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venerdì 2 dicembre 2011

Michel Petrucciani: genio e handicap

Pubblicato martedì 25 settembre 2007

Non so se vi è mai capitato di sentirvi vicino ad un personaggio al punto da considerarlo un «amico», pur non conoscendolo personalmente.
A me è capitato con Michel Petrucciani (1962 - 1999) e ricordo che otto anni fà la notizia della sua scomparsa il giorno dell'Epifania del 1999, mi rattristò come può rattristarti la perdita di un vecchio amico.
I motivi di questo feeling sono diversi. Innanzi tutto era uno di miei musicisti preferiti; lo seguivo fin dai suoi esordi discografici, l'ho ascoltato diverse volte in concerto, possiedo quasi tutti i suoi dischi e molti video dei suoi concerti, che rivedo e riascolto spesso con piacere.
Inoltre molti anni fà a Perugia, durante Umbria Jazz, in un ristorante, incontrai casualmente suo padre, venuto di corsa dalla Francia, per accompagnare il figlio in sostituzione di Lee Konitz, che all'ultimo momento aveva dato forfaitTra parentesi quell'esperienza fu lo spunto per un bellissimo album Conversation (with my father)



Fu un incontro molto interessante, appena capì che ero un vero ammiratore di Michel si aprì immediatamente. Parlammo a lungo del figlio e della sua musica, mi raccontò dell'educazione musicale che gli aveva dato, della fatica e dei sacrifici, che però ricordava con orgoglio, per essere riuscito, nonstante tutto, a farne un grande musicista. Quella sera dopo il concerto avrebbe dovuto presentarmi Michel, ma la cosa non fu possibile per colpa di un addetto al servizio d'ordine troppo zelante.
Inoltre Michel era un artista che si differenziava dagli altri per il suo particolare handicap, anche se non era il solo affetto da handicap, mi vengono in mente Ray Charles, Roland Kirk, Steve Wonder, Diane Schuur, ecc., che però erano o sono tutti ciechi.
Egli invece era affetto da una gravissima malattia delle ossa (osteogenesis imperfecta) che ne ostacolava lo sviluppo. Era alto poco più di un metro e, per molti anni, arrivava in scena in braccio ad una persona che lo sedeva al piano. Solo negli ultimi anni, grazie alla sua indomita forza di volontà, riusciva ad entrare in scena con le stampelle e, letteralmente, ad arrampicarsi sullo sgabello. Ricordo ancora che la prima volta che vidi quella scena mi commossi.
Infine egli era orgoglioso della sua origine italiana, suo nonno era della provincia di Salerno, amava l'Italia dove suonava spesso ed aveva inciso anche alcuni dischi.

Di seguito un video che contiene l'intero concerto realizzato al Village Vanguard di New York nel 1984, dal quale fu tratto anche un famoso album.


Infine un video-intervista realizzato nel 1997, poco più di un anno prima della morte, in cui Michel illustra il suo nuovo progetto del quintetto, fino allora il trio era stato il suo ambito preferito, quintetto con il quale aveva registrato un dei suoi ultimi album Both Worlds.
La formazione comprendeva i nostri Flavio Boltro alla tromba e Stefano Di Battista ai saxes (che per mettersi in luce erano dovuti emigrare in Francia), Bob Brookmayer al trombone ed i fedelissimi Anthony Jackson al basso elettrico e Steve Gadd alla batteria.


Si tratta di un doveroso omaggio ad un amico, che con il tempo cercherò di arricchire con altro materiale.

martedì 20 dicembre 2011

Michel Petrucciani Live at North Sea Jazz Festival (1993)

Repost from Splinder (13 mar. 2010)


Recentemente un amico che conosce il mio interesse per la musica di Michel Petrucciani mi ha procurato una rara registrazione privata di un suo concerto di piano solo tenutosi all'Aja il 9 luglio 1993 nell'ambito del North Sea Jazz Festival

north_sea_jazz_festival


Ogni concerto di Michel solo al piano era una vera emozione, come può testimoniare chi, come me, ha avuto la fortuna di ascoltarlo negli anni. Il suo pianismo lirico e sensibile, mai ripetitivo emanava una forza di volontà e una vitalità, date le sue condizioni fisiche, quasi incredibile.

michel petrucciani

Un primo assaggio ce lo offre il seguente video realizzato durante la stessa tournée, a pochi giorni di distanza, in cui ascoltiamo Caravan un brano non eseguito al concerto dell'Aja.


Qui di seguito è possibile ascoltare l'intero concerto, la cui insolita brevità, poco più di mezz'ora, fu dovuta al fatto che quel Festival era una specie di maratona e quella notte, quando Michel salì sul palco, era quasi l'una e la serata volgeva ormai al termine. Questo non inficiò la qualità dell'esibizione che fu come sempre straordinaria.




La  registrazione può anche essere scaricata (qui) e ascoltata in seguito.

martedì 6 dicembre 2011

Ricordiamo Michel Petrucciani


Pubblicato giovedì 10 gennaio 2008

Questa mattina Mondo Jazz ci ha ricordato che nove anni fà,  il giorno dell'Epifania del 1999, moriva Michel Petrucciani, una perdita dolorosissima per tutti quelli che amano il jazz.
Nell'unirmi al ricordo vi rimando al mio Michel Petrucciani: genio e handicap di alcuni mesi fà.
Io l'avevo sentito diverse volte dal vivo e l'ultimo ricordo visivo che ho di lui è di quella sera del 13 luglio 1996 a Perugia dove ai Giardini del Frontone suonò accompagnato dal padre, un concerto improvvisato - il padre era giunto di corsa quel giorno per sostituire Lee Konitz impossibilitato a partecipare - ma bellissimo, emozionante.
Di seguito un breve momento di quella serata. Una delicata esecuzione di A Child is Born



domenica 11 dicembre 2011

New York 1989 - The Manhattan Project (W. Shorter, M. Petrucciani, S. Clarke, L. White): una pagina di grande musica live.

Pubblicato il 10 giugno 2010


Poco più di venti anni fa, il 16 dicembre 1989, grazie ad un'idea del batterista Lenny White,


la Blue Note riunì negli studi Chelsea di New York, per una registrazione live con il pubblico, alcuni eccellenti musicisti jazz e fusion. L'idea di fondo era quella di prendere alcuni noti brani del repertorio jazzistico e dare loro una veste più attuale, utilizzando un classico quartetto jazz:

Wayne Shorter: sax tenore,
Michel Petrucciani
: piano,
Stanley Clarke
: basso
Lenny White
: batteria,

spalleggiato dalle tastiere di Gil Goldstein e Pete Levin, che dovevano creare l'ambiente fusion.

Se questo contesto era abbastanza normale per White e Clarke, reduci dalla comune esperienza con Chick Corea nei Return to Forever, ed anche per Shorter, di cui è ben nota l'esperienza con i Weather Report, desta una certa curiosità la presenza di Petrucciani, abbastanza lontano da simili esperienze, il quale, però, grazie ad una straordinaria versatilità, si inserisce perfettamente nel contesto, mostrando un lato del suo pianismo abbastanza insolito.

Menzione particolare merita il collaudato connubio con Wayne Shorter, che ci regala straordinari momenti di grande musica ed anche la presenza, in Autumn Leaves (presente solo nel DVD) della bellissima voce di Rachelle Ferrell


Tracklist
1. Old Wine, new Bottles
2. Dania
3. Michel's Waltz
4. Stella by Starlight
5. Goodbye Pork Pie Hat
6. Virgo Rising
7.  Nefertiti
8. Summertime

Inizialmente pubblicato in CD alcuni anni dopo venne messo in commercio anche il DVD con la ripresa video di tutta le serata. 
Concludiamo proponendovi  l'eccellente versione di Autumn Leaves dalla voce di Rachelle Ferrell.

lunedì 12 dicembre 2011

Grappelli & Petrucciani: un felice connubio discografico

Repost from Splinder (24 jan. 2009)


Chi, come me, colleziona dischi, fra le centinaia e centinaia di albums ne privilegia un certo numero ( i famosi "dischi da portare su di un'isola deserta") nei confronti dei quali nutre una  particolare attrazione, non sempre dovuta, esclusivamente, al solo valore artistico-musicale, ma anche legata a vari fattori contingenti e di gusto personale.
Nel mio caso fra i numerosi dischi inclusi nella suddetta categoria voglio oggi segnalare: Flamingo (Dreyfus Jazz - 1996) con Stéphane Grappelli e Michel Petrucciani, sostenuti ritmicamente da George Mraz al basso e Roy Haynes alla batteria.


1. These Foolish Things
2. Little Peace in C for U
3. Flamingo
4. Sweet Georgia Brown
5. I Can't Get Started
6. I Got Rhythm
7. I Love New York in June
8. Misty
9. I Remember  April
10. Lover Man
11. There Will Never Be Another You
12. Valse du Passe

Da pochi giorni mi ero trasferito a Parigi quando venne diffusa la notizia della scomparsa di Stéphane Grappelli, il violinista francese considerato, con Joe Venuti e Stuff Smith, uno dei massimi esponenti di quello strumento in campo jazzistico.

In situazioni del genere a me viene voglia, e penso di non essere il solo, di rendere omaggio a questi grandi che ci hanno lasciato, riascoltando la loro musica. Nel caso specifico mi accorsi che, a parte il cofanetto con tutte le incisioni con Django Reinhardt e il Quintette du Hot Club de France, non avevo dischi più recenti. Così andai in quel paradiso del disco che era allora la FNAC di Parigi dove trovai questo disco e ne rimasi subito affascinato.





Sweet Georgia Brown


I Can't Get Started


Com'è possibile capire dai brani proposti, si tratta di un album che presenta alcune caratteristiche particolari che lo rendono unico nel suo genere, grazie anche all'uso del violino, strumento non comune nel jazz. Infatti vede il connubio di due dei più grandi jazzisti francesi ed europei, che, pur separati da quasi cinquant'anni d'età, s'integrano perfettamente come se avessero suonato insieme da sempre. Petrucciani ha così commentato il suo incontro con Grappelli:

Quando hai l'opportunità d'essere complice di un musicista del calibro di Stéphane Gappelli, di poter condividere la sua conoscenza della Musica e dei suoi segreti, ti rendi conto che il jazz ti ama.

Vi è poi la scelta dal repertorio costituito quasi esclusivamente da standards famosi, che facilitano il dialogo improvvisativo dei due artisti, aiutati in questo dallo straordinario contributo ritmico di due grandi professionisti come George Mraz e Ray Haynes.
Insomma un disco diverso, piacevole tutto d'ascoltare.

venerdì 30 dicembre 2011

Morelli e Fornarelli: due eccellenti pianisti pugliesi "d'esportazione".

Repost from Splinder (9 nov. 2011)


Fra i dischi usciti nel 2011 che ho segnalato negli ultimi tempi, prevalgono quelli di noti pianisti italiani come Gaetano Liguori, Stefano Bollani e Stefano Battaglia. Oggi voglio segnalare i CD recenti di due pianisti, altrettanto bravi anche se meno noti, legati fra loro dalla regione d'origine: La Puglia e dall'essere “emigrati” in Francia.

Il primo è Nico Morelli, nato a Taranto nel 1965, già allievo di Franco D'Andrea, che da anni si è stabilito a Parigi, senza tuttavia dimenticare l'Italia ed in particolare la sua regione d'origine. In attività ormai da circa vent'anni, ha inciso numerosi dischi, sia a proprio nome, sia come sideman. 

nico_morelli.tif.big

A fine settembre è uscito l'ultimo album a suo nome: Nico Morelli Trio Live in Morocco (Bonsai Music 2011) con Aldo Romano e Michel Benita. Il disco è la testimonianza di una tournée effettuata dai tre artisti in Marocco alcuni anni fa, dalla quale emergono emozioni e sapori locali e l'attestazione di un perfetto affiatamento dei tre che avevano già collaborato in precedenza. Cinque dei dieci brani sono composizioni di Morelli alcune delle quali ispirate proprio dalle atmosfere magrebine.


nico morelli - live in morocco 
nico morelli back



Il disco è disponibile anche in rete su iTunes e altri siti analoghi.


Il secondo musicista, Kekko Fornarelli è nato a Bari nel 1978 e dopo anni di studio e di collaborazione con numerosi musicisti nel 2005 pubblica il primo album a suo nome, accolto molto favorevolmente dalla critica. Trasferitosi in Francia prosegue nella ricerca di un proprio stile collaborando con musicisti italiani e francesi. Nel 2007 pubblica il suo secondo album A French Man a New York dedicato a Michel Petrucciani, al quale prende parte anche il sassofonista Rosario Giuliani.

KekkoFornarelli


Quest'anno infine è uscito Room of Mirrors (Auand - distr. Egea 2011) in trio con Luca Bulgarelli al basso e Gianlivio Liberti alla batteria. Un disco originalissimo dal “sound cosmopolita fresco ed avvincente fra acustica ed elettronica” come ha scritto il mese scorso il critico Maurizio Zerbo nella sua appassionata recensione su all about jazz.

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kekko fornarelli back


Ispirato alla musica del trio del pianista svedese Esbjorn Svensson scomparso nel 2008 il disco è la conferma delle non comuni qualità di questo artista, il quale per cercare di rendere più appetibile la sua musica anche ai giovani ha realizzato un originale video-clip forse il primo di un jazzista italiano.



Nel concludere non posso che esprimere il mio rammarico per il fatto che molti straordinari talenti nostrani, a causa della miopia dell' establishment musicale italiano, siano costretti ad “emigrare” oltralpe per potersi affermare.


giovedì 17 novembre 2011

Luz Negra: l'ultimo disco di Richard Galliano


Pubblicato martedì 1 maggio 2007

Dopo una settimana in Paradiso, trascorsa da immergersi nelle acque cristalline dello stretto di Tiran e ad abbronzarsi sull'assolata spiaggia di Naama Bay a Sharm el Sheikh


sono tornato in quella specie di girone infernale che è diventata Firenze, stravolta da un traffico caotico e dissennato, che rende l'aria irrespirabile e i movimenti difficili, deturpata da migliaia di extracomunitari (vù cumpà, lavavetri, borsaiuoli e zingari) che, consapevoli del lassismo e del buonismo dell'amministrazione, diventano sempre più arroganti e prepotenti arrivando a ribellarsi ai vigili urbani che chiedono loro i documenti o a pestare i controllori sugli autobus, ed infine invasa da un turismo mordi e fuggi che ne mette a rischio la sopravvivenza. Un magnifico museo a cielo aperto che, grazie alle politiche dissennate di un'amministrazione incompetente, incapace ed inetta, si stà trasformando in un suk magrebino.
Dopo questo insolito sfogo, torniamo al jazz, partendo per il Paradiso avevo caricato il mio lettore mp3 con una buona scorta musicale: tutti gli ultimi albums acquisiti di recente. I primi mesi del 2007 sono stati prodighi di dischi interessanti, soprattutto di musicisti italiani o europei.
Mi riferisco al bellissimo The Words and the Days di Enrico Rava, su cui tornerò prossimamente, ai due dischi di Gianluigi Trovesi, dei quali ho già scritto, a Traps di Roberto Gatto, agli ultimi due dischi del quintetto di Paolo Fresu per la Blue Note: Thinking (uscito il 18 dicembre 2006) e Rosso, Verde, Giallo e Blue (uscito il 30 marzo), a Solitude di Martial Solal, già presentato precedentemente, e a Luz Negra di Richard Galliano, solo per citarne alcuni.
Partiamo da quest'ultimo, a mio avviso il più interessante per le diverse novità che presenta, mentre sugli altri tornerò nei possimi giorni.
Richard Galliano è uno dei musicisti più interessanti del panorama jazzistico europeo, per la particolarità del suo strumento, per la straordinaria qualità di esecutore e per le sue capacità compositive ed oggi è indubbiamente il fisarmonicista più conosciuto ed apprezzato.
La sua straordinaria versatilità gli ha consentito di esibirsi nei contesti più diversi e le sue collaborazioni discografiche e concertistiche spaziano da Juliette Greco a Chet Baker, dai Michel Petrucciani, Martial Solal, Michel Portal a Toots Thielemans, Ron Carter, Joe Zawinul. Particolarmente proficua la sua collaborazione al progetto Rava l'Opera Và di Enrico Rava, sia nella tourné concertistica sia nel disco.


Nel 1997 ebbi occasione di ascoltarlo dal vivo con i solisti dell'ORT (Orchestra della Toscana) nella suggestiva cornice del cortile del Palazzo Ducale di Massa, una straordinaria, indimenticabile serata.
Quell'esperienza sfociò successivamente in un interessante album Passatori (Dreyfus Jazz 2000).

Reduce da un periodo di attività ridotta dovuto a problemi di salute, con il nuovo album Luz Negra, Galliano ritorna sulla scena alla grande e con alcune novità. Innanzi tutto, dopo più di vent'anni ha rotto la collaborazione con la casa discografica francese Dreyfus, giustificando questa scelta con la necessità di sottrarsi ai ritmi assilanti e di rompere la routine delle registrazioni parigine che sentiva ormai come un lavoro in fabbrica.
Così nel dicembre del 2006 è andato in Brasile ed ha realizzato questo album interessante avvalendosi di un gruppo di musicisti brasiliani, molto bravi, il Tangaria quartet, ritornando un pò anche al suo esordio discografico avvenuto nel 1980 con il Boto Brazilian quartet, nello storico album Salsamba e con una guest star d'eccezione: Chet Baker.
Il disco presenta un mèlange di atmosfere francesi da bal musette e ritmi brasiliani, di sapori latini del tango e aromi mediorientali. Troviamo anche un omaggio all'Italia ed a Fred Buscaglione con una gustosa versione jazz di Guarda che Luna.
Ancora una volta Galliano ci offre un disco eccellente, che merita di essere segnalato all'attenzione degli amici appassionati di jazz e non solo.

martedì 6 dicembre 2011

Ancora Michel Petrucciani a Umbria Jazz

Pubblicato venerdì 11 gennaio 2008


Proseguo qui l'omaggio a Michel, iniziato ieri, con il video di un'altra delle sue diverse partecipazioni a Umbria Jazz, quella del 1991, in cui si esibì in una versione piacevole, moderna, un pò "funky" di Estate di Bruno Martino. I musicisti che l'accompagnano sono: Steve Logan (bs. el.) Victor Lewis (btr), Abdou M'Boup (perc.) Adam Halzman (sint.).

domenica 14 giugno 2015

Maurizio Giammarco quartet (con D. Rea, F. Di Castri, R. Gatto): Precisione della Notte (Riviera, 1983)

Maurizio Giammarco - Precisione della notte

Rovistando fra le pile di vecchi LP mi è capitato fra le mani questo album acquistato più di 30 anni fa e che da tempo non avevo più riascoltato.
Si tratta del disco di esordio, a proprio nome, di Maurizio Giammarco, artista trentenne che sarebbe diventato negli anni, sia come sassofonista, sia come band leader, uno dei musicisti più apprezzati del panorama musicale italiano.


Altrettanto meritevoli di attenzione sono gli altri 3 membri del quartetto, che potremmo definire una vera Italian All Stars. Infatti al piano troviamo Danilo Rea, all'epoca 25enne, che cominciava ad affermarsi nell'ambiente grazie alla sua partecipazione al gruppo New Perigeo di Giovanni Tommasi, per diventare via via uno dei più richiesti pianisti italiani.


Il bassista è Furio Di Castri, 27 anni, già attivo da diversi anni con collaborazioni di peso con Michel Petrucciani (Estate), Enrico Rava (Opening Night), Enrico Pieranunzi (Isis) ed numerosi altri.



Infine alla batteria il più giovane di tutti Roberto Gatto, 24 anni, ma anche lui sulla scena da parecchio, e destinato a sempre maggiori riconoscimenti come uno dei migliori batteristi italiani, non solo nel mondo del jazz.


In questa foto dell'epoca, con tutti i capelli, è quasi irriconoscibile.


Questo quartetto costituirà anche il nucleo di base di uno dei gruppi jazzistici più apprezzati degli anni '80 i Lingomania.
Il disco contiene 7 composizioni di Giammarco dedicate ad alcuni momenti di vita quotidiana dell'artista: dalle vibrazioni causate dal  quotidiano Vivere a Roma, definita "Città tanto affascinante, quanto disarmante", alle sensazioni oniriche di Sogni, sogni, seguite da una vecchia composizione dedicata alla vita dei musicisti Animali Notturni, in questi due ultimi brani è presente come ospite Alfredo Minotti alle congas e percussioni. Nel video è possibile ascoltare "Vivere a Roma".




Il lato B si apre con il suggestivo Blu Tramonto, seguito da Moon Flirt e Night Pressure, altri tre brani che hanno come protagonista quella notte evocata dal titolo dell'album. L'album si conclude con Riviera: "una pura visione-evasione di tipo balneare" secondo l'autore, alla quale oltre al quartetto prendono parte Franco Piana al flicorno, Enzo Pietropaoli al basso elettrico e Marco Rinalduzzi alla chitarra.
Il disco, in quanto opera prima, pur essendo interessante per comprenderne l'evoluzione creativa, non può essere annoverato fra i migliori album dell'artista, ma merita comunque attenzione per capire gli sviluppi del jazz di quegli anni '80, da alcuni considerati anni di riflusso.
Per quel che mi risulta l'album non è mai stato pubblicato in CD.


Precisione della notte
Maurizio Giammarco quartet
(Riviera - RVR - 3 )
Recorded May 1982 
at Trafalgar rec. Studios Rome

Maurizio Giammarco: sax ten.
Danilo Rea: piano
Furio Di Castri: basso
Roberto Gatto:batteria
Alfredo Minotti: congas perc. (A2, A3)
Franco Piana: tromba (B4)
Enzo Pietropaoli: basso el. (B4)
Marco Rinalduzzi: chitarra (B4)



1. Vivere a Roma (7'20)
2. Sogni, sogni (8'08)
3. Animali notturni 6'45)




1. Blu Tramonto (6'45)
2. Moon Flirt (5'15)
3. Night Pressure (5'33)
4. Riviera (4'10)


domenica 18 dicembre 2011

Farih Atakoglu: mix di sonorità mediorientali e di musica afro-americana.

Repost from Splinder (31 dec. 2009)


Oggi non si chiude solo il 2009, ma anche la prima decade del nuovo secolo e del nuovo millennio.
In questo periodo sono emersi, in campo jazzistico, diversi nuovi talenti. Qui ne voglio ricordare uno in particolare: il pianista turco Fahir Atakoglu, esibitosi recentemente in Italia accompagnato, in alcuni concerti, anche da Fabrizio Bosso.

Si tratta di un artista molto dotato, sia come strumentista che come compositore, che ha saputo coniugare modernità, tradizione jazzistica e folklore della propria terra, realizzando alcuni dischi molto interessanti.
Nato e cresciuto a Istanbul, negli anni '80 si è trasferito a Londra per studiare e qui si è imbevuto della musica in voga in quegli anni: Chicago, Blood, Sweat & Tears, ecc.. Rientrato in patria ha cominciato un percorso di maturazione sia come pianista che come compositore, raggiungendo un certo successo anche come accompagnatore della più famosa pop star turca Sertab Erener. Verso la fine degli anni '90 è ormai considerato il miglior talento jazzistico locale.
Nel video seguente lo possiamo ascoltare al Festival del Jazz di Smirne del 2001 dove si esibisce circondato da diversi valenti musicisti.


Raggiunta una certa fama internazionale si è trasferito negli USA dove ha formato un proprio trio con il bassista Anthony Jackson, per anni partner di Michel Petrucciani, e il batterista Horacio El Negro Hernandez, già ascoltato nel video precedente.
Nel 2005 esce il suo primo disco con il trio intitolato IF, in cui comincia a prender forma l'interessante lavoro di commistione fra musica mediorientale e sonorità afro-americane.


Qui di seguito è possibile ascoltare (e scaricare) l'intero album



Con il successivo Istanbul in Blues del 2007, in cui al trio si uniscono i chitarristi Wayne Krantz e Mike Stern e il polistrumentista Bob Franceschini, il progetto diventa una concreta realtà e le sue musiche originali vengono portate in giro per in mondo con un tour che prende nome dal disco.

Qui di seguito è possibile ascoltare (e scaricare) l'intero album.
Particolare menzione merita il brano Black Sea, caratterizzato da un ritmo in 7/8 peculiare della musica mediorientale.




Nel luglio di quest'anno è uscito il suo nuovo disco Faces & Places, in cui la ricerca si amplia con un mix di sapori oltre che mediorientali, latino-americani, spagnoli, newyorkesi ecc., utilizzando un gruppo numeroso di musicisti fra i quali spiccano la tromba di Randy Brecker ed il basso di John Patitucci che ha sostituito Anthony Jackson.


Il brano Mediterranean con i suoi ritmi di flamenco può dare un'idea del nuovo lavoro, che può essere ascoltato di seguito.