Introduzione a Un altro mondo in cambio. Gomorra fra teatro, cinema e televisione

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Sogno di vendere sempre più copie, ovunque nel mondo, e sono sempre insoddisfatto, nonostante i risultati siano stati buoni perché io ho un’ambizione ben più grande – e non me ne vergogno – ben più grande di quella di piazzare un po’ di copie e di avere qualche buona recensione. Il sogno è che magari queste mie parole, condividendole, possano davvero diventare uno strumento.

Roberto Saviano

 

 

A dieci anni dalla pubblicazione di Gomorra il ‘caso’ Saviano desta ancora grande interesse anche se l’attenzione si è decisamente spostata dalle vicende biografiche e letterarie del suo autore verso la potenza espressiva della serie televisiva, capace di catalizzare un numero impressionante di spettatori e di mobilitare larghe fasce dell’opinione pubblica. Lungi dall’essersi inaridita, l’onda transmediale di questo testo-feticcio degli anni zero continua a segnare l’immaginario contemporaneo, a suggerire trame, personaggi, icone che meritano di essere ricomposte e analizzate.

Consapevoli della porosità della ‘costellazione-Gomorra’, abbiamo scelto di verificare la tenuta del romanzo guardando oltre il suo orizzonte di carta, puntando l’attenzione sui frammenti visivi che ha generato, sulle scorie che si sono depositate nel passaggio dal teatro al cinema fino all’approdo fatale nell’orbita della serialità. La scelta di ‘rimappare’ le immagini di Gomorra ci ha permesso di recuperare discorsi e approcci differenti, con un taglio per lo più comparatistico ma a partire dai metodi propri dei film e media studies, che abbiamo organizzato secondo quattro direttrici principali.

Nella prima sezione, L’eco del mito, si scava tra le pieghe del racconto (cinematografico e televisivo) alla ricerca di archetipi universali – il tragico, le pulsioni edipiche, il conflitto intergenerazionale – capaci di sublimare le istanze diegetiche nella contaminazione di motivi alti e bassi.

Immaginari è il percorso dedicato all’analisi degli effetti della ‘nuova epica’ di Gomorra: qui trovano spazio linguaggi e pratiche diverse (teatro, cinema, fotografia, televisione), a conferma della estrema duttilità della materia romanzesca plasmata da Saviano e reinventata dai suoi compagni di strada. I contributi presenti all’interno di questa sezione si muovono su un doppio asse, centripeto e centrifugo, producendo un vero «infarto di codici».

La terza sezione, I sensi del luogo, propone una sorta di zoom, di grande suggestione visiva oltre che critica, che va a portare in primo piano le modalità di messa in scena degli spazi, il décor, il design di interni ed esterni, le luci, facendo riferimento quasi esclusivamente a Gomorra - La serie, che diviene protagonista assoluta degli ultimi due blocchi. Attraverso il richiamo e il confronto con altri modelli di quality drama si sottolinea il grado di elaborazione formale del prodotto televisivo, vero fiore all’occhiello di Sky, e si ragiona sull’impatto mediatico e sociologico del territorio rappresentato.

L’ultima sezione, Il trucco è l’anima, recupera un aspetto tutt’altro che marginale della confezione di Gomorra - La serie, cioè l’importanza del costume design e l’affermazione dei protagonisti come fashion icons. Dentro le logiche di produzione della grande serialità questi aspetti contribuiscono a rinsaldare il rapporto con il pubblico e determinano anche processi di identificazione per nulla banali.

Anche in questo caso, come nelle altre Gallerie, i percorsi tracciati sono fluidi, non intendono congelare l’eredità di Gomorra, irrigidirne i confini, ma piuttosto rilanciarne la tensione mitopoietica, nella convinzione che il suo storyworld sia già in transito verso nuovi approdi.

 

 

Testi di

Luca Bandirali, Luca Barra, Chiara Checcaglini, Roberto De Gaetano, Ilaria A. De Pascalis, Leonardo Gandini, Damiano Garofalo, Michele Guerra, Elisa Mandelli, Sara Martin, Roy Menarini, Emiliano Morreale, Luca Peretti, Valentina Re, Stefania Rimini, Maria Rizzarelli, Mario Spada, Enrico Terrone, Christian Uva.

 

Ringraziamo Mario Spada per aver concesso la riproduzione delle sue immagini.