Napoli

Da Napoli il novanta per cento dei soldi falsi al mondo

Cinquantesei falsari arrestati a Napoli  
Cinquantasei ordinanze. Non ci sono prove del coinvolgimento della camorra. "Inventata" persino una banconota da 300 euro spacciata  in Germania. Coinvolta anche la madre di Fortuna, la bimba morta a Caivano in circostanze misteriose
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L'ottanta o addirittura anche il novanta per cento delle banconote false distribuite in Europa, Nord Africa e in altri paesi del mondo viene prodotta a Napoli o in Campania. Prevalentemente euro, ma anche dollari. È il dato che emerge dalle indagini coordinate dalla Procura di Napoli e condotte dai carabinieri di Caserta e del nucleo antifalsificazioni che hanno portato all'emissione di 56 ordinanze di custodia cautelare, 29 delle quali in carcere. Un provvedimento di divieto di dimora è stato notificato a Domenica Guardato, la mamma di Fortuna Loffredo, la bimba morta in circostanze misteriose cadendo dal palazzo dove abitava con la famiglia al Parco a Verde di Caivano: dovrà dunque lasciare il luogo in cui si è consumata la tragedia. Ma la donna nega di essere coinvolta nella vicenda. Alla fase esecutiva dell'indagine hanno preso parte anche i carabinieri del comando provinciale di Napoli diretti dal colonnello Antonio De Vita.

Nel mirino sono finiti i presunti appartenenti al cosiddetto "Napoli Group". Una holding composta da tecnici abilissimi, altamente specializzati, capaci di inventare e piazzare una banconota da 300 euro in Germania. Esperti in grado inoltre, di organizzare l'attività anche all'estero, persino in Colombia ma soprattutto nell'Europa dell'Est, principalmente in Romania, dove istruiscono la criminalità locale sulle tecniche di falsificazione.
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Non ci sono elementi per dire che l'attività fosse gestita anche dalla camorra, sottolinea il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. Ma la diffusione del fenomeno e l'allarme generato presso gli uffici centrali delle autorità europee, induce i magistrati napoletani a chiedere che anche questo reato venga inserito fra quelli di competenza della Procura Antimafia. Basti pensare, ha sottolineato il pm della direzione nazionale antimafia Maria Vittoria De Simone, che il danno stimato dall'entrata in vigore dell'euro è di oltre 500 milioni.

Le indagini, partite nel 2012 da un'indagine della stazione dei carabinieri di Casagiove, sono state avviate dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e poi coordinate dal pool della Procura di Napoli diretto dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice con il pm Giovanni Conzo. Le verifiche sono state effettuate dai carabinieri di Caserta guidati dal comandante Giancarlo Scafuri e dal nucleo antifalsificazioni diretto dal colonnello Ferace.

"Cosariello", "ambasciata", "l'americano" per indicare il dollaro: questo il gergo del "Napoli Group"'. Banconote e monete venivano designate con altri nomi, anche nel tentativo di depistare gli investigatori in caso di intercettazioni. Le monete, in particolare, venivano indicate come "scarpe", "pavimenti", "cartoline" e "gnocchi". La banda, oltre ai soldi, falsificava anche "Gratta e vinci" e marche da bollo.

Il "Napoli Group" aveva ottenuto "il controllo completo del mercato internazionale mediante la distribuzione di rilevanti quantitativi di denaro falso immesso in Italia e in ogni parte del mondo". Francia, Spagna, Germania, Romania, Bulgaria, Albania, Senegal, Marocco, Tunisia e Algeria i Paesi più colpiti. Nel corso dei due anni di indagini finora svolti sul "Napoli group" sono state sequestrate 5500 banconote e monete false di vario taglio per un totale di 1 milione di euro circa. Le monete, in particolare, venivano realizzate in un laboratorio di altissima specializzazione a Gallicano, alle porte di Roma