Rocco Hunt

RoccoHunt vince a Sanremo, categoria giovani. Canta una fiaba che fotografa la tragedia dei rifiuti, il tifo ultrà, l'emigrazione dal Sud e l'Italia del televoto lo incorona. Stavolta non è l'artista che si adegua a Sanremo ma è il Festival che deve adattarsi al

mood musicale. Il rap prorompe, attraversa i circuiti televisivi e detta le regole del music-biz. Almeno per ora, è innegabile che il nuovo verbo pulsi al ritmo di musica nera, rime veloci, immagini in movimento. «La mia promessa è restare sempre lo stesso - dice Hunt dopo il trionfo -, sento la responsabilità di rappresentare la gente. Sono emozionato, non me l'aspettavo. La mia generazione vuole un futuro migliore. Ora vince il popolo». Il 19 enne rapper di Salerno, quartiere est di Pastena, lo aveva fatto capire già alcuni giorni fa, parlando di "Nu juorno buono", il singolo che lo ha portato sul podio: «Sono un rapper-cronista che racconta quel che accade intorno. Il mio mondo è fatto di persone e la canzone per Sanremo è l'esempio di una storia amara, la "terra dei fuochi", che coinvolge tutti».

Hunt, come si sente adesso?

«Stanco, di certo. Da due giorni quasi non dormo. Il palco, i premi, le feste, le dirette tv dappertutto. Sono soddisfatto del mio lavoro. Intorno a me sono tutti felicissimi. Sento un inarrestabile osanna. Che gioia ricevere attraverso i social network gli auguri del mio sindaco De Luca e del sindaco di Napoli de Magistris. Stessa gioia pure per i messaggi di Jovanotti e Clementino. Senza dimenticare tutti gli amici di Salerno che mi hanno festeggiato all'ingresso del teatro Ariston. Erano tutti qui con me assieme ai miei genitori, che sono in stato di allegro shock».

Qualcuno dice che la sua è una canzone ruffiana, perché tratta un tema delicato con superficialità. La sua replica?

«Cosa c'è da replicare se ho ottenuto circa il 75% delle preferenze? Io sento di aver fatto il mio, chiunque può criticarmi o giudicarmi come meglio crede. A me importa che la gente abbia compreso quel che ho scritto e cantato, e mi ha votato ».

Come giudica i commenti della Gialappa's, che ha pesantemente ironizzato sul suo stile, sul look e i versi?

«Qua ci sarebbe da dire assai, ma taccio. Loro dicono di essere comici di satira, io bado solo a godermi questa magnifica esperienza. Non mi interessano le loro incaute battute. Fanno una specie di comicità fine a se stessa, non elegante. Poi magari se sono così importante da meritare subito le loro offese, chissà, viene da pensare che hanno trovato un bersaglio comodo attraverso il quale tornare a farsi una pubblicità di merda».

Dopo la premiazione ha detto che la dedica va ai comuni campani aggrediti dai clan e considerati "terra dei fuochi". Quasi mai da Sanremo si pronuncia la parola camorra...

«Ho in mente di stampare e riprodurre una serie di targhe per dare onore a territori e istituzioni che sono costretti a sopportare questa tragedia assurda. La mia regione è afflitta da un dramma e sappiamo tutti chi sono i colpevoli. Io produco musica che ha la sua fonte nella realtà, è naturale che abbia detto certe cose».

A fine marzo uscirà il nuovo album, che include un brano con Enzo Avitabile. Non è il momento di rallentare, questo.

«Ho voluto Enzo perché è un maestro, un esempio di vita. Le sue origini sono nere/hip hop. La sua avventura con Africa Bambaataa è una lezione indimenticabile per chi come me è cresciuto con questo sound che oggi sbanca Sanremo. E pensare che per la prima volta ha vinto una canzone in lingua napoletana».

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Gianni Valentino