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L’India mette il turbo: il Pil quest’anno crescerà…

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NEW DELHI

L’India mette il turbo: il Pil quest’anno crescerà dell’8,5% (più della Cina). Ma è giallo sui dati

Il sogno inseguito da generazioni è diventato realtà. L’economia indiana corre, anzi vola. Fino a staccare in velocità la Cina, da sempre guardata con un misto di invidia e ammirazione. Secondo le previsioni rilasciate dal ministero delle Finanze alla vigilia della presentazione della legge di bilancio per l’anno fiscale che inizia il 1° aprile, il Pil indiano nel 2015/2016 crescerà almeno dell’8,1%, ma potrebbe arrivare all’8,5%. In netta accelerazione rispetto a quel 7,4%, messo a segno nel 2014/2015, che già aveva lasciato di stucco tutti gli osservatori, compresi gli economisti indiani.

Con questo sprint, dopo aver già sorpassato la Cina tra ottobre e dicembre del 2014 (quando l’India è cresciuta del 7,5%, contro il 7,3% di Pechino), New Delhi si lancia in fuga, anche se in termini assoluti, il Pil cinese resta cinque volte più grande. Mascherare la soddisfazione è impossibile. Le previsioni del ministero delle Finanze sono contenute in uno studio diviso in due voluimi. Sulla copertina campeggia il grafico della crescita indiana e di quella cinese degli ultimi decenni, con le due curve che si incrociano nel 2015, man mano che l’India sale e la Cina scende.

Sui dati incide, e non poco, la revisione del metodo di calcolo del Pil adottata da New Delhi il 30 gennaio. Una revisione che ha cancellato la crisi degli anni passati, trasformando il 2013/04 da un esercizio stagnante per un’economia emergente (+4,7%) a un anno a di robusta espansione (6,9%). Il problema è che questa espansione si è verificata senza che nessuno se ne sia accorto. Al contrario tutti descrivevano un Paese impantanato, con importazioni in frenata, fuga di capitali, calo degli investimenti ai minimi da dieci anni, conti pubblici in sofferenza. Gli elettori indiani erano così convinti della crisi, che, al momento di rinnovare il Parlamento (a maggio), hanno punito pesantemente il partito del Congresso - al governo da due mandati - proprio per i fallimenti in campo economico. E hanno invece consegnato ai nazionalisti hindu di Narendra Modi la maggioranza parlamentare più ampia negli ultimi 30 anni.

Lo stesso ministero delle Finanze mette le mani avanti: «Finché non sarà disponibile una serie di dati più ampia, la narrativa della crescita degli ultimi anni potrebbe sfuggire a una più completa comprensione». L’autore del report, Arvind Subramanian, si è perfino detto «spiazzato» dall cifre, sottolineando che l’India «è ancora in ripresa, non sta decollando».

Distinguo statistici a parte, la direzione presa dall’economia indiana è chiara, aiutata com’è dalla ritrovata stabilità della rupia e dal crollo del prezzo del petrolio che ha consentito alla Banca centrale di abbassare un po’ i tassi e alle casse dello stato di risparmiare sui sussidi sui carburanti. Il ministero delle Finanze può quindi affermare che «l’India si trova al centro di una combinazione ottimale di fattori che può consentire l’avvio di una traiettoria di crescita a due cifre nel medio termine». I mercati ci credono. La diffusione delle previsioni di crescita sono state salutate da un balzo della Borsa, che da inizio anno ha già guadagnato il 6% e il 19% nei nove mesi di governo Modi.

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