Milano, 22 dicembre 2014 - 10:23

La beffa del sistema Sistri, doveva bloccare il traffico di veleni ma non ha mai funzionato

Grazie ad una apparecchiatura montata sui camion avrebbe dovuto permettere di tracciare gli spostamenti di rifiuti. Nei fatti il sistema si può facilmente aggirare

di Amalia De Simone

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Via libera per chi per anni ha portato in giro in Italia veleni che hanno poi intossicato interi territori da nord a sud e da sud a nord. Il sistema Sistri e cioè il sistema di tracciabilità dei rifiuti, un progetto annunciato come avanguardistico, non è mai entrato in funzione, presenta una serie di falle che di fatto consentono un agevole aggiramento dei controlli e tutto questo dopo un cospicuo impiego di risorse. Così uno strumento che si pensava potesse essere utile a combattere le ecomafie, si è rivelato assolutamente inefficace e la beffa è che trasportare i rifiuti tossici continua ad essere un’operazione semplice.

Nei depositi e sulle strade è difficile trovare camion che montano l’attrezzatura Sistri e quei pochi che l’hanno montata non l’hanno mai potuta vedere in funzione. Il kit consiste in un dispositivo elettronico per l’accesso in sicurezza dalla propria postazione al sistema informatico, idoneo a consentire la trasmissione dei dati, a firmare elettronicamente le informazioni fornite ed a memorizzarle sul dispositivo stesso e in una black box da installarsi su ciascun veicolo che trasporta rifiuti, con la funzione di monitorare il percorso effettuato. I tempi per la messa a punto sembrano lontani anche stando alle leggi messe in campo nelle ultime settimane infatti secondo quanto stabilito da un emendamento presentato per modificare il ddl collegato ambientale alla legge di stabilità, infatti, le sanzioni del Sistri, previste a partire dal primo gennaio 2015, slitteranno di altri dodici mesi. Nel frattempo sul piano giudiziario si stanno svolgendo indagini sugli appalti promosse dalla procura di Napoli e c’è già stata anche qualche condanna. “Il sistri - spiega Secondo Sendiano, presidente di Assotrasporti - è un sistema informatico che avrebbe dovuto essere un sistema moderno, all’ avanguardia e avrebbe dovuto sostituire tutti gli adempimenti cartacei e manuali quindi il formulario il registro di carico e scarico e la dichiarazione ma ad oggi il sistema è fine a se stesso. È sconnesso: qualcuno lo usa qualcuno no. Gli autotrasportatori che utilizzano il Sistri secondo i verbali del Ministero sono 6000 su 14000 obbligati”.

Stando così le cose, per il pm Catello Maresca, titolare del procedimento giudiziario che ha riguardato gli appalti del Sistri, non si può escludere che oggi come ieri i camion trasportino veleni in giro per l’Italia. Il timore è condiviso anche da un manager di una azienda che si occupa di rifiuti, Girolamo Scuteri: “La funzionalità del programma e del sistema ad oggi non c’è, infatti si lavora aumentando in modo esponenziale i documenti cartacei che viaggiano assieme ai rifiuti. Quindi oltre alle tradizionali borse ecologiche, oggi c’è la bolla sistri, un altro pezzo di carta che deve essere preparato, compilato e allegato e il cui circuito viene controllato secondo i sistemi tradizionali e quindi scarsamente controllato. Le aziende hanno speso tanti soldi per adeguarsi nella speranza di dare garanzie per la tutela dell’ambiente ma di fatto tutto è fermo e se qualcuno vuole trasportare rifiuti tossici il sistri non gli crea certamente preoccupazioni”. Sendiani ha fatto una serie di proposte alternative al Sistri che si basano su apparecchiature già montate su camion evitando i rischi connessi al non funzionamento del sistri: «Oggi i rifiuti in parte sono tracciabili con il vecchio sistema ma se il vecchio sistema non funzionava già prima evidentemente la tracciabilità non sarà garantita nemmeno adesso. Il sistema cartaceo ha consentito il peggio del peggio, tutto ciò che andava smaltito in modo diverso è stato smaltito invece come faceva comodo. Questo avveniva per dare un ritorno economico a tutti fregandosene della salute del cittadino”.

Anche se il sistema funzionasse, presenterebbe comunque una serie di anomalie. Il Pm Maresca per esempio, fa notare come il sistema di installazione delle black box (la scatola di registrazione dei viaggi degli autotrasportatori) sia inefficace: la scatola viene infatti installata sulle motrici e non sui rimorchi: “I rifiuti tossici viaggiano sui rimorchi e eventualmente è facile effettuare uno scambio perché motrice e cassone possono prendere strade diverse”, spiega. Ma non è tutto: le società straniere non sono soggette a obbligo di registrazione e quindi è sufficiente operare attraverso una società straniera o con sede in uno stato straniero per aggirare il sistema di controllo. “I punti di crisi - aggiunge Sendiani - sono proprio tecnici nel senso che non riescono a far funzionare il sistema dall’altra parte la tracciabilità funziona se tu parti dall’inizio e vai fino alla fine. Per esempio noi abbiamo verificato che in Sardegna quando tu vai all’imbarco, l’imbarco te lo fanno col cartaceo anche se tu hai le apparecchiature sui veicoli. E quindi a questo punto si interrompe la filiera”.

Sull’affidabilità di alcune ditte che hanno vinto gli appalti per il trasporto dei rifiuti agli impianti del nord Italia avevamo parlato in una videoinchiesta nel 2012 e ne era venuto fuori che molte di queste aziende erano state sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori per questioni relative proprio allo smaltimento illecito dei rifiuti o a rapporti con personaggi riconducibili alla criminalità organizzata. Altra nota dolente sono i costi per installare e mantenere il sistema sistri. “Secondo i dati che abbiamo rintracciato i costi finora si aggirano intorno a 146 milioni di euro. - chiarisce Sendiani - Un costo troppo salato per non ottenere risultato. Il paradosso è che sul funzionamento del Sistri si è pronunciata anche una commissione di collaudo che non ha rilevato nulla in contrario ed esprime valore positivo. Siccome oggi il Sistri non funziona ed è di dominio pubblico che ci sono dei procedimenti giudiziari in corso, viene da chiedersi: ma questo verbale rappresentava la realtà o era stato fatto ad arte?”

Dagli atti dell’inchiesta della procura di Napoli affidata alla guardia di finanza all’epoca guidata dal comandante Nicola Altiero, emerge che il costo del progetto per l’appalto Sistri è stato stimato in alcune centinaia di milioni di euro. Una parte delle somme sarebbe stata incassata dalle imprese nonostante il sistema non sia mai entrato in funzione. Sul progetto per anni, si legge nei documenti, non è trapelata alcuna informazione in quanto su di esso era stato apposto il segreto di Stato. Sulla base di questo segreto di Stato nel dicembre 2009 il ministro dell’Ambiente aveva proceduto all’affidamento diretto alla società Selex Service Management che autonomamente aveva anche proposto il progetto al Ministero. Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sull’appalto Sistri pm e Fiamme Gialle puntarono l’attenzione anche sulle consulenze del ministero dell’ambiente per la valutazione del contratto del Sistri e di presidente della commissione di vigilanza sulla realizzazione del progetto. Alla base delle indagini delle Fiamme Gialle avevano individuato una serie di irregolarità negli appalti per la realizzazione del Sistri e gli indagati rispondevano a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzazione di fatture false, corruzione, truffa aggravata, riciclaggio, favoreggiamento e occultamento di scritture contabili. Negli scorsi mesi ci sono state anche le prime condanne per alcuni imputati del processo e nell’occasione la Selex ES (gruppo Finmeccanica) rese noto che, nell’ambito del procedimento relativo al Sistri, «il Tribunale di Napoli ha disposto il risarcimento in favore di Selex Service Management, parte offesa nel processo, per i danni da essa subiti per effetto dei reati commessi da alcuni imputati, contro i quali è stata emessa sentenza di condanna».

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