Milano, 2 luglio 2015 - 07:44

Referendum Grecia, nuovi sondaggi:
«sì» avanti con il 43,3%, «no» 39,3%

La rilevazione GPO conferma che l’orientamento dell’opinione pubblica dei greci è molto volatile in questi giorni e tutto ancora in gioco

di Federico Fubini, inviato ad Atene

Atene, una scritta a favore del «no» (Afp) Atene, una scritta a favore del «no» (Afp)
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Si avvicina rapidamente domenica 5 luglio, uno di quei giorni che potrebbe finire per dare il nome a qualche via o piazza di Atene in futuro, qualunque sia il risultato del referendum sull’Europa che si terrà in Grecia. E adesso i sondaggi indicano che il risultato potrebbe essere un «Sì«: 43,3% contro 39,3% di «No», secondo l’ultimo dato pubblicato nelle ore scorse dalla società di rilevazioni GPO e rilanciato dalla newsletter online Macropolis, diretta da Nick Malkoutzis, il vicedirettore del quotidiano conservatore e pro-europeo «Kathimerini».

Il sondaggio GPO conferma che l’orientamento dell’opinione pubblica in Grecia è molto volatile in questi giorni e tutto ancora in gioco. Le rilevazioni prese nei giorni immediatamente precedenti all’annuncio del referendum indiavano una preferenza dei greci a un accordo anche duro con i governi creditori dell’Europa e con il Fondo monetario. Poi tutto è cambiato nei primi giorni dopo l’annuncio del referendum, all’inizio di questa settimana: dopo la raccomandazione del premier Alexis Tsipras a votare «No», una maggioranza di greci era orientata al «No». Ma il blocco dei contrari ha poi iniziato a sgretolarsi rapidamente quando le conseguenze della rottura con l’Europa hanno fatto irruzione nella vita quotidiana dei greci.

Privo di un programma di protezione europeo, ormai in default con l’Fmi, con un valore sempre di dubbio dei titoli di Stato portati dalle banche elleniche in garanzie per ricevere prestiti, il Paese si è visto inevitabilmente congelare i finanziamenti di emergenza della Banca centrale europea al livello attuale, senza più nessun aumento per finanziare la continua corsa agli sportelli bancari da parte dei risparmiatori impauriti. La conseguenza immediata è stata la chiusura delle banche, per evitare che fossero travolte dal panico dei depositanti. L’assenza di liquidità adesso morde ovunque sulla società greca ed è partita da lunedì la corsa all’accaparramento dei beni essenziali.

In queste condizioni sta risultando ai greci sempre più evidente il costo di un «No» e di restare tagliati fuori dalle istituzioni europee. Di qui la rimonta del «Sì», che era al 30% dei sondaggi presi durante il week-end scorso (prima della chiusura delle banche), è salito al 37% nei primi giorni dopo la chiusura delle banche e oggi è al 43,3%. Ma, vista la volatilità dell’opinione pubblica, probabilmente la partita resterà aperta fino in fondo.

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