migliore scusa per un rafforzamento (altro che tagli!) del budget della Difesa di una bella eventualità di impegno diretto contro le milizie terroriste dell’Isis (anche se il dove, con quale intelligence e con quali obiettivi… ovviamente sono elementi che non è dato sapere…)? Una “carta” magari giocata anche perché qualcuno – sia al Corriere che al Governo – ritiene davvero, come una patologica “coazione a ripetere”, che solo le bombe possano risolvere i problemi di quelle martoriate terre.

Rimane che l’impossibilità di andare in missione senza un voto del parlamento avrebbe dovuto quantomeno essere spiegata o superata in maniera più dialettica che attraverso un “non è detto” alla fine dell’articolo. Evidentemente questo non depone a favore della sua credibilità. Uno di quei rari casi in cui il complottismo è giustificato. Fino a che non usciranno spiegazioni esaurienti.

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