Milano, 21 aprile 2017 - 16:09

Il compagno, l’impegno per i diritti gay, l’incubo del Bataclan: chi era Xavier, il poliziotto ucciso a Parigi

Xavier Jugelé, ucciso giovedì 20 aprile sugli Champs Elysees, avrebbe compiuto 38 anni il 4 maggio. Faceva parte dell’associazione Lgbt di polizia e gendarmeria, era legato con un Pacs al compagno, ed era in servizio la notte della strage del Bataclan

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Storia normale di un poliziotto parigino ai tempi del terrorismo. Un neopapà adottivo, un uomo impegnato nel sociale, fedele alle proprie scelte e alle proprie convinzioni, consapevole dei rischi del mestiere, ma sempre disponibile e ottimista. Tra meno di dieci giorni, Xavier Jugelé avrebbe compiuto 38 anni e avrebbe cambiato vita. Basta ordine pubblico e controllo del traffico, per la 32esima Compagnia di pronto intervento: a Nanterre lo aspettava un ufficio nel Servizio di cooperazione tecnica internazionale della polizia. Se l’ era guadagnato, il suo nuovo posto, e l’ aveva appena festeggiato con i colleghi. In gennaio aveva ricevuto un encomio per il coraggio dimostrato durante l’ evacuazione di un palazzo polverizzato da un’ esplosione, a Boulogne-Billancourt, sudovest di Parigi. L’altra sera era a fine turno, di guardia davanti a un centro culturale turco, al 102 degli Champs-Elysées, quando il suo destinoha incrociato quello di Karim, a caccia di uomini in divisa da falciare con il suo kalashnikov. Non alcuni in particolare, né un reparto speciale: agenti qualsiasi. Non sapeva nulla di Xavier quando ha puntato la canna dell’ arma alla bustina blu sulla sua testa, sapeva solo di odiare a morte l’uniforme che, l’ altro, indossava con orgoglio.

L’incubo del Bataclan

Il poliziotto ucciso con due colpi alla testa, sul viale dove la Francia guarda sfilare ogni 14 luglio tutte le divise delle sue forze armate, era già stato in prima linea, sul fronte aperto dal terrorismo nel cuore della capitale. Era tra le centinaia di agenti intervenuti, la sera del 13 novembre del 2015, al Bataclan dove tre jihadisti stavano sistematicamente massacrando gli spettatori del concerto degli Eagles Death Metal: novanta morti tra i quali l’italiana Valeria Solesin. Aveva chiesto e ottenuto, un anno dopo, di far parte del servizio di sicurezza predisposto per la riapertura della sala da spettacoli, quando sul palco era venuto a esibirsi Sting: «Sono molto contento stasera - Xavier accettò in quell’ occasione di rispondere alle domande di un giornalista del settimanale statunitense People -. Sono felice che il Bataclan riapra. È simbolico. Siamo qui come testimoni. Siamo qui per difendere i nostri valori civili. Questo concerto serve a celebrare la vita, a dire no al terrorismo. Mi sembra importante. Simbolico», aveva insistito, lungi dall’ immaginare che sarebbe diventato lui stesso un simbolo, qualche mese dopo, agli occhi di un fanatico assassino di nome Karim.

L’impegno per i diritti gay

Xavier faceva onore a quella divisa: era uscito dalla scuola di polizia nel 2011, dopo cinque nei ranghi della Gendarmeria. Era partito volontario due volte, tra il 2015 e il 2016, per collaborare alla sicurezza nella fase più critica degli sbarchi di migranti in Grecia. Conviveva con il suo compagno, dopo aver sottoscritto il Patto civile di solidarietà (Pacs), istituito in Francia nel 1999, ed era molto attivo nell’ associazione Flag!, la comunità Lgbt della polizia nazionale. Aveva anche recentemente adottato un bambino, ma i suoi colleghi fanno quadrato attorno a ulteriori dettagli sulla sua vita privata. È già abbastanza doloroso dover aggiungere un’ altra lapide accanto a quella dei tanti poliziotti e militari caduti per mano dei discepoli dell’ Isis, l’ ultimo dei quali scarcerato anzitempo. Nove agguati in cinque anni, tre soltanto negli ultimi 10 mesi. Il 18 marzo scorso una pattuglia stradale e poi un’ altra militare, all’ aeroporto di Orly Sud, sono state attaccate da un uomo, ucciso infine dai soldati. Il 3 febbraio l’ assalto a colpi di machete a una squadra dell’ Operazione sentinelle davanti al Louvre. Il 13 giugno scorso, a Magnanville, nell’Yvelines, una coppia di poliziotti, marito e moglie, sono stati sgozzati in casa, davanti al figlioletto, prima che il terrorista fosse eliminato dalle teste di cuoio. Le forze dell’ ordine non nascondono più la rabbia e la loro saturazione per l’ infinita serie di omaggi tributati ai suoi servitori da uno Stato che non fa abbastanza per tutelarli.

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