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Testata
ilTEMPOdelleDONNE
2014
21
Set
«Così la canzone è ancora più provocatoria». La cantautrice spiega il progetto nato con il blog «La27ora». Sabato concerto a Milano. Dalia Gaberscik: versione ironica e ancora attuale dopo 40 anni

La libertà di Andrea Mirò:
il mio Gaber al femminile


«Vorrei essere libero, libero come un uomo». Comincia così la canzone tra le più amate di Giorgio Gaber. «La libertà», scritta nel 1972. Un brano intenso che continua a commuovere generazioni con quel suo ritornello appassionato: «La libertà non è star sopra un albero / non è neanche il volo di un moscone / la libertà non è uno spazio libero / libertà è partecipazione».

E ora sentir cantare «Vorrei essere libera, libera come una donna» non stona affatto. Anzi ha il sapore della provocazione gaberiana. Lo confida la stessa figlia del grande cantautore, Dalia, anima della Fondazione Gaber che ha permesso che nascesse questa versione al femminile di «La libertà» appositamente per il #tempodelledonne, un festival di incontri, feste, dibattiti alla Triennale di Milano, dedicato alle donne (e agli uomini), da venerdì 26 a domenica 28 settembre, ideato da «La27ora»e realizzato con IoDonna, Fondazione Corriere, ValoreD e Women for Expo.

«L’impianto della canzone è rimasto identico — spiega Dalia —, aver cambiato uomo con donna regala una versione ironica a questo brano che ha più di 40 anni eppure è incredibilmente attuale». A interpretarla è Andrea Mirò, raffinata cantautrice, compositrice e musicista, polistrumentista, direttrice d’orchestra, compagna di Enrico Ruggeri. Si è innamorata subito dell’idea di interpretare questo brano per il #tempodelledonne («spero diventi una bandiera»).

«È un’idea insolita — racconta Andrea Mirò — “La libertà” è sempre stata cantata dalla voce di un uomo, ma la versione femminile mi intrigava. Nonostante io non ami girare i testi al femminile, in questo caso mi sono sentita di fare un’eccezione. Timore di snaturare il testo? «No, è venuto tutto naturale e ho cambiato pochissimo». (Il brano si può già ascoltare qui e si potrà ascoltare dal vivo sabato sera, alla Triennale di Milano, in occasione del concerto organizzato da il #tempodelledonne).

La cantautrice — scelta proprio per la sua raffinata musicalità e per essere una grande fan/esperta/conoscitrice di Gaber — si è sentita subito in sintonia con questo progetto nato dal blog del Corriere della Sera: «Viviamo in una società ambivalente: da una parte c’è una donna ultra liberata, qualche volta sopra le righe e dall’altra parte ci sono femminicidi, soprusi, luoghi dove le donne sembrano vivere ancora nel Medioevo. Ci sono concetti che vanno ancora ribaditi. È una cultura al femminile che deve essere sviluppata nelle menti e nei cuori degli uomini, ma anche delle donne».

Del resto la musicista ha spesso trattato temi forti e difficili nelle sue canzoni e soprattutto ha provato sulla sua pelle la diffidenza nei confronti della donna. «Quando ho cominciato a scrivere e a suonare facevo storcere il naso. Pensavano tutti: è carina, ma sarà brava? Dare fiducia a una donna non era facile. Dovevi dimostrare sempre qualcosa in più». E oggi ancora nella quotidianità cosa manca alle donne? «Certamente un nervo scoperto è la conciliazione famiglia-lavoro. La nostra società non è ancora strutturata per dare un supporto alla donna che lavora. Ai colloqui ti chiedono: “Lei vuole avere figli?”. E questa è una discriminazione intollerabile. In realtà credo sia una grande ricchezza avere donne nelle aziende perché una donna è già abituata a dividere il suo tempo, ha già una grande abilità nel fare due o tre cose insieme».

Qual è la cosa più bella di questa «libertà»? «La versione femminile di “La libertà” è portatrice di maggiore provocazione. Gaber ha sempre scosso gli animi. Scrivere “nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà” significa essere davvero scomodi».


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